Tra Federico da Montefeltro e Raffaello
Federico da Montefeltro come Jon Snow
C’è una cosa che non ci ricordavamo prima di visitare Urbino e cioè che il rinascimento, inteso come movimento artistico e culturale, si è declinato in Italia in tre rami: quello fiorentino (che è il più noto), quello padovano e quello urbinate.
Ci dice la solita Wikipedia che il rinascimento urbinate è nato e cresciuto con Federico da Montefeltro ed è quello tra i tre che più si fonda sulla matematica.
Con queste premesse è d’obbligo andare a indagare un po’ di più su questo Federico e sugli artisti che animarono la sua corte e quella dei suoi discendenti per lasciare a noi, oggi, una città così piena di fascino.
Ora mettetevi comodi perché questa è una storia degna di quelle soap opera in cui gli sceneggiatori vengono pagati una miseria ma il protagonista maschile è una superstar.
Tanto per darvi un po’ di contesto dovete sapere che Federico fu riconosciuto da Guidantonio da Montefeltro come suo figlio anche se la madre non era la moglie del Duca, anzi sull’identità della donna ci sono pure molti dubbi, il che è strano perché di solito è la madre ad essere certa, no?
Ovviamente si sono diffuse le storie più assurde sui genitori del Federico, partendo da quelli che lo vogliono figlio di un’avventura romantica del padre a quelli che sostengono che fosse non il figlio ma bensì il nipote di Guidantonio, legittimato da lui per togliere sua figlia da una posizione difficile.
La cosa però ha poca importanza perché tanto la moglie di Guidantonio mica lo voleva intorno, quel pargolo che non solo non era suo ma era pure un promemoria del fatto che in più di vent’anni di matrimonio lei non era riuscita a dare un erede a suo marito… e Guidantonio mica si chiamava Ned Stark!

Per questo motivo Federico fu accolto alla corte di suo padre solo quando aveva già due anni, dopo la morte della matrigna, ma probabilmente lui di quel soggiorno non ricordò molto perché appena compiuti i 5 anni fu mandato via di nuovo, visto che Guidantonio nel frattempo si era risposato, aveva una nuova e giovane moglie e un vero erede dal disgraziato nome di Oddantonio.
Federico a quel punto fu sballottato in giro come un pacco di Amazon con l’etichetta stampata male: prima lo mandarono in convento, poi presso una corte minore, poi a Venezia come ostaggio nobile e da lì a Mantova. In tutti questi spostamenti Federico, come molti bambini, assorbì conoscenza come una spugna e a Mantova si appassionò alla matematica, che poi al tempo era quella materia su cui si basava sia la pittura che l’architettura. A 11 anni Federico fu investito cavaliere e a 15 tornò in patria e si sposò con Gentile Brancaleoni che gli portò in dote diversi castelli. La sua storia avrebbe potuto finire lì, con lui che faceva la vita discretamente agiata di un signore di campagna ma invece era solo l’inizio.


A 16 anni Federico, che era un ragazzo aitante e con una buona mente per la strategia, divenne capitano di ventura, comandando una sua compagnia militare che ottenne successi un po’ ovunque e garantendosi così la reputazione di buon soldato che poi consolidò con la presa di San Leo quando aveva 19 anni, mentre a 21 gli fu assegnato il titolo di Conte per le terre che già possedeva per matrimonio.
Come far incazzare tutti (in ogni epoca!)
Adesso però, essendo in una soap opera, cambiamo scena e torniamo a vedere cosa era successo nel frattempo in quel di Urbino.
Il buon Guidantonio era morto e aveva lasciato Urbino nelle mani del suo erede legittimo ma dal nome sfigato, Oddantonio, quando questi aveva solo 16 anni. Il giovane era ancora poco pratico sia di governo che di strategia così, sentendosi minacciato dagli Sforza e per sostenere i costi di una guerra imminente, fece l’unica cosa che ha il potere di sollevare le ire dei cittadini di ogni dove in ogni epoca: alzò le tasse.
Il malumore generale aumentò e di certo il fatto che il giovane Oddantonio si affidasse per le sue decisioni a Domenico Malatesta, il marito di sua sorella, non aiutò la sua causa perché i Malatesta erano sempre stati storici nemici di Urbino.
Come sempre quando molte persone si incazzano abbastanza da mettere insieme le teste, succede che qualcuno si guarda intorno e si fa delle idee notando, magari, che il fratellastro dell’Oddantonio vive poco lontano e, in caso di guerra, sarebbe un governante migliore di questo pischello poco addestrato. Da lì a mettere in piedi una congiura… è un attimo!
Non sappiamo se il Federico si fosse messo con un mantice a soffiare sulle braci del malcontento, fino a farle divampare in un incendio, per portarsi a casa i territori paterni senza faticare troppo però sembra probabile, soprattutto perché i congiurati uccideso Oddantonio nella notte tra il 21 e il 22 luglio del 1444 e il mattino dopo Federico era già alle porte della città, tutto armato e scintillante, a bussare con discrezione facendo valere la sua pretesa al trono e offrendo nel contempo l’impunità ai congiurati. Un filo sospetto a nostro parere…
Così, a 22 anni, Federico si installò a Urbino e quando, due anni dopo, la sorella di Oddantonio e suo marito tentarono di giocargli lo stesso scherzetto che lui aveva giocato al fratellastro, gli andò malissimo perché la nuova congiura ai danni del Federico fu letteralmente soffocata nel sangue con la decapitazione di tutti i partecipanti e, da lì in poi, la nascita e la crescita del rinascimento urbinate fu assicurata sotto l’illuminata guida del Federico che per questo fu soprannominato “La luce dell’Italia”.


