Il vendicativo Luca Signorelli
Indecisi ma puntuali
Oggi siamo in un posto speciale, uno di quelli che fa quasi credere all’esistenza delle macchine del tempo o delle visioni del futuro.
Diciamo questo perché correva l’anno domini 1500 quando Luca Signorelli fu chiamato a lavorare a Orvieto e siamo abbastanza sicuri che, in quel tempo lì, gli effetti cinematografici non fossero ancora arrivati, né tantomeno i laser, ma il Luca, fregandosene di questi piccoli dettagli, decise che un bel po’ di raggi laser fossero l’ideale per una cappella del nuovo Duomo!
Ma andiamo con ordine.
Dovete sapere che Orvieto passò tutto il medioevo nell’indecisione: prima era dominio dei Goti, poi dei Bizantini, poi Longobarda e per non farsi mancare nulla era a spazzi Guelfa o Ghibellina… in pratica Orvieto era il corrispettivo urbano di una donna in un negozio di scarpe durante i saldi! Non si sapeva decidere!
Forse per questo motivo la costruzione del Duomo della città andava a rilento. Avevano cominciato con un bello stile romanico ma poi, forse, a Orvieto piaceva di più quel modello Manolo Blahnik… Ops… scusate, intendevo che preferiva il gotico…
Insomma, cominciarono a costruire nel 1290 ma anche gli operai dell’opera del Duomo avevano capito che aria tirava e così, a volte, arrivavano tardi al lavoro, mentre altre volte facevano delle pause pranzo di sei ore. A furia di assenteismi, nel 1347, fu fatta costruire una torre dell’orologio, vicino al cantiere del Duomo, sulla quale fu posto un automa segna tempo che a tutt’oggi è il più antico (e ancora funzionante) al mondo.


Questo automa aveva il compito di scandire le ore di lavoro del cantiere battendo sulla vicina campana e, per ironizzare sul ruolo di subordinazione tra gli operai e i capomastri, sulla sua cintura si legge: ‘Da te a me campana furo i pati, tu per gridar e io per fare i fati’ mentre la vicina campana reca la scritta ‘Se vuoi ch’attenga i pati dammi piano, se no io cassirò e darà invano.’
Questo automa è detto Maurizio e pare che questo nome non sia ispirato a una persona ma alla parola muricçio, che significa cantiere… ma secondo noi un Maurizio che rompeva a tutti per essere puntuali deve esserci stato, prima o dopo, in tanti secoli di costruzione!


Una vendetta dipinta. Più volte.
Tornando al Duomo il fatto è che, sebbene nel 1500 la costruzione fosse abbastanza avanti, le cappelle erano ancora da affrescare. Si era provato ad affidarle al Beato Angelico ma lui era uno che soffriva il caldo, così decise di farsi qualche mese di aria fresca a Orvieto, giusto per l’estate, ma all’autunno tornò a Roma e lasciò tutto incompiuto.
A quel punto si cercò di contattare il Pastura prima e il Perugino poi, ma all’improvviso Orvieto si accorse che, (orrore!) c’era un inganno: su quelli i saldi non c’erano mica e li si doveva pagare a prezzo pieno, così si dovette ripiegare su Luca Signorelli, che aveva pure il tre per due.
Il Vasari (che per chi non lo sapesse è quel tale che si prese la briga di scrivere ‘Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori’ del suo tempo e precedenti a lui, dando così materiale da studiare a ogni studente del liceo artistico), disse che il Luca era un tizio di buon carattere, socievole con gli amici, ottimo conversatore, cortese e modaiolo. Un fighetto insomma.
Il problema è che il Vasari era un uomo e forse aveva una visione del Luca leggermente distorta visto che erano pure imparentati e da bambino lo aveva conosciuto personalmente. Siamo convinti che, se invece del Vasari fossero state le sue amanti a parlarci del Luca, il suo ritratto sarebbe stato molto diverso.
Crediamo questo a causa di una certa tizia bionda cui lui fece letteralmente vedere l’inferno.
Dovete sapere che, nel Duomo di Orvieto, il Beato Angelico aveva deciso che avrebbe affrescato il giudizio universale e così, al suo arrivo nel cantiere, il Luca si trovò a non avere altra scelta se non continuare il lavoro già precedentemente fatto. Si mise subito a lavorare e dipinse di buona lena (era stato assunto anche perché era svelto, come delle Louboutin in consegna da Amazon Prime!).
Il Luca dipinse, con un piglio da regista di serie tv, ‘predica e fatti dell’anticristo’, dove tutto si svolge come nel film ‘Omen’ (in italiano ‘Il presagio’) dove l’anticristo, che veste i panni di un novello Gesù, arringa la folla avvalendosi di un diavolo come suggeritore e, nel frattempo, la malvagità dilaga intorno a lui spingendo tutti a incredibili nefandezze.
Quel burlone del Luca, ci dice sempre il Vasari, si era divertito a dare alle persone che seguivano i dettami dell’anticristo, i volti di persone del tempo. Tra gli altri troviamo Cesare Borgia e non si salva dal giudizio del Luca nemmeno papa Pio II, di cui abbiamo già parlato nel video su Pienza. Nell’angolo più a sinistra di questa scena il Luca si è autoritratto in piedi, vestito in preziosi abiti neri, mentre osservava tutto con fare distaccato, proprio di fianco a un altro uomo che si dice fosse il Beato Angelico, inserendo così nella scena entrambi gli artefici della cappella a mo’ di firma.


