BMW 503 al BMW Museum di Monaco di Baviera in Germania. Foto sul blog di viaggi Nerd in spalla: viaggiatori poco seri.

Il dramma!

HO CEDUTO!

Alla fine doveva succedere…

ho accontentato mio marito… e no, non sto facendo tutta questa scena per una qualche perversione sessuale presa da un hentai di serie zz, tranquilli!

Eravamo a Monaco di Baviera per l’esposizione dei cento anni della Disney (di cui trovate l’articolo qui) e una volta usciti ci siamo ritrovati con un pomeriggio libero così, complice un meteo non proprio rassicurante, il Teo mi ha fatto una proposta scandalosa cercando di prendermi alla sporvvista: “Siamo nel quartiere olimpico e tra poco diluvia. Che cosa ne dici di andare al Museo BMW che è proprio qui a due passi?”

Encefalogramma piatto. Io ho cercato di pensare a valide alternative ma purtroppo non mi è venuta nessuna idea intelligente così ho tentato la carta del: “Ma io ho fame!”

“Dentro ci sarà sicuramente un ristoro.” Aa ribattuto prontamente il viscido bastardo.

Merda… presa alla sprovvista quell’unica volta in cui non avevo pronto un categorico ‘no’ motivato da ottime ragione… ri-merda.

BMW X5 in mostra al BMW Welt
BMW M4 in mostra al BMW Welt

Cilindri e insalatiere

E così ci siamo incamminati verso la gigantesca zona dedicata al famoso marchio di automobili. Qui non si sta parlando di un solo palazzo ma di un intero quartiere tra cui i tre edifici simbolo: la torre, il museo e il BMW Welt.

Sebbene il marchio BMW sia stato fondato nel 1917, questo grande complesso fu costruito in concomitanza con le Olimpiadi di Monaco del 1972 e non fu un caso se la zona scelta era attigua al parco olimpico perché, ovviamente, tutto il mondo sarebbe passato qui vicino, anche solo grazie alle telecamere puntate sugli eventi sportivi, e la BMW avrebbe sostanzialmente ottenuto pubblicità per osmosi.

Era però importante, perché la nuovissima sede fosse notata, che la costruzione che ne era al centro fosse imponente e con un design dal forte impatto scenico e così la prima cosa da trovare, per la realizzazione di questo progetto, fu un architetto che potesse soddisfare le altissime aspettative della BMW.

Non fu la BMW a scegliere l’architetto austriaco Karl Schwanzer ma sarebbe più esatto dire il Karl si scelse da solo perché era certo di avere, tra tutti, l’idea giusta.

Il Karl aveva già un nome nel settore ma per convincere i dirigenti BMW ad affidargli la progettazione della nuova sede decise che aveva bisogno di mostrare a tutti quello che c’era nella sua mente. A suo parere presentare progetti e schizzi non sarebbe stato sufficiente, così si recò agli studi cinematografici Bavaria, che si trovano appena fuori Monaco, e fece costruire a sue spese un set che mostrasse come sarebbero stati gli uffici finiti, con tanto di finestre con le foto del panorama sul villaggio olimpico la cui costruzione era appena cominciata!

La sua visione, e il modo in cui l’aveva presentata, piacquero molto ai dirigenti BMW e così, nel 1968, cominciarono i lavori di costruzione della Torre e del museo BMW che finirono giusto in tempo per presentare al mondo gli edifici in contemporanea con l’apertura dei giochi olimpici.

Anche se tutto il punto di costruire proprio in quel determinato periodo era la pubblicità che ne sarebbe derivata, i dirigenti BMW accettarono senza troppe lamentele di smontare i propri loghi dal palazzo per tutta la durata delle olimpiadi, sicuri che anche senza il loro marchio in evidenza nessuno potesse equivocare sui proprietari di quegli edifici, grazie alle loro peculiari forme.

Le torri BMW a forma di 4 cilindri – Foto di Mohammad Saifullah

A parte per le olimpiadi, ci fu un altro caso in cui i loghi della BMW furono smontati dal palazzo e fu per le riprese del film “Rollerball” del 1975, quando la torre interpretò la parte della sede della compagnia Energy e fu quindi sormontata dai cerchi arancioni simboli di quella corporazione che sarà una delle capostipiti di molte altre malvagie megacorp dell’immaginario cinematografico e cyberpunk… e questo senza parlare del fatto che “Rollerball” fu uno di quei film che segnarono un certo tipo di sci-fi e che probabilmente ispirò anche il motorball, il violento sport che abbiamo molto amato in “Alita”.

