Il dramma del cantiere
Siamo abbastanza sicuri di aver già reso chiaro questo concetto nei nostri precedenti articoli su Monaco ma ci toccherà ribadirlo di nuovo anche qui: se Ludovico II di Baviera, il re famoso per aver costruito diversi castelli da favola compreso Neuschwanstein, aveva il pallino delle costruzioni, non era del tutto colpa sua perché in famiglia tutti avevano l’hobby del cantiere aperto.
Noi, che ogni volta che dobbiamo fare un lavoretto in casa già ci strappiamo i capelli (infatti il Teo non ne ha quasi più!) non riusciamo a capire questa smania della famiglia Wittelsbach ma ne prendiamo comunque atto.
Abbiamo già ampiamente parlato della residenza principale di questa casata, la Residenz, e della loro casa estiva, il Nynphenburg, ma non penserete davvero che quelle fossero le loro uniche dimore, vero?
Se lo pensate allora il palazzo Schleissheim vi impressionerà davvero perché questo posto… è allucinante!

Non in senso negativo, intendiamoci, ma è comunque assurdo che avessero costruito un immenso palazzo che aveva originariamente l’intento di superare Versailles, solo per poi metterlo da parte poco tempo dopo, senza quasi mai utilizzarlo, perché era passato di moda!
Innanzitutto partiamo dal fatto che con Schleissheim non si designa un’unica costruzione ma tre distinti palazzi più un giardino immenso e qualche padiglione qua e là, giusto per gradire.


Guglielmo l’alcolista
Al tempo di Guglielmo V Wittelsbach la famiglia usava come residenza estiva il castello di Dachau e se questo nome vi sembra tristemente famoso sappiate che non è un omonimo: si tratta proprio dello stesso paese dove sorgeva il campo di concentramento. Nonostante questo triste promemoria il centro, e la zona intorno al vecchio castello, sono comunque davvero piacevoli e noi vi consigliamo di farci un salto se passate di lì.
Evidentemente al Guglielmo la zona piaceva e così la scelse per costruirvi una modesta dimora estiva. Non siamo ironici: in questo caso era davvero un palazzetto di ridottissime dimensioni perché in fondo il Guglielmo era uno a cui bastava poco!
Se non vi ricordate bene chi fosse questo tizio potete andare a rileggervi i nostri articoli sulla Residenz di Monaco ma nel frattempo vi basti sapere che era il governante noto anche per averci lasciato, con nostra somma gioia, l’Hofbrauhaus, uno dei più noti birrifici di Monaco.

Il Guglielmo comunque era un tipo schivo e pio e non amava i grandi palazzi ma avendo questa ossessione costruttiva, come tutti gli altri in famiglia, aveva speso ingenti fortune per costruire la chiesa di San Michele e quando il popolo scontento cominciò a rumoreggiare lui, saggiamente, decise di abdicare e ritirarsi in campagna, in quella che al tempo era davvero una dimora piccina picciò.
Ora, il Guglielmo sarà pure stato un uomo tanto pio ma secondo noi aveva un problema con l’alcol visto che fece installare pure qui una fabbrica della birra che poi restò aperta dal milleseicento fino agli anni venti del secolo scorso.
Non disperiamoci per la chiusura di questa fabbrica perché un curatore del castello, nel 2007, prese in mano la situazione, e fece riaprire una distilleria in modo da poter utilizzare tutta la frutta che gli antichi alberi del grande giardino producevano e così oggi, nello shop del palazzo ma anche in molti altri posti nel mondo, potrete assaggiare le grappe prodotte in loco!
Una famiglia culopesante
Dopo la morte di Guglielmo suo figlio, Massimiliano I, decise di fare piazza pulita del vecchio palazzo che aveva già vent’anni ed era fuori moda, e ricominciò a costruire da capo. Così, tanto per fare qualcosa. Sapete no? Quei giorni di noia in cui non si sa bene che cosa fare? E poi l’illuminazione: abbatto un palazzo e lo rifaccio nuovo. Ovvio!
E così in questo luogo sorse un palazzo vero e proprio che però, per varie vicende, non fu mai molto usato perché nel frattempo era sorto il Nymphenburg e la famiglia si era abituata a passare lì le vacanze estive, visto che si trovava più vicino a casa.
Per darvi l’idea di quanto questi fossero nati stanchi, dovete capire che la dimora invernale dei Wittelsbach era la Residenz che si trova in centro a Monaco, e il Nymphenburg è a sei chilometri di distanza mentre per andare a Schleissheim ce ne sono addirittura TREDICI.


