Storie del recente passato di questa città
Il centro colorato
Breslavia è una città abbastanza ignorata da noi italiani che, in genere, gli preferiamo Cracovia nonostante tutte e due le città abbiano ottimi collegamenti aerei con il nostro paese, così noi l’abbiamo raggiunta senza troppe idee preconcette e con solo una vaga idea sulle cose da vedere.
La prima cosa che ogni visitatore vede è ovviamente il centro città che a Breslavia vuol dire la Piazza del Mercato, al cui centro sorge il palazzo del municipio.
Come in molte altre città di questa zona il municipio fungeva anche da mercato coperto e quello di Breslavia fu costruito intorno al milletrecento, quindi possiamo dire che il palazzo non è certo recente ma l’aspetto che ha oggi è stato in parte implementato con aggiunte neogotiche durante una grossa ristrutturazione sul finire dell’ottocento.
L’interno è visitabile e spesso ospita delle mostre temporanee ma il posto, per quanto interessante, è piuttosto spoglio e la sua bellezza è soprattutto all’esterno, con la facciata gotica che affaccia sulla piazza circondata dai palazzi colorati.


MovieGate: non solo cinema
Noi abbiamo raggiunto la piazza usando Google Maps e, una volta lì, ci è caduto l’occhio su un posto vicino, in piazza Solny… la scritta diceva MovieGate e dal nome abbiamo subito pensato che si trattasse di un museo del cinema; eravamo già pronti a visitarlo quando abbiamo scoperto che è molto di più!
Se cercate MovieGate su Google Maps, infatti, vi renderete subito conto che c’è qualcosa di strano perché si trova non in un palazzo ma al centro della piazza… sotto la piazza, nello specifico.
L’idea geniale di questo posto è quella di combinare la storia con la cultura pop e ottenere così un nuovo genere di museo che riesce a fondere insieme, alla perfezione, argomenti diversi come il cinema, la storia e anche la scienza! Per ottenere questo risultato MovieGate si trova nel bunker sotterraneo di mille metri quadrati che servì da rifugio cittadino durante la seconda guerra mondiale e che è stato perfettamente ristrutturato per mantenere l’aspetto che aveva ai tempi della guerra.


Alcune delle claustrofobiche stanzette sono abitate da inquietanti manichini che danno un’idea della vita nel rifugio, mentre molte altre ospitano divertenti spiegazioni di trucchi illusionistici e, per la gioia di grandi e piccini, due volte al giorno vengono organizzati spettacoli con lo “scienziato pazzo” che spiegherà diverse cose interessanti sulla chimica. Per finire, una grossa fetta di questo rifugio sotterraneo è dedicata alla mostra di pezzi originali provenienti dai set di film famosi come le protesi per Hellboy di Guillermo del Toro, gli storyboard di Indiana Jones e di Guerre Stellari, un grosso Aragog da Harry Potter, il casco e le protesi di Dart Fener (o Darth Vader… o Lord Casco… lasciamo a voi la scelta del nome) sempre da Guerre Stellari e molto, molto altro!
La cosa curiosa è che alcuni di questi fantastici pezzi sono in vendita perché, da quello che abbiamo capito, il museo continua a cambiare il proprio allestimento e, per farlo, compra e rivende pezzi in continuazione; in questo modo, ogni volta che lo visiterete, vi offrirà sempre qualcosa di nuovo.
Breslavia: la “Fortezza”
Poiché da bravi nerd abbiano deciso di cominciare la visita di Breslavia da qui, tanto vale che a questo punto parliamo un po’ della seconda guerra mondiale e della necessità di un rifugio sotterraneo in pieno centro.
Per chi non lo sapesse, questa non è una cosa strana perché moltissime città in tutta Europa disponevano di questo genere di rifugi, più o meno improvvisati, per resistere ai frequenti bombardamenti aerei, ma a Breslavia la situazione era un po’ diversa.
Nell’agosto del 1944 Hitler dichiarò che Breslavia era una “fortezza” e ordinò alla città di resistere ad ogni costo contro l’avanzata imminente dell’Armata Rossa. Per sopportare quello che si prospettava come un vero e proprio assedio, furono mandati in città molti uomini che costruirono barricate difensive e svuotarono i palazzi di tutto ciò che poteva prendere fuoco in caso di bombardamenti. Niente fu risparmiato, nemmeno le chiese: immagini di santi e croci furono bruciate insieme a tutto il resto.
Il primo bombardamento avvenne nell’ottobre del ’44 e morirono sessantanove persone, molto poche se si pensa che in città vivevano in seicentomila. Solo a dicembre si osò proporre di evacuare almeno duecentomila civili, perlopiù donne e bambini, ma la richiesta fu respinta perché disfattista.


