Panorama con il castello di Praga (Prazsky Hrad). Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri.

Passeggiando per il Castello di Praga (Pražský hrad)

Ma il castello dov’è?

Oggi visiteremo con voi il castello di Praga ma sappiate che noi, dopo anni in questa città, abbiamo sviluppato una certa allergia alla salita al castello perché è ripida e stancante, di conseguenza voi salite pure a piedi ma noi prenderemo un comodo tram (il 22) a Malostranské náměstí e scenderemo a Pražský hrad, perché tanto la caratteristica via Nerudova, che conduce al castello, resta caratteristica anche se la percorriamo in discesa!

La prima cosa che lascia un po’ perplessi i visitatori del castello è che non si capisce bene perché lo si chiami ‘castello’, visto che da fuori sembra solo un grosso palazzone.

Il fatto è che il castello di Praga si è stratificato su se stesso nel corso dei secoli fino a diventare un’enorme accozzaglia di stili architettonici che lascia sbalorditi perché, nel giro di pochi metri, si può passare dal decimo secolo ai tempi moderni (con tutto quello che ci sta in mezzo) senza quasi rendersene conto.

Tutto questo bailamme è dovuto al fatto che ogni governante ha voluto lasciare l’impronta dei suoi tempi su questo luogo e il trend è rimasto quello, perché il castello di Praga a tutt’oggi ospita il presidente della Repubblica Ceca.

Le guardie di Amadeus

E’ proprio grazie al fatto che qui si trova il presidente che, entrando al castello, potrete notare delle guardie di picchetto (e spesso, in periodi di allerta, anche numerosi militari e tanti controlli) e che potrete assistere ogni ora alla cerimonia del cambio della guardia.

Una guardia del castello con divisa invernale
Chiesa di San Giorgio

Ovviamente durante la giornata il cambio delle guardie è solo una consegna di armi da un gruppo a un altro, ma se vi recate sulla piazza del castello a mezzogiorno, potrete vedere la cerimonia completa di cui abbiamo messo alcune immagini nel nostro video.

Una delle curiosità più note su queste guardie è quella che riguarda le loro divise, che sono state disegnate da Theodor Pištěk, l’artista ceco che vinse l’oscar come miglior costumista per il film Amadeus che fu, tra l’altro, girato a Praga.

Ora però andiamo a visitare il castello, anche se tristemente dovremo tralasciare molte cose perché questo posto contiene diversi palazzi che meritano una visita a parte, ma il tempo stringe, così vi daremo solo una panoramica generale e schiveremo con cura l’elefante in mezzo alla stanza, in altre parole la cattedrale, cui dedicheremo il prossimo articolo.

Nuore e suocere, come affrontare i dissidi

Partiamo dal terzo cortile del castello, dove la chiesa di San Giorgio, dipinta di un bel rosso, cerca di farsi notare ma manca l’obiettivo perché si trova un po’ sacrificata alle spalle dell’imponente cattedrale di San Vito.

Ora, non giudicate questa chiesa dalla copertina perché, nonostante i suoi esterni barocchi, San Giorgio è stata costruita prima dell’anno mille in stile romanico. Certo, restano ancora delle parti gotiche aggiunte in seguito e, volendo dire tutta la verità, la vedete così ‘medievale’ solo perché a un certo punto, tra la fine del milleottocento e l’inizio del millenovecento, si è deciso di ripristinare per quanto possibile l’antico aspetto della chiesa.

Comunque noi siamo qui perché all’interno si trova la tomba di Santa Ludmilla, la nonna di San Venceslao che abbiamo già incontrato tra le statue di ponte Carlo e che fu la prima santa Boema.

Per spiegarvi la storia di questa donna, dovete capire che la famiglia del Venceslao era problematica. Da piccolo il Vence era spesso lasciato con la nonna Ludmilla perché la madre Drahomira era una fissata del ballo e frequentava tutti i festival pagani.

