"Takiyasha la strega e lo scheletro spettro" di Utagawa Kuniyoshi alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.

Palazzo Pallavicini

Ed eccoci di nuovo all’ennesima volta in cui noi arriviamo ultimi…

Sì, perchè la mostra Yōkai a Bologna è la seconda tappa di questa esposizione che è rimasta aperta a Milano per mesi, prima di trasferirsi nel capoluogo Emiliano-Romagnolo.

Da casa nostra impieghiamo lo stesso tempo sia per andare a Bologna che per andare a Milano quindi non abbiamo scusanti per aver aspettato così tanto a visitare la mostra, se non la malattia del ritardo cronico che affligge la Kry fin dalla nascita.

Comunque, come si dice, meglio tardi che mai, no?

Ed allora eccoci qui a Palazzo Pallavicini a Bologna, un posto che meriterebbe di essere visto anche se non ci fosse nessuna mostra in corso perché è qui che il 26 marzo del 1770 si esibì il quattordicenne Mozart per una settantina di importanti personalità cittadine ed è sempre qui che il corteo nuziale di Maria Carolina d’Asburgo-Lorena incontrò il promesso sposo e re delle Due Sicilie Ferdinando I di Borbone, i due regnanti che noi ricordiamo più che altro per essere stati al centro dell’intrigo del romanzo di Alexandre Dumas “La Sanfelice”.

Scala di Palazzo Pallavicini a Bologna (Emilia-Romagna) dove si trova la mostra Yōkai. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Scalone d’ingresso a Palazzo Pallavicini a Bologna
Ingresso di Palazzo Pallavicini a Bologna (Emilia-Romagna) dove si trova la mostra Yōkai. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Scalone d’ingresso a Palazzo Pallavicini a Bologna

Il palazzo Pallavicini comunque, per quanto sia bellissimo, non è visitabile nel suo insieme perché è spesso usato per ospitare mostre ed eventi e, di conseguenza, potrete godervi solo alcune sale e il suo grandioso scalone monumentale.

Samurai arrugginiti

Poco male perché in realtà siamo qui per una mostra che, sebbene si rifaccia più o meno agli stessi anni di grandeur di questo palazzo, ci porta in un posto molto diverso e lontano, ovvero il Giappone dell’epoca dello Shogunato Tokugawa.

Questo periodo, le cui avvisaglie erano già nell’aria nel momento della morte di Toyotomi (di cui parliamo nel nostro articolo sul castello di Eggenberg) iniziò ufficialmente dopo la grande battaglia di Sekigahara del 1600 che si concluse con la vittoria del clan Tokugawa.

Tre anni dopo l’imperatore nominò shōgun Tokugawa Ieyasu, dando così il via a un periodo di relativa pace che durerà fino alla metà dell’ottocento.

Il problema della pace però, è che i samurai si arrugginivano a starsene senza fare nulla, così nacque il rituale delle cento candele che era pensato per mantenere forti e coraggiosi i guerrieri.

Questi uomini si radunavano insieme, al crepuscolo, alla luce di cento candele e ognuno di loro era invitato a raccontare una storia contenente i più svariati e terrificanti tipi di Yōkai (che prendendola alla larga significa più o meno “apparizione inquietante”). Alla fine di ogni racconto veniva spenta una candela e il narratore doveva ritirarsi in un angolo, lontano dagli altri, per fissare il proprio riflesso in uno specchio.

Proprio all’inizio della mostra è possibile partecipare a un’esperienza multimediale che ricorda questo rituale, così vi renderete conto che non è poi così simile alle serate degli scout intorno al fuoco come potreste pensare in un primo momento.

Ukiyo-e

Ma nel resto della mostra che cosa ci sarà da vedere?

Yōkai, per quanto il tema possa farvi pensare ad altro, è sostanzialmente un mostra d’arte dove potrete vedere una selezione di stampe xilografiche di vari autori giapponesi che percorrono tutto l’ottocento e parte del novecento.

Armatura da samurai alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Un’armatura alla mostra “Yōkai”
Illustrazione di Chikanobu Yoshu alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
illustrazione per “L’oni Shutendoji del monte Aoyama” di Chikanobu Yoshu

Questo metodo di stampa è noto come Ukiyo-e e anche se non lo avete mai sentito nominare dovreste conoscerlo perché l’opera “La grande onda di Kanagawa “ di Katsushika Hokusai è realizzata in questo modo ed è nota in ogni angolo del mondo tanto che la trovate ovunque stampata su cuscini, teli mare, lenzuola e chi più ne ha più ne metta.