Ora però, mentre guardate tutte queste figure del tempo che si lasciano corrompere, fate attenzione alla bella giovane bionda che, in primo piano, accetta i soldi da un vecchio mercante come prezzo per il suo corpo. Ecco, quella bionda lì si dice che fosse stata l’amante del Luca, raffigurata come una squallida meretrice al soldo dell’anticristo… un ritrattino niente male, no? Ma non fermiamoci qui e andiamo avanti.
Se vi girate di centoottanta gradi, vi troverete davanti alla parete opposta a questa, dove è affrescato un insieme di dannati dell’inferno tormentati da demoni.
I demoni hanno la pelle di vari colori, dal rosso al blu e al verde, e questa scena, anticipando i più famosi affreschi di Michelangelo, è un tripudio di nudi. Si dice che per questa raffigurazione il Luca avesse preso ispirazione a piene mani dalla Divina Commedia, ma quello che ci interessa in questo momento è notare, proprio nel mezzo del cielo, un demone volante che, tutto felice, sorride alla bella peccatrice che ha preso e tenuto per sé solo… non vi sembra che questa tizia assomigli molto alla meretrice che abbiamo visto prima?
Ora scendete con gli occhi fino alle figure in basso, quelle più vicine allo spettatore, e cercate un demone grigio che con un piede tiene a terra una formosa peccatrice… è sempre lei!

Per capire come mai questa tizia si sia meritata di essere stata raffigurata ripetutamente il tal modo, basta però cercare al centro della composizione, lì in mezzo al groviglio di gente ignuda, fino a trovare un demone blu che abbraccia una peccatrice bionda, carina e prosperosa, che cerca di divincolarsi. La donna è sempre la stessa ma il demone… quello ha qualcosa di strano… giratevi verso l’affresco dell’anticristo e fissate un momento il volto dell’autoritratto del Luca, poi tornate a guardare il demone. E’ sempre lui! E’ un demone blu che tormenta la sua amante e che… uhm… ma che cosa ha in fronte quel demone? Sarà mica un corno quello, vero?
Ed ecco spiegato perché il Luca continuasse a dipingerla tra i peccatori e i dannati… perché la tizia aveva osato mettergli un bel corno! Sarà anche stato uno di buon carattere, compagnone e tutto il resto, però a noi pare che questo Luca fosse anche uno che portava un leggero rancore quando gli si faceva un torto!
La DeLorean c’è ma non si vede
Ora che vi abbiamo parlato del Luca e del suo carattere, arriviamo alla scena affrescata sopra la porta da cui si entra nella cappella e nota come ‘il finimondo’.

Questa scena è quella che, più di tutte le altre, che comunque per il tempo erano davvero innovative sia come progettazione sia come esecuzione, ci trasporta direttamente nel futuro perché i demoni alati che sovrastano gli esseri umani appaiono quasi come dei robot volanti. In più, per proiettare lo spettatore verso un futuro che anche noi non abbiamo ancora raggiunto, sparano pure raggi laser dagli occhi… okay, va bene, magari nelle intenzioni del Luca erano raggi infuocati ma la resa finale dell’opera è innegabilmente quella che si potrebbe vedere in un film sci-fi!
Adesso, per non dilungarci troppo, interrompiamo qui questo articolo, anche se ci sarebbe ancora moltissimo da dire. Questa volta ci siamo concentrati su Luca Signorelli ma ci toccherà tornare a Orvieto per parlare di altre cose… e magari anche per mangiare piccioni, porchetta e tartufi… ma quello è un dettaglio!
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