I beni UNESCO e altre cosa da vedere
Gesuiti e protestanti: una catfight!
Breslavia è una città che ci ha fatto innamorare e ora la posizioniamo lì, nel nostro personale Olimpo delle città più belle e interessanti da visitare, proprio vicino a Praga.
Per guidarvi alla scoperta di questa città abbiamo deciso di partire dall’inizio del millesettecento.
Ma perché proprio in quel secolo e non prima? Dopotutto leggenda vuole che Breslavia fosse stata fondata nell’anno mille (anche se in realtà era già lì anche prima), allora cosa è successo nei primi sette secoli della sua storia?
La verità è che in quel tempo a Breslavia è successo di tutto, tanto che viene considerata l’epoca d’oro di questa città, ma poi ci fu la guerra dei trent’anni, che distrusse buona parte della città, e subito dopo seguì il “diluvio svedese”, ovvero la discesa degli eserciti svedesi che razziarono e saccheggiarono tutti i territori polacchi lasciandoli più poveri e miserandi di quanto già non fossero.
Possiamo così dire tranquillamente che la ricostruzione di Breslavia e la sua nuova epoca di prosperità iniziarono nel 1702 con l’inaugurazione dell’Accademia Gesuitica Leopoldina che, in soldoni, era un’università anche se prevedeva inizialmente solo le facoltà di teologia e filosofia.



Già dal nome era facile intuire che a gestire la nuova istituzione sarebbero stati i Gesuiti ma allora perché anche il nome di ‘Leopoldina’?
Ebbene, il Leopoldo I d’Asburgo nel suo lungo periodo da Imperatore del Sacro Romano Impero non si era limitato a bisticciare con il Re Sole ma aveva fatto anche cose buone, come per esempio donare ai Gesuiti il vecchio castello dei Piast (di cui dovreste ricordarvi se avete letto il nostro articolo su Cracovia perché la regina Edvige era stata l’ultima di questa schiatta) che sarebbe poi diventato la sede della nuova università.
Nonostante la donazione imperiale la nuova istituzione non era decollata immediatamente perché il concilio cittadino era in buona parte protestante e vedeva i Gesuiti come fumo negli occhi, così le due fazioni bisticciarono per qualcosa come quarantatre anni come fossero donne durante una catfight.
Il Leopoldo però era un Imperatore longevo e così, ad un certo punto, gli tornò in mente la donazione che aveva fatto e pensò bene di dare una controllatina, solo per rendersi conto che l’università per la quale aveva donato un castello ancora non esisteva, così intervenne tirando orecchie a destra e a manca e poi mise il suo volere nero su bianco emettendo una bolla aurea che sanciva ufficialmente la nascita della nuova università.




Con tutto l’aiuto ricevuto da questo Imperatore non deve stupire se poi gli intitolarono l’aula magna (che infatti si chiama Aula Leopoldina) e posero sul podio la sua statua assisa in trono.
Tutta la decorazione di questa sala è così barocca che più barocca non si può, quindi stucchi ovunque e colori accesi quasi vi accecheranno ma, dopo un attimo, potrete accorgervi che qui, in un modo o nell’altro, sono raffigurati tutti i grandi personaggi della conoscenza e dell’arte… anche se a nostro parere alcuni di questi illustri personaggi potrebbero avere ritratti non esattamente lusinghieri, come il povero Pietro Canisio che sembra il fratello di Voldemort!
L’Aula Leopoldina oggi la potete vedere durante il tour del museo dell’università, durante il quale visiterete anche l’oratorio mariano e la torre di matematica, dalla quale godrete di una bella vista sulla città.
Tutti odiano Napoleone… o forse no
Con l’apertura dell’università e la ripresa dei commerci, Breslavia nel millesettecento rifiorì e così la sua popolazione passò, nel girò di un secolo e mezzo, da ventimila abitanti a più di centomila, soprattutto grazie a Napoleone.
Hey! Aspetta un momento! Di solito nessuno era mai felice di essere finito sotto Napoleone e invece qui ha fatto del bene? Ma in che senso?
Nel senso che Breslavia ad un certo punto, sul finire del millesettecento, non era più riuscita a ingrandirsi perché la sue vecchie mura medievali gli impedivano di allargare il centro cittadino e quando Napoleone arrivò fece qui quello che aveva fatto ovunque: smantellò le difese della città in modo che fosse vulnerabile se avesse voluto insorgere contro di lui.
Una volta abbattute le mura Breslavia si allargò verso le campagne e la sua popolazione aumentò in un baleno ma questo non vuol dire che tutti fossero dei fans di Napoleone, tutt’altro, e infatti nel 1913 in città fu inaugurata la Sala del Centenario, un’imponente costruzione che celebrava i cento anni dal proclama “Al mio popolo” del re prussiano Federico Guglielmo III, che invitava i suoi sudditi a resistere a Napoleone con tutte le loro forze.