Quest’opera famosissima non è però presente in questa mostra perché qui sono visibili solo quelle stampe che hanno come tema centrale il racconto di storie di Yōkai, secondo una moda che è nata in seguito al successo della pubblicazione de “Le cinquantatré stazioni del Tōkaidō”.

Facciamo un piccolo passo indietro perché forse non ci siamo spiegati bene: allora, lo Ukiyo-e nasceva come forma d’arte a costo accessibile che dava la possibilità alla nuova classe sociale meno abbiente, che si andava formando nelle città, di decorare le proprie case.

All’inizio le stampe erano intese come i moderni poster e raffiguravano scene di vita cittadina, cortigiane, lottatori di sumo e altri personaggi più o meno famosi. Come naturale prosieguo di queste illustrazioni arrivò il tema a noi caro, quello dei viaggi, e una delle raccolte maggiori di questo tipo fu appunto quello delle “Cinquantatré stazioni del Tōkaidō” che altro non sono che le tappe lungo il percorso tra la nuova capitale Edo (l’odierna Tokyo) e la vecchia capitale Kyoto.

Nell’ottocento però queste stampe di viaggio erano forse diventate fin troppo sorpassate e stucchevoli e nacque così un concetto a noi caro perché è lo stesso che è alla base del nostro blog: raccontare insieme un posto e una storia. Il tipo di storie scelte fu proprio quello orrorifico degli Yōkai e questa mostra si basa in larga parte su stampe di questo genere e periodo.

Gli Yōkai

Adesso concentriamoci però su questi Yōkai nominati più volte ma ancora avvolti nel mistero. Questo genere di narrazione si basava (e si basa ancora in mille manga e anime) sulla presenza di esseri soprannaturali appartenenti al folklore giapponese.

Di tutte queste creature noi abbiamo una vaga idea perché siamo sempre stati grandi fans di Lamù, l’extraterrestre in bikini tigrato che ha allietato la nostra infanzia con anime, OAV e manga.

Il suo personaggio (e quello della sua famiglia) era ispirato non a una generica stirpe aliena ma agli Oni del folklore giapponese che potremmo definire come un mix tra demoni e orchi, mentre tra i conoscenti e amici alieni di Lamù ci sono molti altri personaggi che prendono a piene mani dalla tradizione degli Yōkai come Kurama, la principessa dei Tengu o Oyuki la principessa di Nettuno ispirata alla Yuki-onna o donna delle nevi.

"Takiyasha la strega e lo scheletro spettro" di Utagawa Kuniyoshi sulla locandina della mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Locandina della mostra “Yōkai” a Palazzo Pallavicini a Bologna
Statua di un tengu alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Il Tengu che vi accoglierà all’ingresso della mostra

Con questo bagaglio culturale nerd alle spalle è ovvio che anche tutto il resto del folklore giapponese ci abbia attirati come mosche al miele, nel corso degli anni, così è stato facile e divertente spostarsi da una tavola all’altra esposta in questa mostra, cercando di riconoscere i vari personaggi che abbiamo amato nei molti anime. Ripensando a questa esposizione a mente più lucida, però, ci siamo resi conto che forse per chi non è proprio addentro a questo genere di mitologia, i soggetti possano essere un po’ ostici da comprendere, così come le varie categorie di esseri illustrati e, per questo motivo, abbiamo pensato di lasciarvi un piccolo glossario che potrete consultare prima di addentrarvi nella mostra.

TENGU

All’ingresso troverete ad accogliervi la statua di un Tengu che altri non è che un essere a metà tra un uomo e un uccello (spesso un corvo). A loro volta esistono molti tipi diversi di Tengu che si distinguono per avere corpi completamente piumati o più simili a quelli umani; anche la loro indole è varia perché sono ritratti sia come malvagi che come amichevoli a seconda dei racconti.

Per lunghi periodi i Tengu sono stati usati per parodiale nelle storie il clero senza incorrere nella censura e per questo motivo sono spesso raffigurati con abiti da monaci. Un altro loro attributo classico è un ventaglio che possono usare per allungare il loro già lungo naso-becco dalla forma fallica o per scatenare forti venti.