In tutto ciò l’Armata Rossa avanzava e in gennaio ci furono nuovi bombardamenti che costrinsero i vertici militari a richiedere un’evacuazione forzata di tutta la popolazione. I mezzi di trasporto però non erano sufficienti per un’azione del genere e così i civili furono costretti a lasciare la città a piedi. Era il venti di gennaio e le temperature arrivavano di notte a meno venti gradi così molte persone, già stremate dalle malattie e dalla fame, non sopravvissero. I più fortunati riuscirono ad arrivare a Dresda, affollandosi per le vie cittadine senza un posto dove andare, proprio poco prima che anche questa città subisse un bombardamento a tappeto. Fu un eccidio.
L’assedio vero e proprio avvenne però solo a partire dal 13 febbraio del 1945 e gli aerei tedeschi concentrarono quasi tutte le loro risorse per cercare di mantenere una linea di rifornimenti con la città, mentre i russi ormai circondavano Breslavia su tutti i lati.
Il 12 aprile Hitler ordinò di difendere la città fino all’ultimo uomo ma poi, diciotto giorni dopo, si tolse la vita e Berlino capitolò il 2 maggio. Breslavia resistette fino al 6 maggio e poi si arrese. E’ stato calcolato che il settanta per cento degli edifici della città a quel punto fosse stato danneggiato o distrutto.
Dopo la guerra si dovette ricostruire e lo si fece scegliendo di uniformare molte delle antiche chiese che si trovano sull’Isola della Cattedrale (Ostrów Tumski) in un unico stile: il neogotico. Probabilmente fu un bene perché la maggior parte dei preziosi arredi barocchi erano andati perduti e lo stile prescelto ben si combinava con gli interni ampi, severi e spogli.
La Santa Patrona d’Europa
Oltre alle chiese che si trovano sull’isola della cattedrale, noi vi consigliamo di visitare anche quella di San Michele Arcangelo per vedere la cappella dedicata a Edith Stein.
Sebbene Edith Stein sia una delle Sante Patrone dell’Europa con il suo nome da religiosa di Teresa Benedetta della Croce, noi non ne avevamo mai sentito parlare prima di visitare Breslavia ma ci siamo subito appassionati alla sua commovente storia.
Di solito i Santi martirizzati accendono la nostra vena comica perché certe morti, e certi artisti che le hanno raffigurate in modi che farebbero rabbrividire Rob Zombie, non possono che suscitare ilarità. Invece la morte di Edith Stein, forse perché più vicina a noi nel tempo, ci sembra solo drammatica e il suo martirio, insieme a quello di molti altri che non sono diventati Santi ne sono ricordati, appare commovente e drammatico.


Edith era un’ebrea nata a Breslavia nel 1891 ma già in giovanissima età aveva deciso che a lei la religione la convinceva poco e perciò si era dichiarata atea. Sebbene tutti la descrivessero come una ragazzina straordinariamente intelligente e precoce, Edith si stufò presto della scuola e la abbandonò prima di finire le superiori, dedicandosi invece allo studio della filosofia.
Si accorse in fretta, però, che per essere filosofi non solo bisognava avere un titolo di studio ma era di gran lunga preferibile una laurea, così tornò a scuola e riprese gli studi, poi si trasferì a Gottinga nel 1913 per frequentare l’università.
La sua laurea, programmata per il 1914, subì un piccolo ritardo causato da quella quisquilia della prima guerra mondiale ma lei riuscì comunque a ottenere il massimo dei voti (con lode) all’inizio del 1915 e poi, subito dopo e senza esitazioni, si fece spedire in prima linea come infermiera.
Dopo la guerra, senza perdere altro tempo, si trasferì a Friburgo e diede la sua tesi di dottorato, poi si mise a lavorare ma mantenendo sempre un occhio attento alla politica perché le sembrava una bella cosa lottare per il voto alle donne.
Si convertì al cattolicesimo solo nel 1921 quando, durante una vacanza, lesse le memorie di santa Teresa d’Avila. Non era stato il lato mistico o i rituali ad avvicinarla alla religione, ma la comprensione del fatto che il rapporto con Dio poteva essere una relazione personale e privata, che non abbisognava d’intermediari.
Una così, che aveva amato lo studio fin dall’infanzia, aveva trovato la sua dimensione ideale in una vita di semiclausura, dedicandosi alla preghiera, alla contemplazione e soprattutto allo studio. Se fosse nata in tempi diversi, forse avremmo visto alcune sue opere pubblicate ma poi la cosa sarebbe finita lì, invece era il 1933 e il nazismo aveva ormai preso piede.
Ora tornate all’inizio di questa storia e rileggete la prima frase: “Edith era un’ebrea”.
Non valse a nulla il fatto che Edith avesse scritto in Vaticano a Papa Pio XI per supplicarlo di prendere posizione contro le persecuzioni nei confronti degli ebrei, come non valse a nulla il fatto che lei fosse ormai una suora cattolica che faceva parte delle Carmelitane: per sfuggire ai rastrellamenti dovette fuggire nei Paesi Bassi.
Il 20 luglio del 1942 i vescovi olandesi fecero leggere in ogni chiesa una lettera che denunciava il razzismo nazista e sei giorni dopo Hitler rispose facendo arrestare tutti gli ebrei, anche quelli convertiti che fino a quel momento erano stati ignorati.