La Kry e il Teo, che a piedi vanno alla velocità di una lumaca con il guscio ammaccato, potrebbero andare dal centro di Monaco a Schleissheim in circa sei ore, facendo molte soste e fermandosi per una o due birre lungo il percorso, ma Google Maps dice che il tempo di percorrenza reale è di due ore e quaranta e i Wittelsbach di certo non si muovevano a piedi ma in carrozza, seduti comodi, quindi a noi questa preferenza basata sulla vicinanze ci sembra sospetta… siamo propensi a credere che fosse più una questione di simpatia/antipatia per il posto ma alla fine, chi lo sa? Magari avevano davvero un problema di culopesantaggine!
Il principe azzurro
Comunque, non troppo tempo dopo la costruzione di questa dimora che oggi è nota come Palazzo Vecchio, arrivò Massimiliano II Emanuele (per noi Max Manu).
Il Max Manu al tempo era chiamato anche “Il principe azzurro”, cosa che non aveva nulla a che fare con favole romantiche di fanciulle narcolettiche sparse per vari boschi/castelli perché questo soprannome gli arrivava da vicende ben più truculente.
Era infatti successo, nel luglio del 1683, che un gruppetto di duecentomila turchi capeggiati dal Gran Visir Kara Mustafa si fossero presentati a bussare alle porte di Vienna con una certa disinvoltura, come fanno a volte quei parenti che non sopporti e che si presentano a ora di cena in cinque. E poi ti dicono che intendono restare una settimana.
I difensori viennesi asserragliati nella città erano solo diecimila e a settembre, dopo due mesi di assedio, la caduta di Vienna sembrava ormai inevitabile, se non fosse che gli alleati avevano radunato un bel contingente di circa settantacinquemila uomini provenienti da mezza Europa, compreso il nostro Max Manu che si era accodato con undicimila soldati.
Potreste notare, visto che la matematica tendono a dire che non sia un’opinione, che i turchi erano comunque più del doppio ma bisogna chiedersi, come nella mitica scena del film 300, “Tu, dimmi, qual è il tuo mestiere?”. Il punto è che Kara Mustafa aveva portato molte genti, compreso il suo harem di millecinquecento concubine, ma non molte di queste persone erano soldati e quelli che lo erano stavano assediando Vienna da due mesi ed erano fiaccati dalle molte scaramucce con i difensori della città, dalla dissenteria che era dilagata tra le truppe e dalla lunga marcia a tappe forzate che avevano dovuto sostenere per arrivare fin lì.

Con questa situazione, anche se i cristiani che erano accorsi per dare manforte a Vienna non conoscevano il territorio, riuscirono a scacciare i turchi senza troppi problemi e il nostro Max Manu fu uno dei pochi principi a scendere in campo con i suoi uomini e a combattere realmente in quella battaglia, vestendo ovviamente i colori nazionali bavaresi (l’azzurro, il bianco e l’oro) e guadagnandosi così il suo soprannome di “Principe azzurro”.
Dopo questa e altre battaglie, e anche grazie alla grande ricchezza accumulata dalla famiglia Wittelsbach, l’imperatore Leopoldo I d’Asburgo concesse sua figlia Maria Antonia in sposa al Max Manu, che a quel punto cominciò ad accarezzare il sogno di diventare a sua volta imperatore.
Immaginandosi già a capo di tutto, decise di mettersi avanti con i lavori e di iniziare la costruzione di una reggia di rappresentanza in grado di rivaleggiare con Versailles e così, proprio in faccia al Palazzo Vecchio, fece aprire un nuovo cantiere. Uno in grado di accontentare tutti gli ‘Umarell’ di Monaco e anche delle campagne limitrofe.