A parte Kurama, la rivale di Lamù, ci sono molti altri Tengu rappresentati in anime, manga e videogiochi ma tra tutti ci piace ricordare il Pokemon Shiftry che in giapponese si chiama infatti Dātengu.

YŪREI

Se il nome Yōkai rappresenta tutta una serie di esseri, allo stesso modo il termine Yūrei va a designare molti tipi di spiriti o fantasmi. Questi spiriti inquieti, che non sono riusciti a passare oltre, hanno le stesse caratteristiche che ci potremmo aspettare dai fantasmi occidentali e quindi possono essere tristi, vendicativi o semplicemente sperduti.

In alcuni casi anche le Yuki-onna (come l’amica di Lamù Oyuki) o donne delle nevi vengono fatte rientrare tra gli Yūrei, essendo in molti racconti gli spiriti di donne morte assiderate durante le tempeste di neve.

BAKENEKO

Noi siamo di parte in quanto gattari, quindi i Bakeneko sono sempre tra i nostri preferiti! Sono gatti, hanno la forma di gatti e agiscono come gatti ma… sono un pochettino più grandi, tipo tre metri! Possono trasformarsi in esseri umani ma mantengono attributi felini e la loro genesi è spesso legata alla morte del loro proprietario.

Nekomusume (donna gatto) di BlackBanshee alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Una bellissima donna gatto dell’autrice italiana BlackBanshee
Statua di un Kappa alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Il Teo con espressione intelligente a fianco del Kappa…

Tra i vari tipi di Bakeneko il più noto e utilizzato (oltre che amato) è di certo la nekomusume o donna gatto… qui non vi aiutiamo nemmeno perché siamo certi che qualche donna con le orecchie da gatto in giro l’avete vista di sicuro, anche fuori da YouPorn!

KAPPA

All’interno della mostra troverete una bella ricostruzione di un Kappa e potrete fotografarvi al suo fianco con faccia intelligente come ha fatto il Teo. I Kappa sono delle creature acquatiche dalle fattezze scimmiesche o simili a rane e sono accomunabili a molte altre creature simili che si trovano nel folklore di moltissime culture, come i Kelpie scozzesi, e tutti hanno la caratteristica di cercare di affogare le persone, anche se i Kappa a volte sono solo dispettosi. Se siete fans di Harry Potter come noi allora saprete che i Kelpie e i Kappa in questa ambientazione sono due specie diverse! Un Kappa è anche comparso tra le creature presenti nel Circus Arcanus del secondo capitolo di “Animali Fantastici”… non vi diciamo in quali altri ambiti si sono visti perché anche queste creature sono abbastanza infestanti a livello di anime/manga/videogiochi!

Illustrazione di Kappa che assalgono delle donne alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
I Kappa e i pericoli del “wild swimming” – Illustrazione di Kitagawa Utamaro
Un Tanuki (una specie di procione) alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Un Tanuki poco serio… come noi! – Illustratore anonimo

ONI

Vai, questa è facile! Lamù è un Oni! Ehm… non proprio perché gli Oni sono degli orchi grossi e cattivi e non delle fanciulle sexy ma diciamo che il papà di Lamù è un Oni con i fiocchi: grosso, con le corna e le zanne. Gli Oni sono un’altra di quelle creature che si trovano ormai un po’ dappertutto ma tra le ultime apparizioni che ci hanno entusiasmato c’è quella del film “Bullet Train” dove la Morte Bianca indossa una maschera da Oni… e a proposito di maschere noi vi consigliamo un giro sullo shop online di Chimerical Dragonfly che ha dato una sua interpretazione sia degli Oni che delle Kitsune di cui stiamo per parlarvi.

KITSUNE

Le famosissime, belle e affascinanti Kitsune sono spiriti di volpe dalle molte code (fino a nove) che possono anche assumere forme umane, spesso femminili e seducenti. Sono spiriti intelligenti e a volte maliziosi e anche in questo caso li si incontra in moltissime serie non solo giapponesi. La prima che ci viene in mente è il personaggio di Kira presente nella serie Teen Wolf ma di certo non possiamo non nominare anche il Pokemon Ninetales che con le sue nove code è di certo una Kitsune! Bellissima è anche la Kitsune dell’episodio “Buona caccia” della prima serie di “Love, Death & Robots”.