La nonna era cattolica e così anche il Vence divenne un buon cristiano ma la Drahomira, quando si accorse del fatto, andò su tutte le furie e se la prese con la suocera. Fu un litigio di quelli con i fuochi d’artificio ma Ludmilla porse l’altra guancia e Drahomira, che davanti ai comportamenti passivo-aggressivi diventava una furia, terminò la discussione mandandole due sicari che la strangolarono con la sua sciarpa (o forse e il suo velo ma vabbe’…). Se vostra nuora a Natale vi regala una sciarpa nuova, pensateci!

Busto reliquiario di Santa Ludmilla nel convento di S. Giorgio a Praga
Sala Venceslao

La statua della santa e alcuni affreschi nella parte destra della chiesa indicano la cappella dove è sepolta, ma potete anche farvi un giro nella cripta per andare a trovare alcuni altri personaggi assortiti della stirpe dei Přemyslidi che sono sepolti qui.

Organizzare giostre e decapitare cavalli

Lasciamo la chiesa e facciamo un salto dentro l’edificio a fianco che, sebbene dall’aspetto esterno sembri piuttosto nuovo, in realtà nasconde l’antico palazzo reale, dove potrete visitare tra le altre cose la sala degli stemmi e la finestra da cui avvenne la defenestrazione di Praga del 1618.

Come dite? Non sapete nulla delle defenestrazioni di Praga? Ehm… quest’argomento meriterebbe un articolo a sé ma per quello che riguarda questa particolare finestra, limitiamoci a dire che a Praga, in seguito ad alcuni screzi religiosi e/o politici, era in uso il metodo un po’ brutale ma efficace del ‘butta il tuo avversario dalla finestra’. La defenestrazione del 1618 fu in parte fortunata perché i due che furono lanciati dal secondo piano sopravvissero alla caduta, ma dall’altra parte non fu una grande idea perché quell’atto scatenò la guerra dei trent’anni…

Tornando al palazzo però, sebbene la sala degli stemmi e pure la cappella siano degni di nota, il vero pezzo forte è innegabilmente l’immensa sala Venceslao (sì, sempre lui… che cosa volete che vi dica? Il Vence tira un sacco a Praga!), un enorme spazio coperto che per secoli è stato la più grande sala laica d’Europa.

Questa sala era usata un po’ per tutto, pure per la festa dell’incoronazione di Carlo IV (un altro che a Praga è come il prezzemolo) ma anche per fare qualche bella giostra durante l’inverno e allietare la corte, infatti, noterete che è possibile accedere alla sala tramite delle rampe invece che delle scale, perché così, ovviamente, era più comodo far entrare i cavalli.

Tra l’altro le giostre attiravano sempre molta gente e anche allora, come oggi, la folla che va a un evento e magari fa pure baldoria, tende a causare danni.

Prima di entrare qui avrete forse notato sul fianco della cattedrale San Vito una colonna sormontata da una statua di San Giorgio con tanto di drago. Ecco, quella statua un tempo si trovava su una fontana qui fuori ma pare che, durante una giostra, la folla l’avesse usata per arrampicarsi e guardare l’evento dall’altro, provocandone la caduta che aveva fatto staccare la testa del cavallo.

Statua di San giorgio in controluce con alle sue spalle l’obelisco

Alcuni pezzi di quella costruzione sono stati poi ‘riciclati’ nella fontana dell’aquila che avrete incontrato entrando, mentre oggi una copia integra del San Giorgio, con tanto di cavallo dotato di testa, svetta dalla sua colonna vicino a un obelisco.

Un obelisco local

Non immaginatevi furti egiziani come spesso succede quando si vedono obelischi in altre capitali, perché questo è un obelisco tutto locale!