Ma perché la BMW era così sicura che tutti avrebbero riconosciuto la loro sede anche una volta rimossi i loghi? Ora, per me che di auto non ne capisco niente e di architettura recente ancora meno, c’è stato bisogno di una spiegazione dettagliata da parte del Teo per rispondere a questa domanda, perché io mica l’avevo capito che la torre ha la forma dei 4 cilindri di un’auto mentre l’edificio del museo, che vi si trova propria davanti, è la testata di detta auto… per fortuna non sono l’unica a non aver compreso a cosa alludessero quelle forme visto che il museo BMW è attualmente chiamato anche “L’insalatiera”!

Il museo BMW a forma di “insalatiera” con le torri BMW sullo sfondo – Foto di Kawshar Ahmed
La concept car Vision Efficient Dynamics vista in un muro di specchi
BMW Welt visto dall’esterno con sullo sfondo l’Olympiaturm

Mondo BMW

Prima di arrivare al museo BMW vero e proprio ci siamo però fermati al “BMW welt” (Mondo BMW), un grande edificio moderno che comprende una vasta esposizione degli ultimi modelli, disposti su vari livelli e con ambientazioni a tema, negozi di souvenir, accessori e abbigliamento brandizzati BMW e punti di ristoro. Parlo al plurale perché ne abbiamo contati almeno quattro… e io sono finalmente riuscita a mangiare qualcosa, visto che era il mio unico interesse nel venire in questo posto!

Il BMW Welt fu costruito in concomitanza di un altro grande evento sportivo, ovvero i mondiali di calcio in Germania del 2006, ma in quel caso i lavori finirono un po’ in ritardo e l’edificio fu inaugurato solo nel 2007. Anche per questa costruzione la BMW si era avvalsa di un noto architetto e, esattamente come per le torri, io non avevo capito che la costruzione dovesse ricordare una nuvola… ma magari voi sarete più fortunati e riuscirete a vedere le somiglianze.

Comunque, dopo un pranzo veloce, il mio Teo di fiducia mi ha davvero trascinata all’interno dell’insalatiera e, una volta superata la  biglietteria e l’immancabile shop, ci siamo addentrati nella mostra che ripercorre la storia del marchio BMW dai primi modelli di inizio novecento fino a quelli attuali.

BMW Museum

Nel museo c’è un’area è dedicata al motor sport in cui, mi dice il Teo, la BMW si è distinta a più riprese, poi c’è una zona dedicata alle auto storiche, una solo per le moto, un’altra per i motori degli aerei e anche una dedicata ai prototipi e alle nuove tecnologie, dai carburanti alla mobilità elettrica fino all’infotainment (che non sono ben sicura di cosa sia) e alla sicurezza.

Visto che di queste robe tecniche non ne capisco nulla passiamo direttamente alla parte divertente, ovvero i pettegolezzi su varie persone che nel corso dell’ultimo secolo si sono avvicendate alla direzione della BMW.

La BMW nacque il 21 luglio 1917 con il nome di Bayerische Motoren Werke GmbH e già allora fu ideato il logo che tutti conosciamo, costituito da un campo circolare contenente un’elica d’aereo stilizzata, sovrastata dall’acronimo BMW. Vennero inoltre scelti, non a caso, i colori nazionali bavaresi: bianco, azzurro e oro.

Se vi chiedete cosa c’entrano gli aerei in tutto questo, è presto detto: lo sforzo bellico della prima guerra mondiale aveva aumentato considerevolmente il mercato dei componenti meccanici, in particolare quelli destinati all’aviazione, e la BMW si lasciò sfuggire l’occasione e fu proprio grazie alle commesse di guerra che la piccola impresa crebbe rapidamente.

Storica BMW 3/15 rossa al BMW Museum

Ai margini dell’aeroporto militare di Oberwiesenfeld di Monaco l’azienda costruì il primo stabilimento, proporzionato alla forte crescita della produzione, dove fino al 1918 si produssero motori per aerei militari.

La fine della guerra però fu un problema per la neonata azienda perché il trattato di Versailles aveva sancito il divieto per la Baviera di costruire aerei e così, dopo un iniziale smarrimento, la BMW si buttò a capofitto sulle motociclette.

Di automobili non se ne vide nemmeno l’ombra fino al 1929 e, anche allora, si trattava di utilitarie dal costo contenuto e ci vollero diversi anni perché la produzione si spostasse verso una clientela più facoltosa con la creazione di modelli come la BMW 320 e 326.

