La waiting list di Michelangelo
Bruges è una meta che appare spesso in giro per internet perché è un borgo medievale protetto dall’UNESCO e oltretutto conservato benissimo.
E’ innegabile che le case di mattoni, tipiche delle costruzioni di questa zona, siano particolarmente esotiche per noi italiani che non abbiamo niente del genere nel vasto panorama di borghi medievali del bel paese. Tutto questo charme però non sarebbe stato sufficiente a spingerci a visitare Bruges mentre un solo accenno a Michelangelo è bastato per farci desiderare di vedere questo borgo.
Partiamo dall’inizio così andiamo con ordine: una sola opera di Michelangelo è stata commissionata all’artista per essere esposta, fin dalla sua realizzazione, fuori dai confini Italiani e quest’opera è la Madonna con bambino che si trova a Bruges.
Le cose andarono più o meno cosi: il Michelangelo era recentemente diventato molto popolare dopo aver scolpito la Pietà e così, anche se era già impegnato a realizzare il David, visto che gli artisti non ricevevano chissà che gran pagamenti, decise di accettare anche altre commissioni da realizzare nel tempo libero, tra una scalpellata e l’altra al colosso di marmo che recentemente è stato definito (da dei cretini, probabilmente) pornografico.


Ovviamente erano in molti a volere un’opera del Michelangelo ma lui non fece una bella waiting list come quelle a cui siamo abituati oggi, tipo che se ti sei iscritto per primo allora sarai servito per primo, ma diciamo che adottò un metodo moooolto più italiano per realizzare i pezzi richiesti. Questa lista di attesa prendeva quindi in considerazione diversi fattori come: A) Quanto pagavi B) Quando pagavi C) Se eri amico di suo cuggggino.
Si trovava a Firenze a quel tempo un tale Mouscron che però noi italiani, incapaci oggi come allora di pronunciare il suo nome, chiamavamo Moscheroni.
Il Moscheroni non era amico del cuggggino di Michelangelo però conosceva bene Jacopo Galli che di mestiere faceva il banchiere e che, incidentalmente, era non solo amico del Michelangelo ma era pure uno dei suoi protettori. Fu probabilmente grazie a questo clientelismo sfacciato che non passa mai di moda che il Moscheroni passò in cima alla waiting list del Michelangelo.
Ovviamente, se fai passare avanti una commissione che dovrebbe stare in coda, sarebbe meglio che tutti gli altri che aspettano i tuoi lavori non lo venissero a sapere, soprattutto se ti hanno già pagato la caparra, così il Michelangelo lavorò in fretta e pure un po’ in segreto e, una volta completata la Madonna con Bambino che il Moscheroni voleva, gli chiese di portarsela a casa sua, a Bruges, in fretta e senza vantarla troppo in giro.
Come rapire un’opera di Michelangelo
Così questa statua finì a far bella mostra di sé a Bruges e se la storia fosse finita lì sarebbe stata comunque interessante ma non stupefacente.
Dovete capire che anche secoli dopo il rinascimento le opere di Michelangelo rimasero molto apprezzate e tutti avrebbero voluto averne una, soprattutto i soliti personaggi storici noti per la loro abitudine di arrivare in un posto e portarsi a casa le opere che volevano senza pagare.
Tra questi i due più famosi sono certamente Napoleone e Hitler e entrambi, ovviamente, puntarono gli occhi sulla Madonna di Bruges anche perché, capiamoci, se devi rapire una statua è di certo più comodo imballare una Madonnina di un metro e venti che cercare di far entrare in una scatola i cinque metri e passa di quel gran pezzo di marmo del David.
Fu così che Napoleone si portò quest’opera a Parigi ma solo perché fosse restituita a Bruges alla sua caduta e poi, durante la seconda guerra mondiale, arrivarono i nazisti e la rapirono di nuovo.
Questo secondo ratto fu più rocambolesco però, perché la povera Madonnina e il suo Bambino vennero schiaffati tra due materassi e spediti via, verso un luogo segreto.