Pensate che questa costruzione e la successiva celebrazione abbiano fatto piacere all’ultimo re di Prussia Guglielmo II? Assolutamente no! Lui avrebbe desiderato che il centenario fosse quello della battaglia di Lipsia, che era festa nazionale, e non quello del proclama e così, offeso come un bambino dell’asilo, si rifiutò di presenziare all’inaugurazione e mandò invece il figlio… forse il Guglielmo sarà andato a farsi consolare dalla sua amica Daisy, di cui abbiamo parlato nell’articolo sul castello di Książ!
Compra una vocale per i giardini di Szczytnicki
La Sala del Centenario è un bene protetto dall’UNESCO e noi abbiamo subito pensato che fosse una gran cosa visto che il suo design modernista era davvero all’avanguardia per il tempo… solo che poi, guardando più da vicino sul sito che elenca i patrimoni dell’umanità, ci siamo resi conto che questo posto è protetto non tanto per la sua architettura ma perché fu il simbolo della cultura della sua epoca, il che va bene ma non è la prima cosa che pensa chi lo vede!
L’alta ‘guglia’ costruita proprio davanti alla Sala non fa parte dello stesso progetto e non è nemmeno della stessa epoca ma un’aggiunta del 1948 inaugurata in occasione della “mostra dei territori recuperati”, un’esposizione che presentava al pubblico tutte le ricostruzioni effettuate dopo la fine della seconda guerra mondiale che aveva lasciato Breslavia, e la Polonia, in uno stato disastroso.


Durante l’esposizione per i “territori recuperati” si tenne anche il “Congresso mondiale degli intellettuali per la pace” e vi parteciparono moltissimi nomi illustri che supportavano il comunismo, tra cui anche Pablo Picasso.
Durante questo congresso il Picasso soggiornò all’Hotel Monopol e fu su uno dei tovaglioli del ristorante dell’albergo che disegno per la prima volta la “colomba della pace”. Dopo di allora il famoso tovagliolo andò perduto ma la “colomba della pace” rimase comunque un simbolo molto usato nei decessi successivi e si diffuse in tutto il mondo.
Oltre alla Guglia e alla Sala del Centenario, tutta la zona del parco di Szczytnicki merita di essere vista perché, per celebrare l’inaugurazione della Sala, si tenne qua una grande esposizione per la quale furono costruite anche altre strutture, come il padiglione della Quattro Cupole e il grande pergolato in cemento a mezza ellisse che circondava un ameno laghetto.
Al giorno d’oggi l’ameno laghetto è stato trasformato nella “fontana multimediale”, una grande vasca che con i suoi trecento getti d’acqua e le sue ottocento luci può dare vita a incredibili spettacoli.
Non vi sarà difficile riuscire a vedere uno di questi spettacoli perché da maggio a ottobre ce ne sono diversi ogni giorno, sia nelle ore diurne che in quelle serali. Se però sperate di cenare nel ristorante antistante e godervi lo spettacolo dal tavolo, noi vi consigliamo di prenotare perché è uno degli appuntamenti romantici più gettonati in città!
Noi, che non siamo tanto romantici, abbiamo di gran lunga preferito la visita all’attiguo Giardino Giapponese che è stato davvero una fantastica scoperta.
Anche questo giardino fu costruito per l’Esposizione del Centenario e fu l’unico giardino esotico presente durante l’Esposizione di Orticultura del 1913.
Lo aveva fortemente voluto il conte Ludwig Theodor Moritz-Eichborn che era un appassionato orientalista e aveva fatto arrivare direttamente dal Giappone diversi giardinieri in grado di sistemare il parco in modo da mostrare al pubblico diversi tipi di giardini giapponesi: quelli pubblici, quelli acquatici e quelli per la cerimonia del tè.
Dopo l’esposizione tutte le strutture di pietra e legno furono smontate e immagazzinate e del giardino restarono solo gli alberi e il laghetto e nessuno ci pensò più per ottant’anni perché tutti erano troppo impegnati a pensare a quisquiglie tipo due guerre mondiali prima e un regime un po’ invadente poi.