Illustrazione per la storia "la principessa oni" alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
La bella fanciulla di questa immagine è in realtà un Oni! Illustrazione di Chikanobu Yoshu per “Hikoshiki e la principessa Oni”
Maschera di Chimerical Dragonfly ispirata agli Oni come quelli della mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Maschera da Oni nell’interpretazione di Chimerical Dragonfly
Maschera di Chimerical Dragonfly ispirata alle Kitsune come quelli della mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Maschera da Kitsune nell’interpretazione di Chimerical Dragonfly

Ci sono moltissime altre creature nominate o illustrate in questa mostra, come i Gama che sono delle specie di rospi, i Tanuki che hanno un posto nel nostro cuore perché il loro aspetto da procioni e la loro mancanza di serietà ci piace sempre, o anche i Kasa-bake, i simpatici ombrelli con un piede e un occhio e… davvero molti altri! Adesso però ci fermiamo qui per non dilungarci troppo e passiamo ad alcune altre curiosità sulla mostra.

Takiyasha la strega e lo scheletro spettro

Il vero pezzo forte della mostra, quello che vedete anche sulla locandina, è il trittico “Takiyasha la strega e lo scheletro spettro” di Utagawa Kuniyoshi. In questa opera più che in altre è evidente l’intento sovversivo e ribelle tanto caro all’artista.

Per spiegarvi i sottili modi in cui il simbolismo di quest’opera è sovversivo partiamo narrandovi la storia qui rappresentata. Correva l’anno 940 e Taira no Masakado si ribellò all’imperatore e fu sconfitto in battaglia perdendo la vita. Sua figlia, la bella principessa Satsuki, non volendo accettare la morte del padre e cercando vendetta in suo nome, pregò gli dei e ottenne da loro poteri magici, dopodiché cambiò il suo nome in Takiyasha e si nascose nel castello abbandonato di Sōma in attesa della sua occasione che si presentò quando gli uomini dell’imperatore, venuti a conoscenza di voci che parlavano di ribelli, si presentarono alle sue porte.

Inizialmente Takiyasha assunse l’aspetto della cortigiana amata del comandante degli uomini dell’imperatore, Ōya Tarō Mitsukuni, ma questi la smascherò e a quel punto lei evocò un esercito di scheletri che attaccarono i suoi nemici.

Gli uomini dell’imperatore e in particolare Ōya Tarō Mitsukuni, resistettero a questo incanto e allora Takiyasha estrasse una pergamena e lesse l’incantesimo per evocare uno scheletro gigantesco che però non ottenne gli effetti sperati.

La battaglia finale tra Takiyasha e Ōya Tarō Mitsukuni ha esiti diversi a seconda delle varie leggende narrate ma questo ha poca importanza perché nell’illustrazione di Utagawa Kuniyoshi lo scontro è nel suo pieno svolgimento.

"Takiyasha la strega" di Utagawa Kuniyoshi alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
La strega Takiyasha legge l’incanto dalla pergamena
"Scheletro Spettro" di Utagawa Kuniyoshi alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Ōya Tarō Mitsukuni resiste impavido allo scheletro spettro
"Scheletro Spettro" di Utagawa Kuniyoshi alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
I dettagli dello scheletro spettro sono probabilmente imputabili alla diffusione di illustrazioni anatomiche occidentali

Quello che va considerato, quando si guarda quest’opera, è che in molti casi in Giappone la vendetta veniva considerata come una forza positiva che riportava l’equilibrio in situazioni d’ingiustizia e così, anche se i canoni del tempo prevedevano che, ai fini della narrazione, i leali servitori dell’imperatore fossero i buoni, contrapposti ai cattivi che erano sempre i ribelli, in questa scena vediamo la strega Takiyasha con la pergamena dell’incantesimo in mano e con vesti di colore rosa, che sono solitamente riservati ai personaggi virtuosi e positivi, come se idealmente stesse combattendo per la prima (e ultima) volta al fianco del padre morto nel suo tentativo di vendetta.

Ponendo Takiyasha in una luce positiva l’artista rende sottilmente nota la sua ribellione contro l’imperatore come fa in molte altre opere, per esempio aggirando in modo astuto il divieto di ritrarre personaggi celebri.