Visto però che la ditta aveva prosperato con le moto, non stupiamoci se all’arrivo della seconda guerra mondiale uno dei loro prodotti di testa fosse una delle più classiche motocarrozzette della storia, la R75, che fu resa immortale da Harrison Ford e Sean Connery nel celebre inseguimento di “Indiana Jones e l’ultima crociata”.

La R32 fu la prima motocicletta prodotta dalla BMW
BMW E9 al BMW Museum
L’Isetta è celebrata come una star al BMW Museum!

Al termine del secondo conflitto mondiale la BMW dovette però riconvertire gli impianti, usati in precedenza per lo sforzo bellico, per poter ricominciare a la produzione di motori per i civili e la cosa non fu semplice visto lo stato economico della Germania dell’epoca . Furono, insomma, anni difficili.

L’occasione di riscatto capitò quando al Salone di Ginevra del 1954 fu presentata la Iso Isetta, una micro vettura di progettazione italiana e dalla caratteristica forma ad uovo. I vertici BMW colsero la genialità del progetto e, dopo aver acquisito la licenza, cominciarono a produrre la piccola vettura con risultati strepitosi tanto che quest’auto fu il simbolo stesso delle ripresa economica tedesca (e delle sorti della BMW) ed è per questo che nel museo l’Isetta è celebrata come una piccola star.

Pettegolezzi BMW: Ada Otto

Guarda qua che roba! Cedo una volta al Teo e adesso mi scordo pure dei pettegolezzi succosi per divagare a caso su roba di auto! Dove andremo a finire?

Torniamo in carreggiata e parliamo un po’ di questa gente che ha fondato la BMW e in particolare di tale Gustav Otto. Il cognome Otto a me non dice nulla ma un nuovo intervento del Teo mi fa sapere che ci furono molti modelli di motore con questo nome, anche se non a causa di questo Gustav ma di suo padre Nikolaus che  fu l’inventore del motore a scoppio.

Il Gustav fu tra i primi fondatori della BMW ma era, soprattutto,  un uomo molto innamorato di sua moglie Ada, probabilmente perché lei era una donna straordinaria per quei tempi. Ada infatti era una pilota esperta sia di auto che di aerei e non disdegnava nemmeno le barche.

Un giorno una tempesta sorprese Ada mentre era fuori sulla sua barca a vela e ci fu grande allarme quando la barca naufragò a riva senza nessuno a bordo. La polizia, rendendosi conto che di Ada non c’era traccia, si vide costretta a chiamare a casa per dare ai famigliari la notizia che la donna era dispersa. Di certo rimasero tutti sconcertati quando alla chiamata rispose Ada in persona che, dopo essersi resa conto che non sarebbe riuscita a riportare a riva la sua barca nella tempesta, si era limitata a tuffarsi e tornare a riva a nuovo per poi andarsene a casa senza problemi.

Pare che Ada abbia avuto qualche problema anche con il volo perché ad un certo punto il suo aereo precipitò. Lei uscì dallo schianto illesa ma il suo copilota non fu così fortunato e morì sul colpo. Ada però non si perse d’animo e portò fuori dal velivolo il povero corpo senza battere ciglio.

Ada Otto in una foto d’epoca
La BMW comprata da Elvis mentre era soldato in Europa

Manco a dirlo era pure una gran pilota di auto e vinse diverse competizioni, alcune anche in modo spericolato, e di certo erano state la sua modernità e il suo spirito ad ammagliare il povero Gustav ma ad un certo punto, forse in cerca di nuove avventure, Ada lo lasciò e poco dopo, per ragioni misteriose, si tolse la vita.

Forse il Gustav sarebbe potuto sopravvivere al divorzio ma di certo la morte dell’amata ex moglie gli tolse la voglia di vivere e in breve anche lui si suicidò.

Pettegolezzi BMW: i Quandt

Dopo questa storia avventurosa ma dal finale tragico, facciamo un salto in avanti agli anni dopo la seconda guerra mondiale, quando la BMW era in crisi nera perché, nonostante il grande successo commerciale dell’Isetta, nel 1959 la società era sul punto di chiudere i battenti. Fu allora che intervenne, provvidenzialmente, Herbert Quandt.

I Quandt erano una famiglia di industriali tedeschi con molti soldi e molte connessioni e l’Herbert, volendo credere nelle possibilità della BMW, comprò la maggioranza delle quote societarie e finanziò la sua rinascita economica senza problemi ma… chi era davvero questo tipo?