Negli anni novanta però, dopo la caduta del regime comunista, Breslavia aveva voglia di darsi una ripulita e così, quando qualcuno trovò tutti quegli arredi giapponesi stivati nei magazzini comunali, si pensò di risistemare il vecchio giardino.
A distanza di ottant’anni nuovi giardinieri giapponesi furono chiamati in Polonia e il parco fu di nuovo interamente risistemato e oggi è nuovamente visitabile in tutta la sua bellezza; se non fosse stato per il clima estivo davvero fresco e piacevole (molto diverso dal mese di luglio in Giappone!) avremmo davvero potuto credere di essere nei dintorni di Kyoto!



Romanticismo ferroviario
Oltre ai giardini di Szczytnicki c’è un altro posto che gli architetti degli inizi del novecento hanno reso davvero accattivante ed è un luogo che di certo non potrete non visitare se arrivate in città in treno, perché stiamo parlando della stazione centrale.
Siccome noi siamo invece arrivati in auto, ci abbiamo messo un po’ a capire che cosa fosse quel CASTELLO con tanto di merli… e solo guardando su google maps abbiamo capito che era la stazione, il cui edificio era stato costruito alla metà dell’ottocento in stile neogotico e poi impreziosito dalle coperture dei binari in ferro e vetro tipiche del liberty.
So che da noi in Italia le stazioni possono non essere i migliori posti da visitare ma invece a Breslavia la stazione è di certo un posto che siamo felici di aver visto… anche se forse ci siamo finiti perché era proprio davanti al nostro alloggio…
E in tema ferroviario non possiamo non nominare l’installazione “Train to heaven”, opera dell’artista Andrzej Jarodzki.
Quest’installazione è stata realizzata utilizzando una vera locomotiva a vapore Ty2-1035, acquistata dal museo delle ferrovie della Slesia, e sebbene alcuni pensino che sia una specie di ricordo dei treni che portavano gli ebrei alla non troppo lontana Auschwitz, in realtà questo non è assolutamente vero.
Quest’opera infatti fu realizzata nel 2010 ma la sua ispirazione era lo slogan “Breslavia – città degli incontri” usato dalla municipalità a partire dal 1998 per la promozione della città.
A sua volta lo slogan era ispirato a un’omelia di Papa Giovanni Paolo II (che come tutti amano ricordarci in questo paese fu il primo papa polacco della storia!) che definiva metaforicamente Breslavia una città degli incontri a causa della sua posizione a cavallo di tre confini, dove le tradizioni spirituali di oriente e occidente si incontrano.
E cosa, meglio di un treno, può esprimere l’idea dell’incontro?
Sì, perché ancora oggi, in un tempo in cui gli aeroporti sono diventati sempre più affollati e frequentati, nell’immaginario collettivo le stazioni e i treni, con la loro patina romantica, resistono come simboli immortali di viaggio e di incontro.


