Vi ricordate che qualche settimana fa avevamo parlato dello “Stato Pallavicino”, uno staterello esistito per poco tempo nella provincia di Parma? No? Bene, perché tanto oggi non ne riparleremo ma vi tedieremo invece con un altro staterello di cui non sapevamo nulla, lo Stato Landi.
Lo Stato Landi, anch’esso esistente un tempo in quella che oggi è la provincia di Parma, al contrario dello Stato Pallavicino è durato diversi secoli e noi non ne sapevamo nulla fino a oggi e questo nonostante il suo castello più importante sia vicino a casa nostra… è proprio vero che a volte passi davanti a dei luoghi storici mille volte senza mai porti la domanda essenziale: “Ma che è ‘sta roba?”
Il castello di cui parliamo è quello di Bardi, una fortezza che sorge su uno sperone roccioso e che è anche molto scenica, vista dal basso.


In realtà alla fondazione dello Stato Landi questa rocca era già lì a ricordo di chi aveva dominato prima questi territori e Ubertino Landi lo ottenne in modo rocambolesco!
Vedete, ci fu questa storica battaglia dove millemila schiere…
No. Stiamo mentendo. In realtà ci fu un onorevole duello in singolar tenzone dove…
No, non così! Insomma, ci spiace dirlo ma l’Ubertino ottenne questo castello nel modo più tradizionale del mondo!
“Lo eredito?” Chiederete voi.
Macchè! Si limitò a comprarlo dai suo precedenti proprietari! Molto poco epico e molto più reale, non credete?
La nascita dello Stato Landi si fa risalire a questo periodo ma in realtà questo territorio, sebbene appartenesse tutto ai Landi, non era ufficialmente uno Stato perché per ottenere questo riconoscimento ci vollero ancora diverse generazioni e un paio di secoli di storia.
Un vicino ingombrante
Al tempo la politica non era come oggi, divisa tra destra e sinistra, ma era ugualmente bipartitica con una parte schierata con l’Impero e l’altra col papato.
I Landi tifavano senza ombra di dubbio per l’Impero, tanto che nel 1530 il capofamiglia del tempo, Agostino, fu invitato nientemeno che all’incoronazione di Carlo V a Bologna.
Una quindicina di anni dopo però divenne papa quel maneggione di Paolo III che riuscì ad installare suo figlio Pier Luigi nel ducato di Parma e Piacenza, confinante con i territori dell’Agostino. Essendo il nuovo vicino di casa figlio del papa, Agostino sospettò che sarebbe stato dalla parte dello Stato Pontificio, cosa che a lui non andava molto a genio.
Anche se il vicino era antipatico e odiato da tutti l’Agostino non disse niente e sopportò in silenzio perché era stato proprio Paolo III, anni prima, a concedergli la dispensa papale tanto necessaria per sposare sua cugina, che gli aveva portato in dote diversi territori nella vicina Val Taro permettendogli così di estendere il suo dominio.