Profili interessanti
Fu sotto questa luce che fiorirono una pletora di grandi artisti ma quello che tradizionalmente viene collegato a Federico fu Piero della Francesca che dipinse il “Doppio ritratto dei duchi di Urbino”, un dipinto che è stato usato in così tante salse che da qualche parte dovete averlo visto per forza! Questo ritratto è in due parti e Federico è quel tizio vestito di rosso, con un buffo cappello altrettanto rosso, ritratto di profilo quando è chiaro che quello NON E’ il suo profilo migliore perché ha un naso che a guardarlo viene da chiedersi se fosse il pittore ad essere ubriaco o se madre natura fosse stata davvero una stronza con quell’uomo.
In realtà entrambe queste risposte sono sbagliate perché il nostro Federico a furia di andare in giro a guerreggiare con successo qualche infortunio lo aveva portato a casa e uno, in non si sa quale battaglia, lo prese sul naso e ci perse pure l’occhio, motivo per cui la sua vanità gli imponeva di farsi ritrarre dal lato in cui l’occhio c’era ancora, anche se questo voleva dire mettere in mostra il naso malandato che però lo rendeva facilmente riconoscibile.
Ci dicono gli esperti che questo non era comunque un ritratto da esporre in pubblico ma piuttosto qualcosa destinato alle stanze private e magari è per questo che i ritratti sono due e l’altro raffigura la seconda moglie del Federico, una che con lui faceva proprio una bella coppia.
La prima moglie di Federico non gli aveva mai dato eredi ma lui di certo sterile non era perché aveva all’attivo un bel numero di figli sparsi in giro e, siccome nemmeno lui era nato da genitori sposati con tutti i crismi, li aveva tutti legittimati. Anche con così tanti eredi che alla bisogna potevano subentrargli, alla morte della moglie si risposò comunque nel tentativo di avere eredi ufficiali e la sua scelta cadde su Battista Sforza.
Lei nel dipinto di Piero della Francesca viene ritratta come una tipica bellezza eterea del rinascimento, con la fronte altissima, l’incarnato bianco e i capelli biondi.
Scusate ma ora dobbiamo divagare un momento sui metodi di depilazione delle donne nel corso del tempo perché, dopo aver scoperto che queste si depilavano la fronte con la fiamma di una candela per avere l’attaccatura dei capelli più alta, sfidiamo chiunque a lamentarsi di cerette/silkepil/laser!
Chiusa la parentesi dobbiamo dirvi che l’aspetto etereo della Battista era certamente ingannevole perché lei non solo era disposta a sottoporsi a questa tortura di bellezza ma era anche una che già a dodici anni veniva descritta come versata nello studio, determinata e più pronta a comandare che a obbedire e di lei Pandolfo Malatesta, storico rivali dei Montefeltro, disse che era così provveduta e sagace che avrebbe potuto governare anche il regno di Francia.