Il fatto era che Hitler avrebbe voluto creare un museo immenso con tutti i pezzi migliori scippati in giro ma era un progetto per il dopoguerra, per quando avesse vinto, quindi nel frattempo i nazisti si limitavano a prendere tutto quello che era interessante e metterlo in depositi segreti. Questa loro mania di nascondere i tesori fece sì che, ancora ai nostri giorni, i tesori dei nazisti siano mitizzati non meno di quelli dei pirati!
Per fortuna a quel punto della guerra era già stato attivato il programma “Monuments, Fine Arts, and Archives” che altro non era che un gruppo militare che aveva il compito di proteggere i beni culturali dalla guerra.
Questo gruppo, che era composto da 345 persone che non erano militari di professione ma piuttosto esperti d’arte, professori, curatori, storici dell’arte e altre persone di questo genere, si prodigò in lungo e in largo per tutta l’Europa, a partire dal 1943 e ben oltre la fine della seconda guerra mondiale, per recuperare le opere d’arte rubate. Furono proprio loro, come narrato nel film di George Clooney del 2014 “Monuments Man”, che riuscirono a recuperare questa statua, insieme a molte altre opere d’arte, in un deposito segreto nascosto in una miniera della Stiria.
Carlo il Temerario, il re di Francia e la ragazza con l’accetta
Così siamo andati a vedere questa Madonna dalla lunga storia nella sua casa a Bruges, nella chiesa di Nostra Signora, e una volta lì siamo incappati in un’altra storia davvero molto interessante, quella di Carlo il Temerario e di sua figlia Maria di Borgogna.
Questi due, le cui tombe monumentali si trovano nella stessa chiesa della Madonna di Bruges, sono entrambi personaggi degni di nota ma partiremo dal Carlo per diritto di anzianità.
Il Carlo era uno con il sogno di ottenere un regno per se stesso riunendo i territori della Borgogna con quelli confinanti ma questo progetto aveva un oppositore piuttosto temibile perché il suo vicino di casa era Luigi XI di Francia di cui lui, tra l’altro, era vassallo.
Così, con un comportamento che gli valse l’appellativo di “Temerario”, il Carlo cominciò a fare i dispettini al re francese che, con molta maturità, rispose allo stesso modo.
Da una parte il Carlo, insieme ad altri nobili, faceva pressioni per ottenere l’indipendenza, costringendo Luigi XI a rispondere in armi, dall’altra il Luigi mandava agitatori in Borgogna per sollevare la popolazione contro i nobili.
Non stiamo a raccontarvi di tutte le battaglie e di tutti trattati che la cosa è complessa e non molto divertente ma almeno su un paio di episodi vogliamo dilungarci perché ci hanno colpito particolarmente e, per par condicio, ne scegliamo uno dove il Carlo vince e uno dove perde.


L’episodio in cui il Carlo perse male avvenne durante l’assedio della città francese di Beauvais che era protetta solo da una piccola guarnigione di cittadini e probabilmente sembrava un obiettivo facile.
Purtroppo il Carlo non sapeva che in questa città viveva una donna di nome Jeanne che, per come la vediamo noi, aveva organizzato con le amiche di fare un giro di shopping in una città vicina e che si ritrovò invece costretta a rimandare a causa dell’assedio.
Ora, voi avete presente che cosa succede quando una ha messo da parte soldi per un’uscita di shopping e all’ultimo le tocca annullare? Be’ se non lo sapete vi dirò che alcune persone queste cose la prendono male e Jeanne era una di quelle.
Vide che gli uomini del Carlo cominciavano a mettere le scale contro le mura per entrare e, incazzata come una biscia, prese un’accetta, salì sulle mura e cominciò a spaccare teste che nemmeno nel miglior video gioco splatter PEGI99, il tutto mentre incitava le compagne di shopping a fare lo stesso.
Non solo il Carlo non riuscì a entrare in città ma narra leggenda che la Jeanne fosse pure riuscita a ferirlo… e dopo di allora divenne un’eroina nazionale con il soprannome di Jeanne Hachette ovvero Jeanne Accetta.


Il Carlo se la cavò meglio quando invece dovette incontrare di persona il Luigi a Péronne perché in quell’occasione, sebbene fosse un incontro diplomatico, il Luigi si era dimenticato che aveva mandato alcuni dei suoi a fare casino a Liegi, dove la popolazione si era sollevata e aveva trucidato il vescovo e il governatore scelti da Carlo.
