Uhrturm, Mausoleo e l’Armeria della Stiria (Landeszeughaus)
La temuta invasione
“Mamma li turchi!” è un vecchio film che raccontava alcune vicende accadute nel sud dell’Italia nel periodo delle incursioni dei pirati turchi ma questa paura delle invasioni non era solo italiana perché anche altri paesi avevano lo stesso problema, come la vicina Austria che era spesso devastata dalle guerre di confine.
Non staremo a raccontarvi per filo e per segno tutta la sequela di battaglie, concordati, trattati, screzi, nuove battaglie e quant’altro ma partiamo dicendo che a un certo punto, nel 1529, l’esercito del Sultano Solimano il Magnifico riuscì a farsi strada fino a Vienna e, sebbene non sia mai riuscito a prenderla, i suoi uomini devastarono le terre circostanti sia in quell’occasione che durante gli anni successivi, passeggiando avanti e indietro, tra le altre zone, anche per la Stiria.


Questo fatto creò una certa inquietudine nella popolazione locale e sebbene per un po’ di decenni i combattimenti di confine con gli ottomani si siano allontanati dalla Stiria, a Graz, dove la popolazione era riuscita a tenere i turchi fuori dalle proprie mura sia nel 1529 che nel 1532, la gente continuò a temere un’invasione per molto tempo.
In pratica abbiamo l’impressione che questa paura dei turchi negli anni fosse diventata una specie di psicosi di massa, soprattutto perché la guerra continuò per altri due secoli buoni, tra alti e bassi, e Graz per molto tempo rifornì il confine militare sia con armi che con uomini.
Per questo motivo gli armaioli a Graz lavoravano a pieno regime e tutte le armi create venivano accatastate, fin dal 1551, in una vecchia casa di campagna nella periferia della città, creando probabilmente un certo caos perché cercavi una spada e trovavi un elmo, cercavi un’alabarda e ti ritrovavi con un coltello… un po’ come in taverna da noi che cerchi un libro e trovi una spada… ma quella è un’altra storia.

Da usare in caso di apocalisse zombi
Insomma, tutte le armi e le armature se ne stavano lì tutte mischiate e incasinate ma nessuno aveva voglia di fare ordine e gli addetti alle pulizie si erano dati malati, così la situazione restò immutata fino al 1642, quando finalmente si decise che la città aveva bisogno di un vero e proprio arsenale che, giusto per precauzione, avrebbe dovuto essere in grado di attrezzare velocemente un contingente di sedicimila uomini.
Manco a dirlo, dopo che i poveri abitati di Graz si fecero un mazzo tanto per spostare tutto, metterlo in ordine, tenere le armi oliate e pronte, nel 1699 venne concordato un confine relativamente stabile con l’impero ottomano, riducendo di molto il numero di incursioni e rendendo un così grande arsenale obsoleto.
Per una cinquantina d’anni a Graz tutti fecero orecchie da mercante, qualcosa tipo:
“Ci sarebbe da smontare l’arsenale che ormai non serve più.”
“Arsenale? Quale arsenale?”


Poi però arrivò al trono d’Austria Maria Teresa e la musica cambiò per tutti. Per chi non se lo ricordasse, la Maria Teresa fu l’unica donna della casa d’Austria a regnare sui possedimenti di famiglia e, fosse stato per lei, si sarebbe fatta un giro pure sul trono imperiale ma non la vollero e così, un po’ infastidita, lei sul trono ci fece mettere il marito e si prese pure il titolo di Imperatrice consorte che, nel suo caso particolare, secondo noi voleva dire una cosa del tipo: “In casa i pantaloni li porto io e sul trono pure!”
La Maria Teresa decise da subito che lei avrebbe dormito meglio se l’esercito fosse stato centralizzato, con sede dietro casa sua, giusto per non sbagliare, e un’armeria pronta ad attrezzare sedicimila soldati non le sconfinferava per nulla, così decise che le armi sarebbero state trasferite a Vienna e poi vendute.
Nel 1642, quando l’arsenale era stato spostato, era stato messo in un palazzo comunicante con il Landhaus, il palazzo della dieta della Stiria (che di per sé è un gioiello di architettura rinascimentale) e così, nel tempo, questi ci si erano pure affezionati e non ne avevano mezza di smantellarlo.

