La grande scoperta di Jean-François Séguier
Il restauro infingardo
Ora faremo un’ammissione imbarazzante.
Di solito prima di visitare un posto preferiamo informarci su che cosa andremo a vedere ma a volte, quando si è in viaggio, capita di volersi fermare per una pausa e così è stato del tutto per caso che un bel giorno ci siamo fermati a Nîmes.
Eravamo arrivati verso sera, affamati, e l’unica cosa che cercavamo era un buon ristorante.
Dopo cena però ci venne l’idea di fare due passi in centro, giusto per digerire.
Passammo di fianco a questo grande edificio bianchissimo, come se fosse stato appena ripulito, e ci sembrò strano perché spuntava come un fungo proprio al centro di una piazza, senza niente intorno.
Il nostro commento, così a caldo, fu questo:
“Chissà che cos’è quell’edificio neoclassico. Sarà forse qualcosa del tempo di Napoleone?”
Era la Maison Carrée, uno dei templi romani meglio conservati al mondo.

Quando lo capimmo, il giorno successivo, ci vergognammo come dei cani ma non era del tutto colpa nostra! Il fatto è che, da italiani, abbiamo sempre in mente Roma, dove gli edifici romani tutto sembrano meno che palazzi nuovi o al massimo di un paio di secoli… o almeno così ci siamo giustificati con noi stessi…
Comunque la Maison Carrée, letteralmente ‘casa quadrata’, è davvero un tempio romano e davvero è arrivato a noi inalterato, soprattutto perché a causa della sua ‘grandiosità’ è stata utilizzata nel tempo come sede amministrativa della città, a parte alcuni periodi in cui ha svolto altre funzioni… come quella di stalla, in effetti…
Che mestiere fai? Studio buchi!
Il fatto curioso però è che, nei secoli, si è persa la conoscenza di che tempio fosse… era lì da tanto che nessuno sapeva più a chi fosse dedicato in origine. Era un tempio, okay, ma dedicato a chi? Boh? Nessuno lo sapeva.
Poi arrivò il diciottesimo secolo e si cominciò a rivalutare la storia antica e così uno studioso locale, Jean-François Séguier, cominciò a cercare le risposte a queste domande dimenticate.
Il Gianfranco qui, si era fatto le ossa accompagnando il marchese Scipione Maffei in giro per l’Europa e studiando un po’ di tutto, dalle antichità alla botanica passando per l’astronomia. Aveva pure raggiunto dei gran bei risultati, tanto che aveva scoperto una nuova cometa e pubblicato molti studi botanici.
Poi però il suo compagno di avventure morì e Gianfranco tornò a Nîmes e qui, sarà per noia, sarà perché davvero gli interessava, si mise a contemplare la Maison Carré e in particolare i suoi buchi.
I buchi? Di che cosa state parlando?
Sì, lo sappiamo che pare ambiguo nominare buchi a caso ma fu proprio quello che fece Gianfranco: si mise a osservare e studiare i buchi sul frontone della Maison Carrée, sospettando fortemente che fosse lì che erano infisse le staffe che sostenevano le lettere di dedica del tempio.
Osserva oggi, osserva domani, con santa pazienza provò e riprovò per vedere che lettere si adattavano. Con l’accanimento tipico di certe persone davanti alla pagina della sfinge della Settimana Enigmistica, alla fine risolse l’enigma: il tempio era stato eretto in onore dei nipoti di Augusto, Gaio e Lucio Cesare.

Forse era Diana… o forse no
Questo mistero era stato finalmente risolto ma un altro invece è ancora tutto da scoprire perché, poco lontano dalla Maison Carré, sorge un edificio noto come ‘tempio di Diana’ che, nonostante il nome, non si ha la minima idea di che cosa fosse.
Alcune cose le sappiamo, come per esempio che in quest’area c’era un santuario dedicato ad Augusto che comprendeva un ninfeo con diverse vasche.
Se per caso vi state chiedendo come fosse possibile che a Nîmes ci fosse così tanta acqua da alimentare un ninfeo, troverete la risposta a pochi chilometri dalla città, dove potrete ammirare il celebre Pont du Gard, meraviglia architettonica dell’antica Roma che era, in effetti, l’acquedotto che portava acqua a Nîmes!

