Il Palazzo del Giardino e i suoi affreschi erotici
Un matrimonio alla Bridgerton
Oggi come oggi, il politicamente corretto impone a scrittori e sceneggiatori di arrabattarsi in ogni modo possibile per infilare in ogni storia unioni improbabili e, spesso, ne escono delle trame forzate e instabili che s’inchinano a questa nuova moda senza tenere conto di realtà storiche consolidate; quando invece la semplice soluzione a ogni problema sarebbe quella di prendere storie che sono già lì, vere, vissute e pronte per essere narrate senza il bisogno di pesanti abbellimenti.
Una di queste storie la possiamo scoprire mentre visitiamo il Palazzo del Giardino a Parma, perché i nostri protagonisti di oggi non hanno nulla da invidiare alle trame moderne più attente alla sensibilità di questa epoca storica.
La nostra protagonista principale si chiama Margherita ed è la figlia naturale, anche se bastarda, dell’imperatore Carlo V d’Asburgo.
La giovane Margherita viene per sua fortuna riconosciuta e legittimata dal padre, allevata come una dama di rango, potendo così usufruire di un’educazione superiore.


Durante l’infanzia le sue figure di riferimento saranno la sorella e la zia del padre, che sono rispettivamente governatrice dei Paesi Bassi ed ex regina di Ungheria. Per continuare la sua istruzione a soli dieci anni è poi spedita a Napoli, sotto l’egida di un’altra donna importante, la vedova del viceré di Napoli.
Con questo bagaglio di conoscenze la nostra Margherita va sposa a quattordici anni ad Alessandro de’ Medici. Il ragazzo ha un bel cognome ed è anche Duca di Firenze ma anche i suoi natali non sono dei migliori, perché è a sua volta un bastardo legittimato, solo che nel suo caso non è ben chiaro chi siano i suoi veri genitori.
Fu Lorenzo II de’ Medici (nipote di Lorenzo il Magnifico) a legittimare Alessandro, ma alcuni studiosi sostengono che potesse benissimo essere in realtà figlio del cardinale Giulio de’ Medici, che divenne poi papa con il nome di Clemente VII. Anche sulla madre si è molto incerti e alcuni sostengono che fosse una serva di colore che viveva in casa Medici. L’unica certezza che abbiamo è che l’Alessandro non fosse proprio un tipo palliduccio, perché il suo soprannome era “Il moro”.
E così ecco qui, senza nemmeno faticare troppo, la nostra coppia di sposini che Bridgerton spostati!
I guai però, per la giovane Margherita, erano appena cominciati perché si era ritrovata con un marito che era tutto meno che avvezzo alle usanze fiorentine, essendo stato allevato alla corte di Carlo V, mentre Margherita, grazie al suo soggiorno Napoletano, era più cosmopolita e incline alla vita in una corte diversa da quella imperiale.
Sarà stato perché l’Alessandro non si seppe integrare con la sua corte, sarà stata la sfortuna, ma fu assassinato poco dopo, lasciando Margherita vedova a sedici anni.
Da vedova si stava meglio!
A lei la vedovanza piacque assai e, per seguire pedissequamente ogni dettame del politicamente corretto, cominciò a interessarsi con un certo accanimento alle dame fiorentine, tanto che quando gli fu proposto un nuovo matrimonio, questa volta con Ottavio Farnese, cercò in ogni modo di rifiutarlo.
Le sue ragioni erano valide perché non solo Ottavio era più giovane di lei, ma era anche di natali meno nobili: a suo parere il nipote del papa non era importante come la figlia di un Imperatore!
Paolo III però non era tipo da cedere ai capricci di una ragazzina, così diede al nipote Ottavio talmente tante cariche onorifiche che Margherita non poté più accampare scuse e gli toccò accettare le nozze, anche se di certo non di buon grado.

Si presentò a Roma ancora vestita a lutto e, sebbene il matrimonio fosse stato sontuoso e celebrato nientemeno che nella nuovissima cappella Sistina, Margherita scrisse al padre facendogli sapere che, poiché il contratto era stato stipulato contro la sua volontà, lei lo riteneva nullo e su quella base si rifiutò di consumarlo.
Ottaviano in realtà era anche meno entusiasta di lei di quell’unione, perché sosteneva di non voler giacere con un uomo, essendo Margherita mascolina sia di fisico sia di carattere.
Ci misero sette anni, tra litigi di ogni genere e con tutti i parenti a spronarli, perché riuscissero a produrre un erede alla stirpe dei Farnese e, dopo di quello, Margherita restò per qualche anno nel Ducato del marito ma mentre lui si era stabilito a Parma, lei preferì mantenere le distanze e starsene a Piacenza.