La notizia di questi scontri arrivò proprio mentre i due erano ancora nel castello e Carlo, essendo in vantaggio, tenne in ostaggio il Luigi fino a quando questi non accettò le sue condizioni contrattuali e poi se lo portò con sé per andare a sedare la rivolta e, per buona misura, fece distruggere la città alla presenza del re francese.
Quando alla fine Carlo morì in battaglia, il Luigi ne fu così contento che fece festa grande e la notizia impensierì un poco la figlia del Carlo, la ventenne Maria di Borgogna, che cominciò a sospettare di aver ereditato una situazione di merda profonda.
La Maria, quella della caccia al falcone
Per tutta la sua vita la Maria aveva saputo che, come unica erede di suo padre, la sua mano era molto desiderata ma a lei di tutta quella roba lì fregava poco perché era stata allevata fuori città, in una bella zona boscosa dove lei e i suoi amichetti si divertivano a scorrazzare per boschi e cacciare col falcone. Qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse arrivata al potere impreparata e forse era così ma compensò come meglio poté.
Come prima cosa dovette vedersela con un po’ di città che erano state tirate in mezzo più volte negli screzi tra Carlo e Luigi e che, di conseguenza, si erano un po’ rotte le palle e, prendendo la questione di petto, avevano costretto Maria a concedere loro enormi libertà locali grazia a una carta dei diritti detta Gran Privilegio.
Forse fu allora che Maria si rese conto che era meglio trovarsi un marito per dare più credibilità alla sua posizione di governante e, scorrendo la lista di Amazon alla voce “Sposi per duchesse”, scelse il diciottenne Massimiliano I d’Asburgo che era pure il figlio dell’Imperatore del Sacro Romano Impero, cosa che schifo non faceva.
Il Massimiliano gli fu spedito a casa con corriere espresso ma lei non si era accorta che veniva venduto senza accessori: né soldi, né esercito e soprattutto senza il sostegno dell’illustre paparino.
A Maria però non importò più di tanto perché gli bastava che si prendesse in carico le discussioni militari e il Massimiliano, per quella roba lì di guerra, era portato, quindi i due ingranarono bene e mente lui faceva la guerra lei si incaricò dell’amministrazione finanziaria del paese, anche perché lui non conosceva nemmeno bene la lingua e tutti lo guardavano un po’ storto.


Il loro accordo funzionò bene e i due andavano pure d’accordo tanto che, invece di avere camere da letto separate come tutti nobili del tempo, questi due dormivano insieme e in camera si tenevano pure i falchi da caccia di lei.
Tutti però sapevano chi portava i pantaloni in famiglia e in un’occasione in cui il Massimiliano decise di muovere guerra, i suoi consiglieri si appellarono a lei che, infida come poche, gli disse che sarebbe potuto partire solo dopo averla salutata e lui, tontolone, le credette.
Neanche a dirlo lei lo chiuse in camera da letto e lo lasciò uscire solo quando accettò, invece di andare in guerra, di portarla a ballare.
Avrebbe potuto essere una governante incredibile ma la sua carriera fu stroncata da una caduta a cavallo durante una caccia al falcone che le ruppe la schiena.
Si dice che, avendo capito che stava per morire, la Maria avesse fatto cacciare il Massimiliano in lacrime dalla sua stanza per poter finire di mettere in ordine gli affari di stato senza la sua triste interruzione.
A Bruges, oltre a visitare il mausoleo che l’innamoratissimo Massimiliano fece costruire per lei, non scordatevi di bere una birra in suo onore, magari proprio la birra che porta il suo nome!
Reliquie trovate in giro
Oh, guarda! Ci siamo accorti di esserci dilungati un po’ e di Bruges abbiamo visto solo una chiesa, mentre questa cittadina ha anche moltissime altre cose da visitare!
Affrettiamoci quindi verso la Basilica del Santo Sangue che si chiama così perché, ovviamente, custodisce una fiala del Sangue di Cristo riportata qui a Bruges dalla Terrasanta da tale Léonius de Furnes, un monaco che si era unito alla seconda crociata insieme al re di Francia Luigi VII e al conte delle Fiandre Teodorico d’Alsazia.