Tornando al nostro tempio di Diana, il problema è che non sappiamo cosa fosse perché nel 1739 si pensò bene di ‘riutilizzare’ quest’area, e in particolare le vasche romane ancora perfettamente funzionanti, per installare un giardino con fontane che ricordasse l’antica origine del posto, con tanto di statue a tema.
Il giardino, detto appunto ‘Jardins de la Fontaine’, è stato uno dei primi parchi pubblici in Europa e questa è di certo una bella cosa ma, nello stesso tempo, questo ha fatto sì che perdessimo molte informazioni sulla reale funzione degli edifici della zona, compreso che cazzo fosse il ‘tempio di Diana’.


Con alcuni misteri ora svelati e altri che ci restano ignoti, consoliamoci sapendo che invece dell’arena romana di Nîmes conosciamo perfettamente sia la funzione sia l’antica capienza, che era di ventiquattromila posti!
Anche se molti lo troveranno un passatempo sconveniente, noi amiamo sapere che ancora oggi quest’arena, svolgendo una funzione simile a quella antica, ospita scontri tra l’uomo e le bestie. Ebbene sì, a Nîmes si tengono, durante le ferie spagnole, diverse corride che, semplificando al massimo, sono uno degli ultimi residui degli antichi spettacoli di lotta tra l’uomo e le fiere.
In tutta l’occitania, le corride sono uno spettacolo non meno amato che in Spagna e, come nell’antica Roma, nelle arene si forgiano leggende!

Il torero ‘leggendario’ di Nîmes (e di tutta la Francia) è stato Nimeño II, al secolo Christian Montcouquiol.
Amatissimo, descritto da tutti come un vero artista del toreo, Nimeño II ottenne grandi successi in Francia, Spagna e Sudamerica, tanto che il numero di giovani che cominciarono a inseguire il sogno di diventare torero crebbe a dismisura, in quegli anni.
Purtroppo la leggenda di Nimeño II incontrò la sua tragica fine il 10 settembre del 1989 contro Pañolero, un toro Miura che riuscì a sollevarlo e lanciarlo in aria.
Nella caduta Nimeño II si fratturò la spina dorsale e rimase paralizzato. Lottò tra la vita e la morte per diversi giorni e, quando alla fine riprese conoscenza, la sua riabilitazione fu seguita dai media francesi quasi quotidianamente. Nel giro di un anno riuscì a riottenere l’uso di entrambe le gambe e del braccio destro ma il sinistro rimase paralizzato. Probabilmente incapace di far fronte alla menomazione e alla perdita del suo sogno, Nimeño II si tolse la vita nel 1991 ma, a tutt’oggi, resta nel cuore di molti e così davanti all’arena di Nîmes, la sua arena, troverete una statua di bronzo a grandezza naturale che lo ritrae nelle sue vesti da torero.
Noi ci teniamo solo a dirvi che vedere una corrida in un’arena romana è un’esperienza che indubbiamente può darvi l’idea esatta di come fosse, anticamente, assistere a uno scontro tra uomo e bestia, perché il pubblico dell’arena è un essere a se stante, che sospira, sussulta, incita, ama e odia contemporaneamente e che può essere completamente ammaliato da un solo uomo, se questo è un vero artista.
Bye bye con curiosità
Per chiudere con qualcosa di più leggero vi lasciamo con due curiosità.
Se visitate la place du marché, vi ritroverete davanti alla fontana del coccodrillo, animale che incontrerete spesso Nîmes, poiché questa città era stata anticamente abitata dai legionari romani di ritorno dalle campagne d’Africa che avevano usato un coccodrillo incatenato a una palma come loro simbolo… ed è ancora lo stesso simbolo a rappresentare la città di Nîmes.

E per finire, ricordate che se qualcosa proviene da Nîmes, in francese da ‘De Nîmes’ pronunciato ‘De-nim’… non è un caso se la stoffa usata per i jeans si chiami Denim perché è in questa città che veniva fabbricata!
Per approfondire:
- Nîmes su Wikipedia
- Maison Carrée su Wikipedia
- Tempio di Diana su Wikipedia
- Arena di Nîmes su Wikipedia
Informazioni pratiche:
- Sito dell’ufficio del turismo di Nîmes
- Sito dell’arena di Nîmes
- Biglietteria dell’arena di Nîmes per le corride
- Museo della romanità di Nîmes