Ehm… Err… mettiamola così, non possiamo dire che fosse un criminale di guerra e un nazista solo perché al processo di Norimberga sia lui che suo padre Gunther furono assolti ma i dubbi rimangono. In anni recenti, per far luce su queste ombre, la famiglia Quandt ha addirittura richiesto degli studi approfonditi che, per onore di trasparenza, sono stati pubblicati.

Questi studi riportano alla luce il fatto che la ditta principale della famiglia Quandt, l’Accumulator-Fabrik AG detta AFA, si avvaleva durante la seconda guerra mondiale di manodopera ai lavori forzati incluse persone provenienti da Auschwitz e, all’interno della fabbrica, era presente un piccolo campo di concentramento comprensivo di un’area per le esecuzioni… insomma, non proprio dei bravi ragazzi questi Quandt!

A peggiorare la situazione Gunther Quandt, il patriarca della famiglia, dopo la morte della madre di Herbert si era risposato con una tale Magda, dalla quale aveva avuto un secondo figlio, Harold.

Questo matrimonio non durò a lungo e la Magda divorziò presto per risposarsi nientemeno che con Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Hitler che fu il loro testimone durante le nozze che si svolsero in una delle tenute dei Quandt.

Per celebrare i 50 anni di motorsport la BMW ha creato la 3.0-CSL-hommage in tiratura limitata di 50 esemplari
Storica BMW 503 in uno spettacolare colore blu al BMW Museum

La Magda, ora Goebbels, ebbe sei figli dal secondo matrimonio e fu ritratta dalla propaganda nazista come la madre tedesca per eccellenza e inoltre, poiché il fuhrer non era sposato, fungeva spesso da First Lady durante le cerimonie ufficiali.

Alla caduta del nazismo, il giorno dopo la morte di Hitler, Magda uccise i sei figli con il cianuro mentre a Harold, il figlio avuto da Quandt, mandò una lettera per spiegare che “Il mondo, quello che viene dopo il Führer e il nazionalsocialismo, non è più degno di essere vissuto”.

Herbert Quandt fu processato a Norimberga con il padre Gunther mentre il fratellastro Herbert evitò quella particolare ordalia sia perché era giovane e poco coinvolto con le attività di famiglia sia perché alla fine della seconda guerra mondiale era ancora trattenuto in un campo di prigionia, essendosi arruolato volontario come paracadutista nel 1940 ed essendo stato preso dagli inglesi nel 1944.

La teoria del perché questa famiglia se la sia cavata così bene durante i processi post bellici è che tutti erano consapevoli dell’importanza delle industrie di cui i Quandt erano proprietari e così, nonostante i dubbi, furono assolti.  Da un certo punto di vista questo fu un bene, quantomeno per la BMW.

Restiamo ancora un po’ in compagnia dei Quandt ma passiamo alla più felice storia di Herbert detto “il Salvatore della BMW”. Come suo padre anche l’Herbert ci mise un po’ di tentativi a trovare la donna giusta e nel 1950 aveva già due matrimoni falliti alle spalle. Fu allora che assunse come segretaria la giovane Johanna che, nel giro di dieci anni, diverrà la tua terza e ultima moglie.

Johanna è stata spesso descritta come una cenerentola moderna con il suo principe azzurro e alla sua morte Herbert  lasciò a lei e ai loro due figli buona parte del suo patrimonio, facendoli entrare di diritto nella lista delle cento persone più ricche del mondo.

Tutti quei soldi però hanno reso Johanna una specie di supereroina e, come già fece suo marito molti anni prima, anche lei nel 1994 decise di resistere a tutte le pressioni e di tenersi le azioni della BMW che stava subendo un nuovo crollo economico e, per l’ennesima volta, questa casa automobilistica seppe risorgere dalle sue ceneri e continuò a prosperare.

Anche le Mini fanno parte del BMW Welt (Mondo BMW)

Per approfondire:

Informazioni pratiche:

22 commenti

  1. Io a Monaco ci ho vissuto, abitavo proprio in zona, ci sono passata davanti miliardi di volte… ma non ci sono mai entrata! 😀
    Ma poi all’Olympiapark ci siete andati o è arrivata davvero la pioggia? Saranno belle le BMW eh, non discuto, ma io ho sempre preferito il parco olimpico! 😉

    1. Tenendo conto che a Monaco fanno l’oktoberfest e che è di strada per andare a Praga, diciamo che per noi è una tappa fissa, quindi l’Olympiapark lo conoscevamo già ma quel giorni alla fine è piovuto e siamo scappati😭

  2. Certo che il vintage della BMW è strepitoso. C’erano modelli che neanche sapevo fossero i loro, forse non mi dispiacerebbe visitare questo museo, Paolo sicuramente ci passerebbe la giornata!