Adesso immaginate questo: Federico ha 38 anni e gli arriva questa sposina tutta carina di appena 14 anni, solo che lei ha il carattere di un drago e lui, invece di risentirsi perché questa non è una scialba donnetta che sa stare al suo posto, la apprezza così tanto che la mette incinta in un lampo e poi va in guerra. Lei se ne resta ad Urbino a dirigere tutto, pure vari problemi militari, senza fare una piega e quando la sua prima figlia muore a soli due mesi mentre suo marito è lontano, che cosa pensate che faccia? Che si disperi e pianga? Nossignore, questa si mette in tiro e parte verso il fronte dove soggiorna negli accampamenti militari del marito finché non è di nuovo incinta e poi se ne torna a governare.
E’ la prima volta che va a trovare Federico sul lavoro ma non sarà l’ultima perché evidentemente questa cosa di farlo ‘in ufficio’ piace ad entrambi e l’esperienza verrà ripetuta altre volte.
La Battista morirà per una polmonite a soli ventisette anni, ancora bellissima e dopo aver governato, tenuto corte e dato a Federico sette figli di cui cinque sopravvissuti ai primi mesi di vita compreso l’agognato erede maschio, Guidobaldo. Non c’è quindi da sorprendersi che Federico l’abbia amata e che volesse un ritratto di lei da tenere nelle sue stanze. Che questo quadro sia poi finito agli Uffizi a Firenze è un’altra storia ma quando lo vedrete di nuovo, ora che conoscete i personaggi, forse non penserete più che rappresenti solo un tizio brutto con naso strano e una tizia con una fronte impossibile e non tanto bella per i nostri standard.
La pala di Urbino… a Brera
Per restare in tema su Piero della Francesca, c’è un altro grande capolavoro che fu dipinto a Urbino per Federico e che oggi non si trova più lì: la pala di Brera che oggi, appunto, si trova alla pinacoteca di Brera.
Questa pala fu inizialmente pensata per essere esposta nella chiesa di San Bernardino che si trova appena fuori dall’abitato e che sarebbe poi diventato il mausoleo dei Montefeltro perché se ce l’avevano i Medici un mausoleo, allora pure Federico avrebbe dovuto averne uno adeguato, no?
La pala fu dipinta mentre Federico era ancora in vita mentre la chiesa fu costruita grazie a disposizioni testamentarie e l’opera fu inserita al suo posto sull’altare successivamente ma qualche secolo dopo… passò di lì Napoleone e la pala… PUFF! Svanita… e ricomparsa successivamente a Milano. Ma come si fa ad essere certi che l’opera sia proprio quella? Be’, diciamo solo che è difficile fraintendere quando lì in primo piano c’è il Federico inginocchiato, come sempre ritratto di profilo e con il suo inconfondibile naso!



La città ideale e il palazzo ducale
Un altro dipinto che è quasi obbligatori vedere mentre ci si trova a Urbino è quello de “La città ideale”. Questo quadro, per quanto sia famoso e si dica abbia ispirato la costruzione di intere città come Pienza o Sabbioneta, resta un completo mistero perché di preciso nessuno sa chi ne sia l’autore. La cosa divertente è che, seguendo una moda rinascimentale che prevedeva la possibilità di fare più copie di un’opera con alcune variazioni, questo quadro non è un unicum ma ne esistono tre versioni e ognuna prende il nome della città in cui si trova oggi: Urbino, Baltimora e Berlino.


Ma non di sola pittura vive il rinascimento e così Federico, forse anche complice la presenza del quadro de “La città ideale” alla sua corte, si rese conto in fretta, una volta installatosi a Urbino, che il suo palazzo faceva un po’ schifo rispetto a quelli di altri nobili più blasonati. Purtroppo al tempo era giovane e i soldi erano quelli che erano, così si mise lì e come la più brava delle massaie accumulò un gruzzoletto da spendere per una costruzione che collegasse i due palazzi antichi che aveva ereditato.
Questa prima costruzione non lo soddisfò minimamente ma dovette comunque aspettare il 1462 per avere finalmente i soldi per dare il via a lavori imponenti, richiedendo espressamente un palazzo che superasse tutte le altre residenze principesche d’Italia.
Non so se ottenne ciò che voleva ma da allora e fino alla sua morte i lavori, prima di ampliamente e poi di abbellimento, non si fermarono mai ed è a quel periodo che risale il bellissimo cortile interno con logge e i due torricini (si chiamano così…) che rendono caratteristico questo palazzo.
Le natiche sode di Raffaello
E adesso torniamo di nuovo alla pittura perché l’artista mainstream di Urbino in realtà non è Piero della Francesca ma Raffaello, che nacque proprio in questa città.
La casa di Raffaello è visitabile e vanta la presenza di uno dei primi lavori attribuiti a questo artista quando era ancora un bambino, probabilmente aiutato nella realizzazione dal padre Giovanni Santi che era a sua volta pittore. Si dice che questa prima Madonna avesse le sembianze della madre di Raffaello, Magia. Con un padre pittore una madre con un nome del genere è chiaro che le mani del figliolo non potevano che essere talentuose e magiche! Se poi a questo aggiungiamo che Raffello praticamente nacque in una bottega di pittura, si può quasi dire che il suo percorso fosse destinato.
In realtà, a parte questo affresco, nella casa natale a Urbino non rimane molto altro di Raffaello, perché il figlio di Federico, Guidobaldo, non lasciò eredi e dopo la sua morte Urbino passò ai della Rovere la cui ultima discendente, Vittoria, sposò un Medici e si trasferì a Firenze con tutte le opere d’arte che decise di portarsi dietro, lasciando la città sguarnita di opere del suo pittore più famoso.