Dopo qualche anno il fratellastro di Margherita, Filippo II, che nel frattempo era diventato re di Spagna, le offrì di diventare governatrice dei Paesi Bassi, sua terra natia, così lei partì e qui finisce la parte politicamente corretta di questa storia.
Il palazzo dei piaceri
Nel frattempo Ottaviano, che era diventato Duca di Parma e Piacenza succedendo al padre Pierluigi (di cui abbiamo parlato un po’ nell’articolo sul castello di Torrechiara), aveva intrapreso la realizzazione di un palazzetto, da dedicare ai piaceri, che si trovasse non troppo lontano dalla sua residenza.
Forse nelle sue intenzioni iniziali c’era stato anche il desiderio di compiacere sua moglie, abituata ai fasti toscani, ma visto che in realtà lui con la Margherita ci era stato il minimo indispensabile, e che una volta ottenuto un erede ufficiale detta consorte era partita per i fatti suoi, decise che comunque un po’ di svago non avrebbe fatto male neppure a lui.
Tra l’altro a Parma, in estate, faceva (e fa ancora) un po’ troppo caldo per il genere di passatempi cui avrebbe voluto dedicarsi nel tempo libero, così Ottavio pensò che gli servisse un posto in grado di dargli la frescura tanto necessaria, oltre a rendere più prestigioso il suo neonato Ducato.
Al tempo i Farnese stavano per costruire un monumentale palazzo a Caprarola, per il quale si erano avvalsi dei servigi del Vignola, uno degli architetti più in voga al tempo. Non ci sono prove concrete ma in molti sospettano che il palazzo del giardino fosse dello stesso architetto perché, in fondo, si sa come vanno queste cose, no? C’è sempre un cugino pronto a darti il nome di un buon architetto!
Che sia stato il Vignola o un altro, pare che il Palazzo del Giardino fosse una meraviglia per il tempo; era un luogo destinato ai divertimenti estivi della corte e, perciò, davanti al palazzo fu fatto costruire un grande canale con giochi d’acqua che conduceva all’interno, dove il piano terra era stato realizzato in modo da sembrare una fresca grotta. Furono portate addirittura vere stalattiti e stalagmiti per decorarla!
Molte personalità dell’epoca sostennero che questo palazzo fosse tanto magnifico da superare addirittura quello di Caprarola ma, purtroppo, noi non possiamo giudicare se questo sia vero o meno, perché tutte quelle fontane, canali e giochi d’acqua, resero il posto umido e ammuffito piuttosto in fretta e così fu in parte demolito a metà del seicento e del tutto eliminato un secolo dopo, mentre il palazzo assumeva forme più simili a quelle in cui lo vediamo oggi. Tra l’altro possiamo vederlo solo grazie a una botta di culo, perché Parma non fu esentata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, durante i quali molti edifici storici non sopravvissero; il palazzo del giardino se la cavò anche se forse non benissimo perché un’ala fu comunque colpita ma, almeno, non fu completamente raso al suolo.


Nel primo dopoguerra lo stato del palazzo era terribile e, nel bel mezzo della ricostruzione, non era una priorità per nessuno cercare di ristrutturarlo, anche se per un certo periodo fu usato come campo estivo per i bambini che, nei ricordi di qualcuno (che potrebbe assomigliare mooolto al padre della Kry), erano tenuti a dormire su teli stesi sopra i numerosi calcinacci.
Fu solo nel 1953 che il palazzo divenne la sede del comando dei carabinieri e, con questa svolta, i tempi per renderlo di nuovo agibile furono accorciati. Ci teniamo a dirlo perché il palazzo è a tutt’oggi destinato a questa funzione e non è visitabile se non in particolari giornate di apertura.
Noi, per poterlo vedere e fotografare, abbiamo approfittato di una delle giornate del FAI e, se siete interessati a vederlo, vi consigliamo di tenere d’occhio la pagina del FAI!

Ora, portate pazienza ma, visto che il tema è quello che è, a noi la serietà ci è scappata a farsi un giro…
La prima sala che s’incontra nel giro del palazzo è quella detta “del bacio”, anche se il suddetto bacio di certo non è che sia poi così importante al fine della storia raccontata negli affreschi, che è invece un episodio dell’Orlando Innamorato. Il bacio cui fa riferimento il nome è quello, in primo piano nell’affresco, che mostra due personaggi nella città di cristallo. Per partire subito spinti questo è un bel bacio a bocca aperta, dove già si può immaginare una battaglia all’ultima lingua! Dopotutto la sala ha una scritta lungo il muro che dichiara “Trahetas sua quemque voluta” che, tradotto, significa “Ognuno ha il suo piacere” e, infatti, se guardate il soffitto, troverete una Venere che, mentre rivolge lo sguardo a Cupido, ignora volontariamente il satiro che sembra fare cose alle sue spalle (!). Dopotutto quest’affresco di Venere è a sua volta incorniciato da una scritta che dice “Aetas Felicior”, ovvero “Un’era più felice”, poi voi leggetela un po’ come volete!