    1. Ammetto che fotografare le auto non mi dispiace… ma se non fosse che quel giorno piovava dubito che mi sarei fatta convincere!😂

  3. Ti sono vicina per essere sopravvissuta a tutte queste macchine! Io non penso ne sarei in grado, ricordo di aver passato una giornata alla Fiera del Trattore di Bologna causa ex-fidanzato fissato….e non voglio assolutamente ripetere l’esperienza ahahah

    1. La verità (ma non diciamolo a nessuno) è che io e il Teo siamo stati per anni nel giro dei raduni auto quindi… sono rassegnata! 😂 🤣

  4. L’insalatiera ahahah Adoro come sia i locali che i turisti trovino nomi buffi ad alcuni palazzi, un po’ come il “cetriolo” di Londra. Fortuna che mio marito di macchine ne capisce proprio poco altrimenti se andassimo a Monaco, mi sarei ritrovata nella tua stessa situazione!

    1. Vai! Almeno tu puoi scamparla… mentre io vedo un cupo futuro fatto di raduni e altre amenità a temo motori… sigh!

  5. Sono stata a Monaco molti anni fa ma non. sapevo ci fosse un museo simile da poter visitare. Più che altro mi ha lasciata basita la notizia che la famiglia Quandt si avvaleva di manodopera ai lavori forzati per le sue ditte, e che addirittura ci fossero persone provenienti da Auschwitz. Mi sono venuti i brividi quando l’ho letto. Ma chissà quanti industriali come loro lo hanno fatto.

    1. Non credo che al tempo fosse davvero una scelta “volontaria”, anche perchè da quanto ho capito leggendo qua e là, in realtà Quandt veniva considerato un po’ una spina nel fianco dal regime ma d’altra parte sarebbe peggio negare che queste cose siano successe.

  6. Anche io, come te Kristina, non sono un’appassionata di automobili ma adoro le storie dei grandi marchi, perché in fondo nascondono sempre un forte legame con la nostra storia e dunque, con le nostre vite. Semmai dovessi andare a Monaco di Baviera, ci farò un salto.

    1. Non lo fare Libera! E’ una tortura!!😂 🤣

  7. Sono stata secoli fa a Monaco di Baviera e mi ricordo vagamente di aver visto il palazzo della BMW, ma il museo non l’ho visitato. Però mi piacerebbe portarci mio marito, a lui piacerebbe senz’altro!

    1. Il mio era felice come un bambino in effetti…

  8. Io non mi ero nemmeno accorta che il logo riproducesse un’elica, figuriamoci riconoscere i cilindri di una macchina! Ignoranza in materia a parte, penso che avrei anche io trovato la visita interessante, anche se le vicende di Ada & C. mi sembrano molto più interessanti. Per quanto riguarda i Quandt, quello che hai scritto mi ha ricordato qualcosa, e se non sbaglio ne aveva parlato Ken Follett in uno dei suoi libri.

    1. Non sono ferrata su Follet (a parte la saga di Kingsbridge) e quel libro non l’ho letto ma se mi dici il titolo le recupero per curiosità!

  9. Ovviamente anche io non avevo capito nulla dei cilindri e della testata e guardando la foto del museo mi chiedevo cosa mai rappresentasse quella coppa gigantesca. I motori non mi appassionano ma la storia delle persone sì e tu l’hai raccontata egregiamente!

    1. A be’, per me, senza spiegazioni, quella restava un’insalatiera!🤣

  10. Quando sono stata a Monaco, non ho avuto tempo di visitare il museo BMW, anche perchè di automobili ne capisco poco o niente, però quante storie interessanti si nascondono dietro a questo celebre marchio!

    1. Come me… auto: 4 ruote, un colore. Tutto il resto è MAGIA!🤣

  11. Bè dai, alla fine anche il museo della BMW racconta un pezzo di storia e deve essere interessante, bravo il marito a portarti in posti più insoliti 😉

    1. Massì dai, sono sopravvissuta anche al museo BMW… e a dirla tutta pure a quello Ferrari, Lamborghini etc…🤣🤣

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