Presi da culopesantaggine estrema si inventarono di intortare la Maria Teresa dicendole che l’arsenale aveva un grande valore storico e affettivo per la città, e chiesero di tenerselo lì dov’era, senza né venderlo né spostarlo. La Maria Teresa, che in fondo era un cuore di panna, accettò e quelli fecero salti di gioia. Gli addetti alle pulizie un po’ meno.
I cittadini di Graz erano comunque gente attiva e ogni tre per due ne inventavano una, così a un certo punto dell’ottocento aprirono l’Universalmuseum Joanneum, il museo più antico dell’Austria, e inglobarono tra i loro beni pure l’arsenale e così oggi noi possiamo visitare l’armeria, che è la più grande al mondo nel suo genere.
In mezzo a questo tripudio di spade, armature, coltelli, archibugi, picche e chi più ne ha più ne metta, a noi viene da notare un fatto quantomeno inconsueto: qui dentro tutto è immacolato e nonostante i secoli ogni cosa è attentamente spolverata e ripulita. E’ chiaro che dai tempi in cui gli addetti alle pulizie si erano dati malati, l’ufficio del lavoro deve aver cominciato a fare controlli più serrati e così qui oggi tutto è in perfetto ordine, proprio come se tutto fosse pronto per armare un esercito anche domani… in caso di apocalisse zombi ricordatevene!

Morti senza cuore
Ora però lasciamo l’armeria e andiamo a visitare alcuni degli altri monumenti della città, visto che tutto il centro storico di Graz è protetto dall’UNESCO come esempio di complesso urbano che si è sviluppato sotto la secolare influenza degli Asburgo. E’ anche un grande vanto per i cittadini di Graz che la loro città sia riuscita a farsi iscrivere alla lista UNESCO diversi anni prima di Vienna!
Uno dei monumenti più noti della città è di certo il Mausoleo di Ferdinando II d’Asburgo, il sovrano che con il suo atteggiamento e le sue leggi antiprotestanti diede il via alla sanguinosa guerra dei trent’anni, quella che abbiamo già citato nell’articolo sul castello di Praga perché il primo atto di questo conflitto fu il divertente lancio da una finestra degli amministratori cattolici di Ferdinando II, che non furono accolti con molto affetto dalla popolazione protestante, atto che i libri di storia riportano con l’antisonante nome di “Defenestrazione di Praga”. Questo però è un mausoleo e invece di parlare della vita del Ferdinando e di quello che ha fatto, parleremo della sua morte, che avvenne nel 1637.

Il mausoleo che Ferdinando aveva voluto però (progettato dall’architetto di corte Giovanni Pietro de Pomis che poi era lo stesso del castello di Eggenberg di cui abbiamo già parlato) non era ancora concluso alla sua morte e sebbene lui vi fosse sepolto comunque il monumentale edificio, che nei progetti iniziali avrebbe dovuto essere un perfetto esempio di architettura manierista, fu completato solo nel 1714 quando ormai l’Europa era passata alla moda del barocco e per questo, visitandolo, non mancherete di notare una tonnellatina o due di stucchi barocchi che si sa, sfinano e alleggeriscono l’ambiente… e poi vanno su tutto!
C’è poi da dire un’altra cosa curiosa su questo mausoleo cioè che, da quello che abbiamo capito, l’usanza degli Asburgo di far separare al momento della sepoltura le viscere e il cuore dal resto del corpo è nata qui. Non ne siamo del tutto sicuri ma ci sembra di capire che uno dei primi a subire questo intervento fu proprio Ferdinando, alcuni dicono su richiesta del figlio ma visto che a sua volta anche il corpo di sua madre e di sua sorella ebbero il cuore estratto e sepolto separatamente, forse fu proprio lui a richiederlo.