Gioco di ruolo in vendita alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Copertina del manuale del gioco di ruolo Yōkai

Yōkai per nerd

La mostra Yōkai, oltre a una grande quantità di stampe, mostra agli spettatori anche alcuni accessori, armi e vestiti d’epoca e una splendida collezione di netsuke (piccole sculture che servivano a fermare diverse scatole portaoggetti alla cintura) e per finire, nell’ultima sala, troverete una serie di stampe dell’artista italiana BlackBanshee, rendendo più che chiaro che non esistono confini che possano fermare i miti e le leggende e che, ovunque, ci sono persone pronte a raccogliere i miti degli Yōkai per rielaborarli e lasciare ai posteri nuove leggende.

Tra queste nuove leggende, una volta che vi sarete avviati all’uscita, fermatevi nel bookshop perché anche lì si nascondono delle storie incredibili anche se decisamente più recenti.

Correva infatti l’infame anno 2020 quando tutti noi eravamo bloccati nelle nostre case dividendoci tra attacchi noia e attacchi di panico dovuti alle statistiche del sole24ore e ai bollettini giornalieri con il conteggio dei infetti e dei deceduti.

E’ stato allora che Moreno Pollastri decise di raggruppare intorno a sé un gruppo di appassionati, che nemmeno si conoscevano tra loro, per organizzare la prima campagna online del suo gioco di ruolo che da poco aveva visto la luce grazie a una raccolta fondi su Kickstarter: Yōkai

E’ così che Martina Moscoloni, la protagonista di questa storia, si unì agli altri e poi, ormai entrata nel tunnel di questo gioco e innamorata dei personaggi e delle avventure a cui questo gruppo strampalato aveva dato vita, decise di scrivere le loro storie creando a tutti gli affetti un libro, “Yōkai Monogatari” (che significa “racconti di Yōkai”), che è il prequel del gioco.

Già così sarebbe sufficiente per incuriosire tutti (noi in primis) ma non è ancora finita perché in questo libro i fantastici personaggi narrati da Martina hanno preso vita sia dalle sue parole che dalle illustrazioni di BlackBanshee.

A breve il libro di Martina sarà in vendita su Amazon ma nel frattempo potrete trovarlo in anteprima nel bookshop della mostra!

Copertina del libro "Yōkai Monogatari" di Martina Moscoloni in vendita alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
Copertina di “Yōkai Monogatari” di Martina Moscoloni
Martina Moscoloni autrice di "Yōkai Monogatari" in vendita alla mostra Yōkai a Bologna (Emilia-Romagna). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.
L’autrice in rosa (perché secondo la Kry il rosa fa chic e non impegna…)

L’angolo dello shopping:

(in qualità di affiliati Amazon otteniamo dei guadagni dagli acquisti idonei)

  • Il manuale del Gioco di Ruolo Yōkai su Amazon
  • Il manuale del Gioco di Ruolo Yōkai su “La terra dei giochi”
  • A breve troverete qui il link per acquistare il libro di Martina Moscoloni “Yōkai Monogatari”
  • 20 commenti

    1. Lo ammetto, sono una profana e conosco solo “La grande onda di Kanagawa” di Katsushika Hokusai, che hai citato ma non era in mostra! Però devo dire che sono opere affascinanti e seducenti, specialmente Kappa! Il Teo fa parte della mostra? 😉

      1. Il Teo secondo me se avesse potuto si sarebbe fatto adottare come mascotte! 🤣
        Ammetto che adorerei vedere una mostra con solo le illustrazioni di Hokusai (che ho sempre visto un po’ sparse…) ma intanto mi sono rifatta gli occhi con queste e credo che Chikanobu sia diventato uno dei miei nuovi favoriti😍

    2. Posso solo dire, e non aggiungerò altro, che Paolo si è letto questo articolo dall’inizio alla fine… e lui non legge mai. Non solo: quello che scrivo io non lo guarda neanche (argomenti troppo noiosi) mentre qui si parla di Giappone, mostri, manga, fantasmi e Anime, quindi INTERESSANTE sicuramente. Me l’avete rapito e adesso mi chiede perchè noi non ci siamo andati!

      1. Ah! Ma allora il Paolo è inscritto, insieme al Teo, al club del “ti ho preso questo libro così lo leggi e poi me lo riassumi”, detto anche “il club del bignami”?😂 🤣
        Comunque non ti preoccupare, per ogni Paolo ci sono almeno cento Kry che amano quello che scrivi… che tra parentesi non mi sembra noioso! Come si fa a dire che Stephen King è noioso? Robin Williams? Il sogno americano in versione ultra vintage??