Edith e sua sorella Rosa furono catturate e spedite ad Auschwitz, dove morirono nelle camere a gas il 9 agosto. I loro corpi furono poi bruciati nei forni crematori.
Fu dichiarata Santa da Papa Giovanni Paolo II che, come tutti in Polonia ci tengono a ricordare, fu il primo Papa polacco della storia. Normalmente per diventare Santa ci sarebbe stato bisogno di dimostrare che, in vita, l’Edith aveva compiuto dei miracoli ma Papa Wojtyła dichiarò personalmente che la persecuzione subita nel campo di sterminio era una prova sufficiente e, pochi anni dopo, la elesse anche protettrice dell’Europa perché, parole sue: “Incarna il nucleo profondo della tragedia e delle speranze del Continente europeo”.
Nella chiesa di San Michele Arcangelo, che si trova a pochi passi dalla sua casa natale (oggi museo), potrete vedere la cappella a lei dedicata, dove si trova un solitario altare dalla forma di libro all’interno del quale è stato posto un pugno di terra proveniente dal campo di sterminio di Auschwitz mischiato con le ceneri dei corpi cremati in quel posto, a indicare ancora una volta che questa santa incarna la tragedia di milioni di persone.
La rivoluzione degli gnomi
La fine della guerra portò ben poco sollievo alla città di Breslavia perché la popolazione era quasi inesistente dopo l’evacuazione e in più la città era stata tedesca per molto tempo mentre ora, da un giorno all’altro, si era ritrovata a essere polacca.
I tedeschi furono sfollati o se ne andarono ma nel frattempo molti nuovi abitanti arrivarono da Leopoli: alcuni furono portati con la forza per ripopolare la città mentre altri si trasferirono volontariamente per poter rimanere polacchi, poiché Leopoli era ora diventata una città Ucraina.
Negli anni del dopoguerra Breslavia riuscì a riottenere un aspetto dignitoso grazie al progetto dei “territori recuperati”, ma la vita dietro la cortina di ferro non era delle migliori e le prime proteste pubbliche, soppresse con un forte intervento militare, si ebbero già nel 1970 in seguito a un drastico aumento dei prezzi dei generi alimentari.


Nel 1980 gli stipendi troppo bassi e le condizioni lavorative da incubo spinsero molti operai a lunghi scioperi che finirono con accordi che sembravano garantire condizioni di lavoro migliori e la costituzione del Sindacato indipendente e autonomo “Solidarność”.
Le conseguenze però non si fecero attendere e nel 1981 la Polonia dichiarò la legge marziale in concomitanza con molte altre limitazioni. Il coprifuoco era in vigore dalle dieci di sera alle sei del mattino, le comunicazioni erano controllate e censurate, i giornali smisero di stampare, i confini furono chiusi e le strade sorvegliate.
Qualcuno volle credere che queste norme fossero state introdotte per prevenire un intervento armato da parte dell’Unione Sovietica, com’era già avvenuto in passato a Praga durante i disordini civili, ma altri lo videro come un modo per mettere un freno alle libertà che Solidarność chiedeva incessantemente e, a sostegno di questa teoria, bisogna dire che nei due anni in cui fu in vigore la legge marziale più di diecimila attivisti furono internati.
Fu in quel periodo che a Breslavia nacque “Pomarańczowa Alternatywa” (Alternativa Arancione), un movimento anticomunista che cominciò scrivendo sui muri i propri slogan, che però venivano rapidamente cancellati dal regime con grandi macchie di vernice.