Cominciò così la costruzione del Palazzo Nuovo e, aggirandoci oggi al suo interno, la presenza del Max Manu è ancora ben evidente in questo luogo.
Uno dei pezzi forti di questo palazzo è lo scalone, che è un capolavoro del barocco ed è sormontato da una cupola con un grande affresco che raffigura Venere nella fucina di Vulcano mentre sovrintende alla fusione delle armi per suo figlio Enea… però a ben guardare quell’Enea lì ha una faccia nota e pure una pettina sospetta… non sarà mica il nostro Max Manu travestito, per caso? Ebbene sì, è proprio lui che si raffigura come un grande eroe e le sue gesta eroiche continuano anche nelle sale successive perché nella Sala Grande lo vediamo di nuovo come Enea, mentre i quadri alle pareti raccontano le sue vittorie proprio nella guerra contro i turchi.

Dopo questa sala arriverete nella Grande Galleria, cuore della “enfilade”, ovvero della serie di stanze collegate tra loro secondo il modello in voga al tempo (che poi era la moda di Versailles…). Questa galleria è ancora oggi impressionante, con i suoi cinque enormi lampadari in vetro di Boemia, ed è quasi ipnotizzante guardare a destra e a sinistra, mentre tutte le porte sono aperte, e poter osservare le stanze che si susseguono per tutti i centosessanta metri della lunghezza di questo edificio.
Da una parte troverete gli appartamenti di rappresentanza costruiti per il Max Manu e dall’altra quelli della moglie… quando arriverete alla camera da letto del nostro principe azzurro, ricordatevi di sollevare gli occhi al soffitto e di nuovo troverete, con enorme umiltà, il Max Manu raffigurato nei panni di Marte dormiente, stanco dopo tante battaglie.
Purtroppo la fama è un’amante volubile e al Max Manu bastarono un paio scivoloni politici e le sue mire al trono imperiale andarono in fumo, i soldi finirono, lui fu esiliato e il cantiere si fermò per alcuni anni, finché il nostro costruttore non riuscì a rientrare in patria e a portare quasi a termine il corpo principale della sua reggia prima di morire.
Suo figlio Carlo Alberto, seguendo le ambizioni del padre, divenne Imperatore ma non fu mai interessato a portare a compimento il resto del progetto e si limitò ad aggiungervi qualche caminetto qua e là perché, siccome questo posto era stato progettato come residenza estiva, non ce n’erano ed era impossibile utilizzarlo in qualunque altra stagione.
Morirono così le ambizioni di Schleissheim di diventare una reggia più grande di Versailles ma ci restano i progetti e i plastici, che sono ancora visibili all’interno del palazzo, a testimoniare quanto avrebbe dovuto essere grandiosa questa costruzione.
Su questa nota triste arriviamo infine a raccontare l’ultima storia di questo articolo, quella di Otto.
Il re è pazzo!
Se dovessimo raccontarvi i fatti stringati vi diremmo questo: Otto Wilhelm Luitpold Adalbert Waldemar von Wittelsbach era il fratello minore di Ludovico II ma fu dichiarato malato di mente quando aveva poco più di vent’anni e, alla morte del fratello, sebbene fosse diventato re non governò mai realmente e suo zio Luitpold fu il suo reggente.
Vedete bene che raccontata così la cosa non è per nulla divertente quindi ora ci metteremo nei panni dei migliori complottisti e vi daremo un’altra versione.