Nella sala successiva, continuando idealmente la storia di Orlando, passiamo dalle vicende dell’eroe innamorato a quello dell’eroe furioso e, sebbene anche qui il tema sia l’amore e la voluttà, la prima cosa che è impossibile mancare sono i due guerrieri nudi che… ehm… non abbiamo capito bene che stile di combattimento sia quello, ma siamo abbastanza certi che, al giorno d’oggi, potrebbe comprendere anche un bel po’ di latex, qualche catena e un paio di sex toys senza troppi problemi!
Passando dalla storia di apertura, con il matrimonio infelice di una Margherita che era diventata Medici per matrimonio, finiamo ora con un’altra Margherita, Medici per nascita e che a sua volta era finita sposa di un Farnese, Odoardo. La loro storia la racconteremo un’altra volta ma vi basti sapere che, in onore del loro matrimonio, fu fatta affrescare la sala detta di “Erminia”, che raffigura l’amore non corrisposto della protagonista per Tancredi da “La Gerusalemme liberata”. Pare un po’ strano il tema scelto trattandosi della celebrazione di un matrimonio, soprattutto perché in realtà l’unione di questi due andò benissimo, ma noi che seguiamo la logica di “a pensar male difficilmente si sbaglia”, possiamo supporre che al tempo girassero ancora voci sulla precedente Margherita, anch’essa proveniente da Firenze, e che questa scelta fosse in parte scaramantica e in parte umoristica.
Ci sono altri dettagli interessanti in queste sale ma non vogliamo annoiarvi parlandovi di tutti e, invece, notiamo con divertimento che, se da una parte questa storia è cominciata nel modo più politicamente corretto possibile, dall’altra questi affreschi raffigurano atti d’amore che ai moderni fanno un po’ storcere il naso. In particolare ci sono ripetute raffigurazioni delle molte conquiste di Zeus che, in un modo o nell’altro, riusciva sempre a ingannare qualche fanciulla per infilarsi nelle sue mutande sotto forme che non trovate nemmeno su YouPorn. Abbiamo così Leda e il Cigno, Europa e il toro, Danae e la pioggia d’oro (okay… questa su YouPorn la trovate…), Semele e i fulmini… e questo solo negli stucchi sugli angoli e non abbiamo ancora nemmeno menzionato gli affreschi veri e propri!

Negli affreschi un po’ di bestiality non ce la vogliamo mettere? Certo che sì! Troviamo quindi Peleo e Teti: poiché Teti è una nereide e qui ha la coda da pesce… qualche dubbio, su come abbiano fatto a sfornare sette figli, viene.
Andando poi avanti in questa collezione di stramberie amorose troviamo Amore e Pan che lo fanno strano, dandosele di santa ragione, e lì a fianco vediamo Apollo che si fa dare il ben servito da Dafne che, pur di non dargliela, si trasforma in cespuglio. A fare da guardoni dai restanti affreschi abbiamo Venere con alcuni dei suoi amanti e pure (strano ma vero a questo punto) il marito, forse a ricordare che ogni tanto anche lui va soddisfatto!
Per finire la visita restando in tema, non può mancare il salone detto “degli uccelli”… e sì, lo sappiamo cosa state pensando perché l’abbiamo pensato pure noi, ma la più prosaica realtà è che il nome è dovuto alla volta sulla quale, nel settecento, sono state stuccate 204 specie di uccelli in altrettanti ottagoni.


Storia interessantissima che non conoscevo! Altro che soap opera o serie tv!! Non sono mai stata a Parma, ma quando ci andrò voglio assolutamente vedere questi posti!
Se passi per Parma fammi un cenno e ti porto a spasso volentieri!
Sai che sono stata una volta sola a Parma e non è stato amore a prima vista? Anzi, a dire la verità non è stato amore per niente, però dopo aver letto questa storia (a confronto gli intrighi di Beautiful sono delle sciocchezze da niente) sono curiosa di tornare per guardarla con occhi nuovi.
Ecco… è un filo imbarazzante da dire ma… noi abitiamo fuori città e cerchiamo di andare a Parma il meno possibile. Se vuoi un consiglio spassionato è questo: prova con la provincia! Il circuito dei castelli è meraviglioso (e anche in questo caso nemmeno in Bruttiful si trovano cose del genere!) ma anche il tour dei musei del cibo ha il suo perchè. In provincia puoi scegliere tra la pianura e la collina, tra la nebbia che si alza dai canali e i boschi innevati d’inverno e freschi d’estate. Insomma, la città in sé e per sè la lascerei stare per il momento (Sigh).
Ma che storia interessante, grazie per averla condivisa con immagini davvero molto evocative. Sono stata a Parma ma non a Palazzo del Giardino, devo rimediare.
Se riesci a ripassare nei dintorni fammi sapere! Noi siamo sempre pronti per uscire a cena (o a pranzo… o a merenda… colazione… caffè…)