A un certo punto, per ridicolizzare il regime, Altenativa Arancione cominciò a disegnare su queste grosse macchie di vernice degli gnomi con tanto di buffo cappello e, in breve tempo, quei buffi ometti divennero il simbolo della resistenza e si diffusero in tutte le città della Polonia. Durante la grande manifestazione del primo giugno 1988, chiamata “Rivoluzione degli gnomi”, un numero imprecisato di partecipanti, tra i dieci e i ventimila, si presentò indossando cappelli da gnomo.
Dopo la caduta del muro di Berlino gli gnomi, ormai divenuti obsoleti, ricevettero un solenne funerale nel 1990 e poi furono dimenticati per ben tredici anni fino a quando, nel 2003, fu proposto di renderli il simbolo di Breslavia.
La città accettò l’idea con piacere e da allora sono spuntati gnomi in ogni parte della città, ognuno pronto a pubblicizzare qualcosa o a rendere più allegro il suo angolo di strada… ce ne sono più di seicento e non farete fatica a incontrarli anche nei posti più impensati! Se vi venisse l’idea di volerli vedere tutti provate a cercare online e troverete fior fiore di guide che vi porteranno da ognuno di loro!

Mai sentito parlare di Breslavia ma che città interessante! Stupenda la caccia agli gnomi e anche il museo/bunker, proprio adatto a voi direi!
Noi ce ne siamo letteralmente innamorati e infatti stiamo già discutendo su quando tornarci!
La Polonia è uno dei pochissimi paesi europei dove ancora non sono stata, e quindi nemmeno a Breslavia, che però dalle foto mi è sempre sembrata molto carina e decisamente colorata! Anche in Slovenia c’è una piccola cappella dedicata a Edith Stein, di cui pure io non sapevo nulla finché non ho visitato la cappelletta a lei dedicata, eppure è una delle nostre patrone europee, ma si vede che non sono molto esperta di patroni! Non conoscevo nemmeno la rivoluzione degli gnomi, davvero interessante! Dovremmo conoscere meglio la storia contemporanea, spesso ci si dimentica (o semplicemente si ignora) cosa hanno dovuto passare popoli geograficamente a noi vicini. Viva gli gnomi polacchi allora (tranne quando ci sbatti contro con l’alluce!)!
Ammetto che sono ignorantissima perchè io, come penso tanti altri, ho del tutto rimosso le lezioni scolastiche e quindi va sempre a finire che mi ritrovo in qualche posto ed è tutto un UUUUUHHHHH! AAAAAAAHHHH! di stupore. La Polonia non la conoscevo proprio ma penso che ci tornerò perchè mi è piaciuta tantissimo e mi ha dato un senso di “viaggio sicuro” che avevo provato solo in Giappone.
Nel frattempo auguro ogni male allo “gnomo inciampatore” 👿
Non sono mai stata in questa città ma devo dire che dalla descrizione fatta e dalle foto non ha proprio nulla da invidiare a tante altre città storiche europee. Le case colorate in copertina mi ricordano moltissimo il centro di Amsterdam!
L’architettura della zona è abbastanza simile a quella dei paesi bassi per certi versi, per altri ricorda molto anche la vicina Repubblica Ceca!
Breslavia mi incuriosisce non poco, ma devo ammettere che praticamente non sapevo nulla di questa città prima di leggere questo articolo. Non sapevo di MovieGate, ma avevo sentito nominare Edith Stein anche se non avevo mai letto la sua storia triste e commovente. Per quanto riguarda gli gnomi, ho visto tante foto soprattutto su Instagram ma non avevo idea del loro significato. Vi prego, ditemi che racconterete la storia del ristorante Konspira!
In realtà la storia del ristorante Konspira la si può raccontare in breve: si mangia benissimo!!
Oltre a questo è arredato con molti ricordi di tutte le pubblicazioni illegali della resistenza antisovietica e collegato a un centro per l’educazione storica, in pratica una specie di “per non dimenticare” che celebra Breslavia e gli uomini e le donne che vi hanno abitato nei suoi tempi più bui.
Ho una nuova meta da aggiungere alla mia lunga lista dei desideri: Breslavia! Mi sembra davvero un posto bizzarro e fuori dalle classiche mete. Tutte quelle statue mi ricordano un po’ Bratislava
Almeno a Bratislava le statue sono a dimensione reale e non rischi di bestemmiarci contro un alluce se guardi in alto… qui invece gli gnomi sono INSIDIOSI!!!😂