Nel 1862 Otto von Bismarck divenne cancelliere del re di Prussia Guglielmo I e al tempo la questione più dibattuta era quella dell’unificazione dei territori di lingua tedesca.
Bismarck, che era un uomo energico e con le idee chiare (Every man wants to be ♪a macho macho man ♫), dichiarò che pratiche come assemblee e votazioni erano per i deboli e che i veri uomini come lui risolvevano i problemi “col sangue e col ferro”, e così scoppiò la guerra austro-prussiana.
Nel frattempo in Baviera regnava Ludovico II che sebbene fosse affascinato dall’idea dell’unificazione era anche ben contrario ai metodi politici del Bismarck il quale, per ingraziarselo, dovette fare pesanti concessioni e garantire al suo regno un’autonomia molto maggiore rispetto a tutti gli altri. E come ciliegina sulla torta gli dovette pure dare, segretamente, un vitalizio.
Anche con tutto ciò il Ludovico II continuò a disprezzare la Prussia e così le spie di Bismarck cominciarono a raccogliere informazioni sulla famiglia Wittelsbach.
Il pettegolezzo del momento riguardava il fatto che il re non si fosse ancora sposato e avesse annullato, alcuni anni prima, il suo fidanzamento, probabilmente perché preferiva la compagnia dei giovinotti a quella delle fanciulle.
Se queste preferenze erano vere, allora l’unico modo per avere un erede era sperare che il fratello minore, Otto, si sposasse e avesse dei figli.
Con queste informazioni sottomano l’astuto Bismarck decise di giocare un gioco lungo e mette sul suo libro paga uno psichiatra di talento, Bernard von Gudden, che in breve fu assunto dalla famiglia Wittelsbach.
Otto, come spesso accadeva per i figli secondogeniti, era stato avviato alla carriera militare e aveva partecipato alla guerra austro-prussiana, tornando a casa segnato dagli eventi a cui aveva assistito, in preda ad insonnia e depressione.
Forse era solo un brutto periodo per il povero Otto, o forse Bismarck aveva trovato il modo di far somministrare qualcosa al ragazzo, ma fatto sta che il 27 maggio 1875, Otto si presentò nella cattedrale di Monaco durante la messa, interrompendo la funzione e dichiarando a gran voce che doveva “fare una pubblica abiura per riparare un delitto pubblico”.
Non sappiamo cosa intendesse con queste parole perché fu portato via in fretta e senza opporre resistenza ma il giorno successivo tutti i giornali riportarono il fatto e misero in dubbio la sua salute mentale.