Correva l’anno 1923 e il primo presidente della neonata Repubblica Cecoslovacca, Tomáš Garrigue Masaryk(quello che ha una sua statua nella piazza antistante al castello), voleva installare ‘qualcosa’ per commemorare i caduti della prima guerra mondiale. L’architetto Jože Plečnik, che si trovava a passare di lì perché era incaricato di ristrutturare il castello, suggerì al posto di una scialba e poco fantasiosa targa, di erigere un bell’obelisco.

L’idea piacque e per renderla più nazionale si decise per un obelisco in granito locale. Purtroppo nessuna cava era in grado di fornire un obelisco dei previsti 30 metri e, alla fine, si dovette accontentarsi dell’altezza massima proposta dalla cava di Mrákotín, che era di 20 metri.

A causa della grandezza e del peso sia dell’obelisco sia di un altro pezzo di granito destinato alla ciotola che oggi si trova nel giardino del paradiso, sul fianco del castello, per il trasporto si dovette realizzare un apposito carro merci che viaggiava su rotaie, anche se era trainato da trattori. Ci vollero sessanta uomini per spostarlo, usando sempre le stesse traversine che erano continuamente portate in avanti. Purtroppo tra il punto di partenza dei blocchi di granito e l’arrivo a Praga si trovava una salita. Nonostante tutte le precauzioni prese, a causa del suo peso il carro ruppe i sostegni e scivolò lungo il colle, schiantandosi e spezzando l’obelisco in due parti.

Niente paura perché tutto si riutilizza! Con l’obelisco spezzato furono realizzati altri due monumenti ai caduti, uno nella città vicina all’incidente, Telč, mentre l’altro a Praga, dove potete a tutt’oggi vederlo in Náměstí Pod Emauzy.

L’idea del monumento però rimase nell’aria ma i fondi languivano e così Masaryk, che ormai con la storia dell’obelisco si era preso bene, decise di pagarlo di tasca propria.

I problemi però non erano ancora finiti, perché quando si tentò di tagliare un nuovo obelisco, la pietra scelta si rivelò piena di crepe e quindi fragile e si dovette ricominciare da capo.

La terza volta è quella buona, o così si dice, no? Uhm… diciamo che più che altro, per restare nei luoghi comuni, si fece di necessità virtù perché il terzo obelisco, originariamente di 19 metri, al primo sollevamento si spezzò in punta, decurtandosi di circa 3 metri. In più era molto più grande alla base di quanto si era pensato inizialmente e così l’architetto Plečnik decise che, invece di metterlo dove aveva inizialmente previsto, sulla scala che scende dal castello verso il giardino del paradiso, il monumento avrebbe avuto una sistemazione migliore se posto nel terzo cortile dove ancora oggi lo possiamo ammirare.

Obelisco sul fianco della cattedrale di San Vito nel terzo cortile del castello

Il vicolo d’oro per nerd

Ora, dopo tanta storia, passiamo a qualcosa di più nerd e divertente e andiamo a rilassarci nel vicolo d’oro che non solo non è colorato in oro, ma non è nemmeno, come qualcuno crede, il vicolo dove vivevano gli alchimisti.

Questa stradina è costituita da piccole casette colorate che un tempo erano gli alloggi degli arcieri reali e che oggi ospitano una serie di piccole botteghe ed esposizioni.

Prima dell’avvento del turismo poi, verso la fine dell’ottocento, erano solo casette economiche in città e una di queste fu pure, per un periodo, abitata da Franz Kafka.

Casette del vicolo d’oro al castello

A noi però il vicolo interessa soprattutto perché al primo piano, salendo una stretta scaletta, c’è una galleria di armature più o meno fantasy e una bottega di chincaglierie varie in stile medieval-trash!

Ovviamente non potete nemmeno esimervi dal tirare con la balestra, se lo stand che propone il gioco è aperto!

Ci sarebbero ancora molte altre storie legate al castello, come quella di Dalibor e della sua torre o come quell’altra di Rodolfo II e del suo zoo, ma non possiamo dilungarci troppo quindi ci limiteremo a dire che tanto a Praga, come ogni anno, ci torneremo!

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