I pedoni svaniti nel nulla
“Train to Heaven” però non è l’unica opera recente che potrete incontrare passeggiando per Breslavia perché anche il gruppo scultoreo dell’artista Jerzy Kalina, che si chiama “The passage” o “monumento al pedone anonimo”, merita di essere menzionato (e visitato).
Queste sculture rappresentano delle persone che sembrano essere inghiottite dalla strada su cui stanno camminando e furono realizzate per la prima volta in occasione di un programma televisivo nel 1977.
Sebbene l’autore abbia affermato di essersi ispirato al coma che colpisce i personaggi del dramma “Il matrimonio”, scritto da Stanisław Wyspiański nel 1901, in molti vollero considerare quell’installazione una premonizione della futura legge marziale, durante la quale molte persone semplicemente scomparvero (come inghiottite dal nulla), probabilmente perché internate come anti-comunisti.
Nel 1977 l’opera era stata realizzata in cartapesta e poi le figure erano state rivestite con abiti colorati di grigio ma nel 2005 ne fu realizzata una copia in bronzo che ora potete vedere all’incrocio tra le vie Piłsudskiego e Świdnicka.


L’opera realizzata nel 2005, nel rispetto dell’originale, non è stata aggiornata ai tempi moderni e le persone indossano ancora gli abiti tipici degli anni ’70.
Non sappiamo se davvero Jerzy Kalina avesse avuto una premonizioni di quello che sarebbe successo ma è indubbio che l’opera, vista in quest’ottica, appare davvero inquietante anche sotto il sole del mattino!
Andrei in brodo di giuggiole a vedere dal vivo quel soffitto affrescato all’Accademia Gesuitica Leopoldina o quelli dell’università! Comunque ammetto la mia ignoranza nel dire che non avevo mai sentito parlare di Breslavia ma sembra davvero interessante e poi ha un giardino alla giapponese, mi conquisterebbe solo con quello.
E quelle sono sole le attrazioni “minori” della città perchè mi piaceva creare un po’ di suspance prima di passare ai luoghi più turistici del centro storico!
Ormai so che se voglio ricercare qualche luogo particolare e meno conosciuto delle solite città da visitare, posso venire sul tuo blog e troverò sempre qualcosa. Mai tenuta in considerazione, Breslavia sembra proprio carina ed interessante da visitare!
Noi ce ne siamo innamorati e infatti ci torneremo di sicuro!
Ma che bella città che mi hai fatto scoprire, non sapevo molto su Breslavia ma dalla descrizione e dalle foto la trovo davvero interessante, tutta una zona da esplorare ne terrò conto
Davvero illuminante il vostro racconto di Breslavia, città che non ho ancora visitato. Quando ci vediamo (presto) vi chiederò qualcosa in più perché credo che sia arrivato il momento di andare in Polonia.
Sìììì!!! Sono attualmente innamoratissima della Polonia!!!
Mi sono sempre chiesta come fosse Breslavia e se valesse la pena di essere visitata, anche perché Ryanair offre spesso delle ottime tariffe per andarci. Mi pare molto interessante e ricca di storia.
Infatti ci siamo chiesti come mai tutti preferiscano Cracovia quando ci sono voli Ryanair su entrambe le città ma abbiamo il sospetto che questa spudorata preferenza italiana abbia qualcosa a che fare con Il. Primo. Papa. Polacco. Della. Storia!
Avevo già letto qualcosa su Breslava ma il tuo modo di raccontarla me ne ha fatto letteralmente innamorare! Tra l’altro devo farti i complimenti per le foto, sono davvero bellissime e rendono onore a questa destinazione.
Grazie per i complimenti. Si vede che, con il fatto che la città mi piace molt,o ero più ispirata del solito!
Oddio alla sola vista di tutto quel barocco e quel rococò sono subito andata in visibilio e in brodo di giuggiole! E chi si aspettava che Breslavia fosse così elegante ed eccentrica? Ora voglio assolutamente visitarla, mannaggiaaaaa!!
In realtà quel barocco lì è praticamente l’unico rimasto perchè… ehm… diciamo che qui con i bombardamenti a tappeto ci hanno dato dentro di brutto durante la seconda guerra mondiale…
Ma che meraviglia Breslavia! Ha tutto: storia, verde e attrazioni particolari! Sicuramente da aggiungere alla wish list