In più il Pier Luigi era stato per anni al servizio dell’Impero, quindi non era poi così ovvio che avrebbe dimostrato gratitudine verso il padre, soprattutto perché Paolo III aveva inizialmente chiesto al figlio di pagargli tributi altissimi, giusto per ribadire che padre sì, cretino no.
Il Pier Luigi però aveva trattato con suo padre e aveva strappato tutti i benefici che poteva, dopodiché si era messo a ristrutturare il suo nuovo dominio cercando di arginare tutti i piccoli feudatari che cercavano di accaparrarsi soldi e terre: dopotutto bastava dichiarare tizio e caio traditori e inglobare i loro possedimenti, giusto?
Quest’opera di pulizia tocco ai Dal Verme, ai Pallavicino e pure ai Gonzaga e a quel punto l’Agostino cominciò così a sentire uno strano prurito in mezzo alle scapole, proprio in quel punto dove non si riesce mai a grattarsi e che sembra tanto caro a certi sicari prezzolati, segno sicuro che avrebbe potuto essere lui il prossimo sulla lista nera del Pier Luigi.
Mentre l’Agostino aveva cominciato a guardarsi alle spalle con preoccupante frequenza, le manovre del Pier Luigi avevano suscitato anche l’antipatia del governatore di Milano, tale Don Ferrante Gonzaga, che cominciò a ordire un buon piano per toglierselo dai piedi.
In un primo momento il Don Ferrante tentennò perché i Farnese avevano in atto un’aggressiva politica matrimoniale che li aveva imparentati con tutta “l’Europa bene” ma poi, visto che il Pier Luigi lo odiavano proprio tutti, si decise a chiedere il permesso dell’imperatore per procedere ad un attacco.
Carlo V non accettò perché c’erano appunto troppe parentele coinvolte, così Don Ferrante dovette ripiegare sul piano B: mettere insieme un bel gruppetto di gente incazzata col Pier Luigi e spedirli ad ammazzarlo.
L’Agostino si ritrovò invitato in questo manipolo di ardimentosi e che cosa si fa quando si viene invitati ad assassinare un vicino antipatico? Rifiutare pareva brutto, così accettò.
Il piano era semplice: le spie avrebbero monitorato la posizione del Pier Luigi e poi sarebbero andati tutti, in allegra baldanza, da dargli due pugnalate. Un piano lineare. Pulito.
E andò proprio così perché quel 10 settembre del 1547 i congiurati entrarono nella cittadella di Piacenza, dove si trovava Pier Luigi, e lo pugnalarono finché non smise di muoversi dopodiché due di loro, l’Agostino e il suo compagno di merende Giovanni Anguissola, aprirono la finestra e mostrarono il cadavere alla folla che era accorsa, poi urlarono “Libertà! Impero!” e tutti festanti scaricarono il corpo nella fossa sottostante.


Agostino: il crudele e l’innamorato
Dopo la congiura le sorti del Ducato di Parma e Piacenza furono molto movimentate e l’Agostino dovette proteggere le sue valli dall’invasione nemica con una certa brutalità, arrivando perfino a far catturare i nemici per poi farli a pezzi e buttarli nel fiume. Giusto per stare nel sicuro se la prese anche con tutti quelli che simpatizzavano con i Farnese: li fece rastrellare, spogliare nudi per non rovinare i vestiti (che erano riciclabili) e poi ordinò di massacrarli pubblicamente.
Questo suo appoggio incondizionato all’Impero diede i suoi frutti pochi anni dopo, quando Carlo V si ricordò dei servizi dell’Agostino e gli concesse il titolo di Principe del Sacro Romano Impero e nel 1552 allo Stato Landi, ora formalmente riconosciuto, fu concesso di battere moneta.
Purtroppo però l’Agostino non riuscì a godersi il suo Stato per molto tempo perché quando nel 1555 fu invitato a Milano per prestare giuramento di fedeltà all’Imperatore, qualcuno pensò bene di offrirgli un caffè corretto veleno che, stranamente, lo uccise. Tutti ancora oggi additano i Farnese per quell’atto ma quelli non erano mica gente che andava in giro a pugnalare ripetutamente qualcuno se potevano far fare il lavoro sporco a un professionista mantenendo pulite le loro mani, quindi di prove certe non ce ne furono mai.
E’ a questo periodo storico che viene fantasiosamente fatta risalire la leggenda di Moroello, il fantasma che abita il castello di Bardi e di cui abbiamo parlato nel nostro ghost tour in queste valli, ma c’è anche un altro fantasma collegato proprio al nostro Agostino: quello di sua moglie Giulia.
Come abbiamo detto prima l’Agostino aveva dovuto, ad un certo punto della sua vita, chiedere una dispensa papale per sposare sua cugina Giulia e con lei pare che fosse stato relativamente felice perché, dopo la sua morte, scrisse più volte di aver continuato a vederla ovunque andasse.
Giulia gli parlava, lo baciava e appariva nel loro letto e ogni volta, dopo questi incontri, l’Agostino si ritrovava in lacrime e rimpiangeva la sua morte e i tredici anni e sei mesi in cui avevano convissuto.
Gli scritti dell’Agostino rendono Giulia il primo fantasma itinerante di cui abbiamo mai sentito parlare e ci chiediamo se alla sua morte l’Agostino sia finalmente riuscito a ricongiungersi con lei e, nel caso, se siano finalmente riusciti a trovare una dimora fissa o se siano ancora lì in giro a infestare tutti i loro possedimenti spostandosi di volta in volta seguendo il vento o un capriccio.