Si dice che il buon Léonius fosse riuscito a raccattare questa fiala del Santo Sangue da Baldovino III di Gerusalemme ma non abbiamo mica capito tanto bene perché questi avrebbe dovuto dargli una reliquia così preziosa… dubitiamo però che lo abbia fatto aggggratissss e per buon cuore.
Uno studio recente però fa risalire la fiala in cristallo di rocca che conteneva il Santo Sangue a una manifattura di Costantinopoli del milleduecento, quindi c’è anche la possibilità che la reliquia arrivasse da lì e non da Gerusalemme. Questa cosa avrebbe storicamente senso perché Sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino, aveva riportato dal suo viaggio in Terra Santa molte reliquie ma, per saperne di più su di lei e su suo figlio, potreste voler dare un’occhiata al nostro articolo su Nonantola.
Comunque, una volta riportata dalle crociate, la fiala fu messa nella cappella adiacente al palazzo del Conte delle Fiandre ma la notizia del miracoloso ritrovamento si sparse ovunque e i pellegrini cominciarono ad arrivare a frotte, così la cappella fu soppalcata e il piano superiore fu dedicata solo alla contemplazione della santa reliquia.
E’ possibile ancora oggi visitare sia la cappella romanica inferiore, con le sue volte romaniche, sia quella superiore gotica con allegre decorazioni Art Nouveau aggiunte all’inizio del novecento.


Cosa sarebbe ‘sto Beffroi?
Ci sono altri due posti che dovreste visitare mentre siete a Bruges: il Beffroi e il beghinaggio.
In pratica l’UNESCO ha inserito nella sua lista di patrimoni dell’umanità tutto il centro storico di Bruges ma il Beffroi e il beghinaggio sono inseriti anche singolarmente, uno nella lista dei Beffroi di Belgio e Francia e uno in quella dei beghinaggi fiamminghi.
Ma che cos’è un Beffroi? E un beghinaggio?
Per farla facile il Beffroi altro non è che un campanile che non appartiene per forza a una chiesa ma è invece di proprietà della città.
I Beffroi in questa zona sono moltissimi e quelli protetti dall’UNESCO sono di molte epoche e stili diversi ma tutti incarnano le libertà e i diritti che le città sono riuscite a ritagliarsi. Quello di Bruges fu costruito nel 1280 per sostituire il precedente beffroi in legno che era stato distrutto da un incendio. Purtroppo le torri sono spesso soggette a fulmini e incendi, così il coronamento che potete vedere oggi non è più quello originale ma un’aggiunta neogotica di inizio ottocento che però si integra bene con il resto.


Beghinaggio? Inventiamo parole a caso?
E adesso arriviamo al Beghinaggio.
Se pensate che questa parola faccia pensare alle “beghine” che di solito infestano le parrocchie nostrane, siete sulla strada giusta perché più o meno si tratta di quello.
I beghinaggi erano infatti delle comunità di laici devoti che si riunivano in gruppi per condividere una vita di devozione e preghiera ma senza mai entrare a far parte ufficialmente degli ordini religiosi e, come per i beffroi, non è qualcosa che si sia mai diffuso in Italia, probabilmente per la grande varietà di ordini religiosi esistenti e per l’insistenza della chiesa a far prendere i voti alle persone interessate a questo stile di vita che però, si sa, si attenevano a standard piuttosto lassisti a quei tempi!
Non che gli standard di aderenza ai voti, soprattutto quelli di castità, fossero molto migliori nel nord Europa nel medioevo, perché la creazione di un beghinaggio a Bruges si fa risalire ai tempi di Margherita di Costantinopoli il cui primo marito,Burcardo, era diacono.
I diaconi in realtà non hanno obbligo di voti di castità e in molti casi sono sposati ma nel caso della Margherita e del Burcardo, visto che ci stavano in mezzo delle terre e dei titoli nobiliari, la cosa era dubbia, tanto che il papa accettava e rigettava il loro matrimonio a intermittenza variabile a seconda delle vittorie e dei profitti che ne derivavano.
Andò a finire che la Margherita, che comunque si era vista assegnare il marito quando aveva dieci anni, verso i venti approfittò del viaggio a Roma del Burcardo, che cercava di regolarizzare (di nuovo) il suo matrimonio, per lasciarlo del tutto e farsi un nuovo marito.