Dopo questi eventi Otto venne portato a Schleissheim e lì rimase per i successivi quattro anni perché i medici gli avevano consigliato isolamento assoluto. Mentre si trovava in questo palazzo Otto fu dichiarato incapace di intendere e di volere e qualunque possibilità che si sposasse e avesse degli eredi sfumò. Si dice che il dottor von Gudden abbia dichiarato Otto inabile senza averlo mai visitato.
Nello stesso periodo il Ludovico cominciò a diradare sempre di più le sue apparizioni pubbliche e a dilapidare ingenti fortune nella costruzione dei suoi palazzi da favola e questo, unito al fatto che il fratello fosse stato dichiarato pazzo, cominciò a far serpeggiare la voce che pure lui tanto sano di mente non fosse.
Il nove giugno del 1886 il Ludovico fu dichiarato inabile e arrestato e il giorno dopo lo zio Luitpold, che favoriva la politica di Bismarck, divenne reggente.
Ludovico morì l’undici giugno e Otto divenne di fatto re, anche se le sue condizioni non gli permisero mai di regnare, e Luitpold continuò a gestire il potere fino alla sua morte, solo per poi passare il governo al figlio.
Che le cose accadute in questo periodo siano poco chiare è di certo vero ma che l’eminenza grigia di questa storia sia Bismarck non è assolutamente provato ed è solo una delle tante teorie del complotto che si trovano in rete e che ci sembrava divertente raccontarvi.
Se poi vi chiedete cosa ne fu del povero Otto, allora sappiate che nonostante le sue condizioni visse fino a 68 anni e fu re, anche se solo di nome, per trent’anni, diventando il regnante più longevo della Baviera.
Otto però fu uno dei pochi Wittelsbach che non aprì mai un cantiere.
I tre moschettieri
E per concludere vi lasciamo con una sola piccola nota della serie “location cinematografiche”.
Ebbene sì, questo posto è stato usato per girare diverse pellicole ma quella che vogliamo ricordare, non perché sia chissà che film ma per la sua ambientazione vagamente steampunk, è “I tre moschettieri” del 2011 di Paul W. S. Anderson.
La Kry, essendo un filo maniaca quando si tratti di opere tratte dai lavori di Dumas, pensa che sia un film orribilmente pacchiano ma il palazzo Schleissheim vi fa di certo la sua porca figura!
Informazioni pratiche:
L’angolo dello shopping:
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E chi non vorrebbe costruire un castello del genere salvo poi abbandonarlo poco dopo perché non più alla moda??? E poi si dice che i pazzi siamo noi uomini di oggi! Che poi questa dimora è di una tal meraviglia che è difficile immaginare qualcosa di meglio!
La tua domanda è sensata ma visto quanti palazzi fatiscenti ci sono in giro, sospetto che questo trend sia ancora di gran moda!😂
Sono stata tanti anni fa al castello di Schleißheim, quando studiavo a Monaco: che bei ricordi che mi hai fatto tornare in mente, ci avevo portato i miei genitori in un pomeriggio di tarda estate. Certo non sapevo di tutti questi intrighi, cospirazioni e, soprattutto, culi pesanti: mi sa che non avevamo trovato una guida così preparata! 😀
Noi dovremo tornarci perchè quando siamo arrivati diluviava e non siamo riusciti a vedere i giardini che sembrano magnifici!😭
Volevo farti i complimenti per questo articolo meraviglioso, l’ho letto tutto d’un fiato, e poi non conoscevo affatto questo posto perciò grazie per avermelo fatto scoprire.
Grazie Tamara, sono felice che ti sia piaciuto e di averti fatto conoscere un posto nuovo!
A prescindere dal contenuto dell’articolo, che è comunque molto interessante, trovo esilarante il tuo modo di raccontare le storie e le situazioni. Hai davvero un grande talento, continua così!
Grazie Teresa, io per i tuoi complimenti ti farei un monumento!🥰
Da quando vi ho scoperti, leggervi è diventato il mio passatempo preferito. Scopro tantissime informazioni su luoghi alcuni anche già visitati ma che non conoscevo ed al tempo stesso mi diverto tantissimo con il vostro modo di esporre i fatti! Effettivamente non si capisce la motivazione di buttare giù palazzi per poi ricostruirli, ma per fortuna è stato risparmiato il Hofbrauhaus…dalle mie parti si direbbe: “gli puzzava i’ benestare” 🙂
Se ci avessero abbattuto l’HB vivremmo di certo in un mondo più triste!!
Grazie mille per i complimenti… speriamo di trovare altri posti interessanti da storpia…err… da raccontare, il prima possibile!🤣
La culopesantaggine è un problema che affligge molti e sicuramente i reali che avevano carrozze e galoppini a mai finire, ne andavano anche fieri. Però non posso pensare allo spreco di buttare giù un palazzo per costruirne un altro e poi… non utilizzarlo neanche!!!
Almeno Max Manu ci ha regalato parte del progetto del Palazzo Nuovo. Che lusso, direi che una capatina ce la farei volentieri, anche se l’egocentrismo del principe azzurro supera qualsiasi cosa.
In quanto a egocentrismo i Wittlesbach ne avevano da vendere! Tutti si ricordano solo i castelli di Ludwig II ma anche i suoi antenati non erano da meno!😎
Questo palazzo è davvero magnifico. Sia gli interni che la facciata sono stupefacenti ed io non lo conoscevo proprio. Mi sa che devo proprio farci un salto!
Nemmeno io c’ero mai stata nonostante sia a Monaco molto spesso… e come sempre in questi casi, l’ho scoperto curiosando in giro per pinterest 😂
Io quando faccio “qualche lavoretto in casa” cambio il copriletto e le lampadine, questi per ammazzare il tempo buttavano giù palazzi e ne costruivano di nuovi! Però direi che ne è valsa la pena perché la Sala Grande è davvero spettacolare!
Secondo me si possono fare i lavori in casa solo se mentre sono in corso non ci devi anche vivere! In quel caso forse anche io avrei l’hobby del cantiere!😂
Credo di essere una discendente della famiglia Culopesante sai?? Come loro sono nata pigra e vivo da bradipo, col minimo dispendio energetico. E’ davvero divertente leggere di questi luoghi in chiave umoristica e nerd.. i tuoi articoli sono sempre interessanti!
Non me lo dire! Sono afflitta da questa tara della “culopesantaggine” fin dalla nascita e non si capisce nemmeno da chi io abbia preso visto che in famiglia sono tutti sempre in movimento…🤷♀️