Il Walhalla di Ludovico I di Baviera
Problemi napoleonici
Negli articoli precedenti (qui e qui) abbiamo parlato spesso di Ludovico I di Baviera ma, in un modo o nell’altro, non abbiamo mai preso in seria considerazione che cosa abbia fatto nella vita questo regnante, a parte andare a donne.
In realtà il Ludovico a scuola, al contrario di altri regnanti, non era una capra e anzi, era uno che aveva studiato sodo! Parlava sette lingue, aveva studiato storia antica e letteratura francese, italiana e spagnola, componeva sonetti e amava l’arte… anche se forse è perché nell’arte c’erano un sacco di donne nude…
Quando era solo un giovane principe dovette, controvoglia, arruolarsi nell’esercito dalla parte dei Napoleonici, poiché il padre si era avvalso del supporto dei francesi per ottenere il trono, ma nemmeno un soggiorno a Parigi lo convinse a supportare Bonaparte a cuor contento.
Il fatto è che stava nascendo un certo nazionalismo tra le popolazioni germaniche se si sentivano sperdute a causa della fine del Sacro Romano Impero.

In questo clima di delusione molti stati germanici, accomunati dall’uso della stessa lingua, si votarono all’idea di una rinascita tedesca. E’ sempre più facile riunirsi sotto uno stesso ideale quando c’è qualcuno da odiare e Bonaparte era il personaggio ideale per convogliare quest’odio comune!
In quel periodo, per aiutare le popolazioni tedesche a ritrovare il proprio orgoglio nazionale, Ludovico fece scolpire diversi busti d’importanti personaggi storici di lingua tedesca, sostenendo che:
“Se anche ogni altro legame fosse distrutto, è nel linguaggio che continuerebbe la connessione spirituale.”
Seguendo questa logica, Ludovico fece scolpire busti di personaggi austriaci, svizzeri, fiamminghi, russi, romani, goti e chi più ne ha più ne metta perché l’importante era che risvegliassero un sentimento di orgoglio nei tedeschi.
A quel punto Ludovico, sebbene fosse solo un principe, si buttò in politica e fece del suo meglio per convincere il padre della necessità di abbandonare la parte di Napoleone.
Forse il suo odio non era solo intellettuale ma gli rodeva anche il culo perché il Bonaparte aveva fatto saltare il suo matrimonio con Ekaterina, figlia dello Zar Paolo I, perché il francese aveva avuto l’idea di sposarla lui stesso, per poter annoverare tra i suoi alleati anche la Russia.
Ludovico doveva essersi irritato non poco quando scoprì che Napoleone aveva messo becco nei suoi affari e vide lo sposare Teresa di Sassonia-Hildburghausen, alle spalle del francese e senza il suo permesso, come una specie di vendetta.
Finalmente nel 1813, a seguito della disastrosa campagna di Russia di Napoleone, il Ludovico tanto fece e tanto disse che suo padre si decise a voltare le spalle allo storico alleato e a unirsi alla sesta coalizione.
Inutile dire che quando Napoleone fu sconfitto, il Ludovico fece festa grande!

Il Walhalla è per tutti (ma solo se parli tedesco)
Già quando aveva fatto scolpire i primi busti di tedeschi illustri, il Ludovico aveva avuto l’idea di celebrare la Germania con un tempio dedicato a queste persone, ma fu solo con la sconfitta di Bonaparte che il progetto prese il via.
Finché Ludovico rimase principe, il progetto fu commissionato, eseguito e pure rifinito ma rimase teorico; fu solo cinque anni dopo che il nostro protagonista salì al trono che iniziò la costruzione del Walhalla, detto anche ‘tempio della fama’.
Il nome di Walhalla era quasi scontato e doveroso perché uno dei testi che stava, ormai da anni, aiutando l’orgoglio nazionale germanico a sollevare il capo, era proprio la versione ‘rivista e corretta’ della saga nordica de ‘I Nibelunghi’. Ludovico, per chi non lo ricordasse, aveva fatto affrescare alcuni episodi di questa poderosa saga in alcune grandi sale della Residenz, che poi aveva aperto al pubblico proprio per aumentarne la diffusione.
Per non farsi mancare altri simbolismi, come giorno per la posa della prima pietra fu scelto il 18 ottobre 1830, diciassettesimo anniversario della sconfitta di Napoleone a Lipsia. Giusto perché Ludovico era uno che non portava carogna…
Visto che Ludovico aveva sviluppato in vita sua un amore incontrollato per la Grecia e per l’arte classica, il Walhalla fu costruito a imitazione del Partenone di Atene e i due timpani del tempio mostrano, rispettivamente, la vittoria dei tedeschi sui romani a Teutoburgo, e la liberazione della Germania dai napoleonici del 1814.

Ludovico fece poi apporre questa scritta davanti all’imponente monumento:
“Possa il Walhalla favorire il rafforzamento e la moltiplicazione dello spirito tedesco! Possano tutti i tedeschi, qualunque sia la loro tribù, sentire di avere sempre una patria comune, una patria di cui possono essere orgogliosi, e alla cui gloria tutti dovrebbero contribuire!”
Avete notato questa menzione a delle tribù? Lo avete fatto? Ecco, segnatevela per dopo.
Tornando al Walhalla, quando fu inaugurato, nel 1842, vantava ben novantasei busti di personaggi celebri senza distinzione tra uomini o donne perché, nella mentre di Ludovico:
“Nessuno sarà escluso per status e nemmeno per sesso. Nel Walhalla esiste l’uguaglianza perché, in fondo, la morte abolisce ogni differenza terrena.”
Dopotutto sarebbe stato un po’ ipocrita da parte sua escludere le donne, perché aveva discusso del progetto del Walhalla (e di molti altri) con l’amica Jane Digby, un’avventuriera britannica che, in fatto di conquiste amorose non gli era di certo inferiore!
Il testamento ignorato
C’è però una parte di questa costruzione che non è stata realizzata come da progetto: se salite la lunga scalinata che porta al tempio, a metà troverete un’enorme porta che avrebbe dovuto condurre alla ‘sala delle aspettative’, che non sarebbe stata altro che un salone simile a quello del Walhalla ma dedicato interamente ai busti dei personaggi viventi che hanno dato lustro alla Germania.
Nell’idea di Ludovico questi busti sarebbero poi stati spostati nel Walhalla vero e proprio alla morte di queste persone; la sala purtroppo non fu mai realizzata e venne invece sostituita con una scala interna.
Alla sua morte Ludovico, che ormai non era più re da molti anni, lasciò scritto nel suo testamento:
“Se in futuro una federazione dovesse riunire la Germania, il Walhalla diventerà di sua proprietà.”
Quando però la Germania finalmente si riunì, tutti fecero finta di niente e a tutt’oggi il Walhalla non appartiene allo stato federale ma alla Baviera.
Ventidue anni dopo la morte di Ludovico fu fatta un’aggiunta significativa alle personalità esposte nel Walhalla: la grande statua assisa e vestita in abiti greci di Ludovico fu posta a vegliare sulla sala con la scritta (che secondo noi è vagamente ironica) “A Ludovico I, il popolo riconoscente”.

Successivamente, senza badare all’orientamento politico del tempo, si continuarono ad aggiungere busti e targhe commemorative al Walhalla. L’ultimo arrivato è il fisico Max Planck, il cui busto è stato aggiunto nel 2022.
Finisce così la nostra visita al Walhalla ma… vi ricordate di quelle tribù germaniche cui avevamo accennato prima? Sì? Bene perché nel prossimo articolo andremo a conoscerle meglio in un’altra opera monumentale voluta sempre dal nostro impenitente donnaiolo!