    3. Io non Conosco molto bene le storie legate al Giappone, ma al mio compagno queste cose farebbero impazzire!
      Eravamo andati a una mostra sul Giappone a Milano e l’aveva adorata!

      1. Negli ultimi anni a Milano ne hanno organizzato diverste e sono state tutte bellissime! 😍

    4. Conosco personalmente la curatrice e ho visto la mostra quando era a Monza (scrissi anche l’articolo, lo trovi sul blog): mozzafiato è la parola esatta! Un allestimento pazzesco, delle opere davvero inestimabili e uno sguardo più autentico sul folclore giapponese, quello vero e, per certi versi, “segreto”

      1. Noi l’abbiamo davvero adorata e anche se ci spiace di non essere riusciti a vederla a Monza anche l’allestimento a Palazzo Pallavicini merita di certo!

    5. Anche io sono cresciuta con Lamù, ma tutte queste cose non le sapevo e ho letto l’articolo con un interesse grandissimo! Mio zio insegna giapponese e da tutta la vita sono più o meno circondata da questa cultura, e la trovo molto affascinante, anche se devo ammettere che ne so veramente poco!

      1. Ammetto che noi siamo abbastanza profani e ne capiamo davvero pochissimo, ma ogni tanto cerchiamo di informarci un po’ anche se la cultura giapponese è davvero “aliena” per le nostre menti, molto più di tante altre. Questo non toglie nulla al fascino (anzi, aggiunge!) e quindi è sempre divertente scoprire fatti nuovi!

    6. Anch’io volevo andare alla mostra Yōkai a Bologna, ma l’ho saputo troppo tardi e ora non riesco proprio a visitarla prima della sua fine.
      E’ un peccato, io sono innamorata della cultura popolare giapponese e ho letto dei libri della Kappalab a riguardo, ero preparata!

      1. Eh, lo ben so che hai il libro “Storie di fantasmi giapponesi“… è tutta colpa tua se ho comprato pure quello! 🤣

    7. Alcuni di questi yokai li ho visti a Milano, nella splendida mostra “Fantasmi del Giappone”. L’allestimento era decisamente interattivo e ti permetteva di entrare nel mondo di kappa e soci. Tornerò presto a Milano per una nuova mostra dedicata al Sol Levante, non vedo l’ora.

      1. Ci sono stata proprio oggi a vedere “storie di donne samurai” a Milano e… lo shop della mostra E’ MALVAGIO! Ho dovuto, ho proprio dovuto, comprare TUTTO!😜

    8. Questo è pane per i miei denti che sono cresciuta con un’avida fame di scoprire la cultura giapponese e i luoghi del Sol Levante. Alcune di queste creature le conoscevo già ma vederle in una mostra ancora mi manca. Spero che arrivi qualcosa di simile anche dalle mie parti così da poter ammirare queste opere da vicino.

      1. Se vedo qualche annuncio, in giro per la rete, per una mostra simile dalle tue parti, ti faccio un cenno e ci andiamo insieme!
        (Ma no, non stavo cercando una scusa per un giro in UK, cosa vai mai a pensare??🤣)

    9. Mi avete fatto conoscere un mondo per me completamente nuovo! L’unico nome che conosco di questo articolo è quello di Lamù ma, per il resto buio totale. Non solo non avevo mai visto uno Yōkai, ma prima di questo momento non ne avevo mai sentito parlare. Un articolo che sarà molto interessante per la figlia diciottenne di una mia amica che è invece una grande conoscitrice di questo mondo.

      1. E’ bello che ogni tanto ci siano anche mostre su temi un po’ più sconosciuti perchè negli ultimi anni credo di aver visto almeno tre mostre su Klimt e, per quanto mi piaccia, la cosa sta diventando un po’ inflazionata!😅 😂

    10. Sarò sincera a me non sono mai piaciuto la storia e le tradizioni giapponesi. Ma credo che se dovessi capitare a Bologna una visita a questa mostra la farei, non solo perchè Si trova in uno dei palazzi storici più interessanti della città, ma perchè forse potrei guardare le loro usanze con occhi diversi e chissà..farmele piacere!

      1. Per quanto io adori l’argomento e la mostra mi sia piacuta tantissimo, ammetto che questa è una mostra d’arte su un tema davvero di nicchia.
        Se vuoi un approccio un po’ più soft (e mainstream) alla cultura giapponese io ti consiglio le exhibition di Tenoha a Milano che di solito sono molto ben realizzate!

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