Purtroppo era evidentemente destinata ad avere mariti discutibili almeno sotto un punto di vista perché suo nonno e la nonna del suo novello sposo, Guglielmo II di Dampierre, erano fratello e sorella e di conseguenza molti videro la nuova unione come incesto e questo fece sì che venissero sollevati dubbi sulla legittimità della loro prole.
C’è poi da dire che la Margherita non ebbe gran fortuna nemmeno con i figli, perché quelli del primo marito e quelli del secondo cominciarono in fretta a farsi guerra per ottenere i terreni della madre che però visse per ben 78 anni, una vita considerevolmente lunga per il tempo, e seppellì quasi tutti i pargoli per poi lasciare le sue terre ai nipoti.

Per tornare al beghinaggio di Bruges, quello che potete vedere oggi non è più il primo nucleo voluto da Margherita ma un versione molto più recente: le casette dipinte di bianco risalgono infatti al sedicesimo secolo mentre la porta monumentale che da accesso a questo complesso tranquillo e ombreggiato è del 1776.
Se a questo punto non siete ancora stanchi di leggere potrete trovare alcune altre piccole curiosità e qualche suggerimento su Bruges anche nella nostra GUIDA NERD!
Io spero che voi abbiate un passato di professori di storia perché sono sicura che fareste la felicità di molti studenti. Se avessi avuto dei prof con un briciolo del vostro entusiasmo nel raccontare storia e arte a quest’ora sarei un’appassionata.
Comunque, di tutte queste storie, il Massimiliano è l’unico vero romantico non capito!
Visto che qui in due abbiamo un passato di scarsissima voglia di studiare, faremmo davvero felici degli studenti se ci assumessero come prof, perchè non assegneremmo mai un compito! 😂 🤣
Bruges è in lista da non so nemmeno io quanto tempo ormai! La sua anima fiamminga, le sue architetture e la sua storia avvincente ne fa una meta davvero interessante a 360°! E poi è un luogo davvero folkloristico, quasi magico!
Noi, con tutti i suoi palazzi in mattoni dall’aspetto tipicamente fiammingo, l’abbiamo trovata davvero ‘esotica’ e ci è piaciuta moltissimo!
Povera madonnina, contesa e sballottolata da monarchi egoisti! Non sono mai stata a Bruges ma ora sono curiosa di vedere tutti i monumenti da te citati in questo articolo. Sicuramente vedrei la città da una prospettiva insolita.
Bruges mi è piaciuta tantissimo. Quello che mi ha davvero stupito sono stati i mulini a vento nel quartiere Sant’Anna, a pochi minuti dal centro. Che sorpresa!
Idem! Trovo che Bruges sia davvero fantastica e spero davvero di trovare il tempo di ripassarci perchè ci sono alcune cose che, per problemi di tempo, purtroppo non sono riuscita a vedere!
Come al solito leggerti è uno spasso, come ti fanno a venire in mente certe idee!! Bruges comunque già mi attirava molto, ora con tutte queste storie legate a bellezze del luogo ancor più mi hai convinta, dovrò organizzare una spedizione per vederla di persona
A noi Bruges è piaciuta davvero moltissimo e penso che meriterebbe almeno un paio di giorni pieni!
Ogni volta raccontate una città o una meta che non avevo mai preso in considerazione in maniera che non solo mi fa immediatamente pensare: “Ma com’è che non ci sono mai andata?”, ma rendendo interessanti certe vicissitudine storiche alle quale normalmente non si farebbe attenzione (o almeno, io non ci farei attenzione). Non conoscevo la storia della Madonna con Bambino di Michelangelo, e sono quasi caduta dalla sedia immaginando il ratto della statua e il tentativo di far entrare in una scatola una Madonna da cinque metri!
A me succede in continuazione di vedere articoli su posti che non ho mai visto e desiderare immediatamenti di andarci, quindi immagino che sia normale… ora devo solo vincere un turista per sempre e poi magari riuscirò a spuntare qualche spillo dalla mia mappa dei desideri! 😂
Molto bella la storia della Madonna di Michelangelo, era proprio da lui (si dice che fosse molto ricco e molto avaro) fare lavori ben pagati quasi di nascosto.