Come Montecchi e Capuleti
Ma adesso bando alle ciance e facciamo un salto in avanti nel tempo perché questa storia, che è cominciata con una compravendita, continua sullo stesso leitmotiv. Fu infatti grazie ad un acquisto che i Farnese, nel 1578, riuscirono ad impadronirsi di una parte del territorio dei Landi: Borgo Val di Taro.
Questo borgo divenne la pietra della discordia che riaccese gli animi dei discendenti delle due famiglie ma, come sempre accade nelle migliori storie, mentre gli adulti litigavano per noiose sciocchezze, i giovani con troppi ormoni sognavano di sposarsi.
Fu così che Ottavio Farnese, figlio bastardo ma legittimato del Duca di Parma, cominciò a cullare la speranza di poter sposare la bella Maria Polissena Landi.
Ottavio sapeva che, come figlio illegittimo e pure minorenne, sarebbe probabilmente stato costretto dalla sua famiglia a prendere i voti ma lui non aveva la minima inclinazione per la vita ecclesiastica, così tentò di sposare la sua bella nonostante l’opposizione delle rispettive famiglie. Ovviamente si scontrò con la dura realtà e le trattative sfumarono nel nulla.
Dovete sapere che non solo la rivalità tra i Farnese i Landi era ancora accesa ma anche Milano, ancora sotto il dominio dell’Impero, continuava a vedere il Ducato di Parma come una spina nel fianco e così, qualche anno dopo, il governatore di Milano si offrì di intercedere per Ottavio trattando in segreto il suo matrimonio con Maria Polissena in cambio della fedeltà del Farnese al trono di Spagna.
Se le cose fossero andate per il verso giusto sarebbe stato un vero colpo di stato ma Ottavio si fece prendere dal panico e, credendo di essere stato scoperto si diede alla fuga ma, maldestro com’era, fu preso e imprigionato dalla sua stessa famiglia mentre la Maria Polissena finì per sposare Giovanni Andrea II Doria e sarà proprio il loro figlio, Giovanni Andrea III, a mettere fine all’inimicizia dei Landi con i Farnese e anche allo Stato Landi.


E fu così nel 1682 lo Stato Landi, che era cominciato con l’acquisto del castello di Bardi, finì con un’altra compravendita e fu venduto ai Farnese e tutti quei territori entrarono a far parte del Ducato di Parma e Piacenza seguendone il destino.


Oggi però il castello di Bardi non è solo il ricordo di queste antiche storie o un posto dove sperare di poter vedere un fantasma, perché sono ospitati in questa fortezza anche diversi musei: il museo del bracconaggio, quello archeologico e quello della civiltà valligiana.
Se anche questo non bastasse ad attirarvi fino a questo castello allora date uno sguardo al calendario degli eventi e siamo certi che tra visite in notturna, cacce al tesoro e feste di Halloween troverete di certo qualcosa che potrà interessarvi!
Belle le vostre storie, sempre! Sono stata al castello di Bardi qualche anno fa, una chicca che giustamente consigliate!
Quante cose scopro con voi, non conoscevo lo stato Landi né la zona in generale quindi è stato interessante scoprire dei Landi e dei “moderni” (ormai non più così moderni) Giulietta e Romeo.
Sono estremamente di parte perchè vivo in questa zona, quindi non credo di essere attendibile, però io una visita nelle lande dei Landi la suggerisco sempre!
Domenica scorsa sono stata a visitare il vicino Castello di Compiano e ho imparato così a conoscere le vicende dei Landi. Bardi purtroppo non sono riuscita ad inserirlo quel giorno nel mio itinerario ma non mancherà occasione di tornare da quelle parti.
Se torni fammi uno squillo… io vago tra Parma e la Valtaro quindi sono spesso in zona e abbiamo da recuperare un pranzo/cena!
Sono stata nella zona di Bardi il 1 Maggio per visitare il Castello di Compiano: avrei visitato anche quello di Bardi se non avesse diluviato come ha fatto! Mi piacerebbe tornarci e riscoprire lo Stato Landi, magari con il sole!
Credo che Bardi valga di sicuro la pena di una visita… e non solo perchè organizzano sempre eventi particolarmente nerd in castello!😘