Anche se non sappiamo di preciso come andò, qui nel mausoleo i cuori degli Asburgo, per la prima volta, non furono sepolti al fianco del corpo ma nella cripta dei cuori, Herzgrüftl, dando il via a una tradizione che con il nipote di Ferdinando divenne consolidata anche se non qui a Graz ma a Vienna.
E’ stata infatti per secoli consuetudine che i regnanti Asburgo fossero sepolti nel convento dei cappuccini, i loro cuori nella chiesa di Sant’Agostino e le viscere nella cripta ducale del duomo, ovviamente a Vienna. Per aderire a questa usanza e radunare in un unico luogo tutti i cuori degli Asburgo, nel corso del diciottesimo secolo Giuseppe II d’Asburgo-Lorena fece spostare l’urna col cuore del Ferdinando a Vienna, dove fu posta insieme alle altre.
Casse viaggiatrici
Visto che vicino al mausoleo si trova anche il duomo di Graz, magari potete entrare per curiosare un po’; mentre siete lì noterete vicino all’altare due casse decorate che sono conservate sotto delle teche di vetro.
Sono in effetti dei reliquiari ma più che il loro contenuto è simpatica la loro storia, perché sono un chiaro esempio di riciclaggio! Queste casse furono create dalla bottega del Mantegna a Mantova nei primi anni del cinquecento e raffigurano immagini prese da “I Trionfi” di Petrarca; appartenvano alla maggiore delle sei figlie del conte Ludovico Gonzaga, Paola. Forse a voi questo personaggio dirà poco ma noi abitiamo davvero vicino alla rocca di Fontanellato, dove la Paola andrà a vivere dopo il matrimonio, e quindi ce l’abbiamo in simpatia!
Bene, la Paola ad un certo punto fu invitata al matrimonio di Leonardo di Gorizia a Lienz e gli portò in dono queste due casse. Il Leonardo poi morì senza eredi e i suoi beni finirono in possesso dell’abbazia di Millstatt che poi il solito Ferdinando, molto pio e devoto, regalò in toto ai Gesuiti per aiutarli a finanziare l’apertura dell’università di Graz e questi a loro volta, quando ispezionarono i loro nuovi possedimenti, videro le casse e le ritennero degne di diventare dei reliquiari e da lì finirono esposti nel Duomo di Graz!


I capricci dell’Imperatore
Ora però allontaniamoci un po’ da questa zona e passeggiamo per le vie di Graz, che sono caratteristiche e piene di negozietti interessanti, e dirigiamo verso la piazza principale, dove troviamo un’incredibile varietà di stili architettonici e di decorazioni che vanno dagli stucchi barocchi di casa Luegg alla facciata neo-rinascimentale del municipio. Al centro della piazza c’è la fontana dedicata all’Arciduca Giovanni d’Asburgo-Lorena, un personaggio che con il suo scandaloso matrimonio con la popolana Anna Plochl fece parlare di sé le cronache del tempo e che è rimasto, a Graz, un personaggio molto amato.
Dalla piazza vediamo là in alto sulla collina il simbolo della città, la Uhrturm, la torre dell’orologio che svetta sola soletta perché la fortezza che sorgeva alle sue spalle fu distrutta all’inizio dell’ottocento, quando quel bambinone di Napoleone si incazzò per non essere mai riuscito a prenderla.
Napoleone era uno che faceva così: se una cosa non riusciva a prenderla con la forza, ci arrivava per vie traverse. In questo caso non riuscendo a prendere la rocca di Graz voltò le spalle alla città e si diresse verso la più malleabile Vienna, che riuscì ad occupare senza grossi problemi. A quel punto minacciò di radere interamente al suolo Vienna se Graz non avesse ceduto.
Con questo ricatto Graz dovette arrendersi e Napoleone, sempre con la mentalità da asilo del “se non ci posso giocare io allora lo distruggo”, ordinò che il castello di Graz, che aveva osato resistergli, fosse demolito.
I cittadini di Graz a questo punto chiesero di potersi tenere l’orologio ma Napoleone tergiversò per un po’ e la città tutta, capendo l’antifona, se lo comprò con moneta sonante pur di salvarlo dalla distruzione.
Noi, che siamo un filo storditi, ci siamo avviati su per la salita della collina per raggiungere l’orologio, ignorando l’esistenza sia della funivia sia dell’ascensore che ci avrebbero portati comodamente in cima! Questo è un errore che non faremo una seconda volta e consigliamo anche a voi di non farlo a meno che non siate belli in forma o molto sportivi! Quello che però ci rode di più è che lo scivolo di 64 metri, tramite il quale è possibile scendere dalla collina in meno di un minuto, era chiuso quando siamo passati… e questa è un’ottima scusa per tornare a visitare Graz!

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Sono stata a Graz qualche anno fa, davvero molto graziosa e poi la stiria è terra di terme, da visitare! Purtroppo l’Armenia non sono riuscita a visitarla.
Ammetto che noi siamo andati apposta per l’armeria e per il museo Schwarzenegger… tutto il resto era un bonus! 🙂