Solo nel 1927 il museo del Uffizi accettò di donare alla Galleria Nazionale delle Marche (che si trova nel palazzo ducale) un dipinto di Raffaello, in modo da poter completare il percorso artistico di questa pinacoteca. L’opera scelta fu “La muta” anche se di preciso nessuna sa se questo particolare ritratto sia stato realmente eseguito a Urbino o a Firenze; sono state avanzate ipotesi sull’identità della dama ritratta che potrebbero far pensare a Giovanna da Montefeltro, la figlia terzogenita del Federico e dalla Battista. A noi piace credere che sia proprio lei visto che anche la sua storia è non meno avvincente di quella dei suoi genitori ma ve ne parleremo un’altra volta che qui si fa lunga e abbiamo ancora delle cose da dire.
Ora, dopo aver visitato sia la casa di Raffaello che la Galleria Nazionale e aver vagato un po’ in giro per Urbino, ci sentiamo di dover dire anche qualcosa sulla città in sé.
Prima di tutto abbiamo capito perché di tutti gli artisti rinascimentali Raffaello è quello che è sempre parso più in forma degli altri! Sì, perché camminare in giro per Firenze e camminare per Urbino sono esperienze sostanzialmente differenti: Urbino, signore e signori, è la città in cui ogni maniaco del fitness dovrebbe trasferirsi in quanto anche solo andare da casa al bar o in un negozio a fare la spesa vi garantirà una salutare passeggiata su erte salite e ripide discese che vi renderanno più atletici di uno scalatore di montagna! Essendo nato in un posto come questo ed essendo probabilmente mandato a fare commissioni come si confaceva ad ogni ragazzetto, non c’è da stupirsi che Raffaello ci abbia guadagnato in fisico e probabilmente anche in belle gambe e didietro sodo!



Non abbiamo idea di cosa succeda a Urbino in caso di ghiaccio o neve ma ci sembra probabile che passeggiare diventi piuttosto rischioso, visto che le strade acciottolate non sono il massimo nemmeno in piena pianura, quindi se volete visitare questa città armatevi di scarpe comode e in caso studiatevi anche i giri dei piccoli e frequenti bus che transitano per le strette vie del centro. Non vi eviteranno del tutto le arrampicate ma almeno vi daranno la possibilità di riposarvi un po’ tra una e l’altra.
Oltre a questa nota folkloristica sulla conformazione della città, ricordate anche che Urbino è sede universitaria e, come tale, durante l’anno accademico è stracolma di giovani studenti con molta voglia di festeggiare. La serata universitaria per eccellenza è il giovedì ma anche il venerdì non è privo di attrattive, con aperitivi e compagnie allegre in ogni dove.
Noi amiamo un po’ di sano festeggiamento ma per evitare inconvenienti abbiamo preferito, durante questa visita, soggiornare appena fuori dalle mura cittadine, nel “B&B Marcello & Francesca” che è immerso nel verde in una zona tranquilla ma a pochissimi minuti di auto dalla città.
A Urbino ho fatto un corso di specializzazione post laurea tantissimi anni fa, quindi la conosco abbastanza bene e ne sono innamorata; l’unica cosa è che non ho mai visto il Palazzo Ducale, perchè la leggenda che circola tra gli studenti è che se lo visiti non conseguirai mai la laurea!
Ogni città universitaria ha questa cosa che se vedi un particolare monumento non ti laurei. A Parma è San Giovanni e mi ci hanno portata in gita alle elementari, quindi ero fregata molto prima di arrivare all’università!🤣
Bella Urbino, noi l’abbiamo visitata un po’ di tempo fa. Leggendo questo articolo, ci sono venuti in mente piacevoli ricordi. Grazie!
Ho visitato Urbino (patrimonio UNESCO) la scorsa estate e ne sono rimasta affascinata…ancora più bello leggere il vostro racconto sulla città! 🙂
Urbino per me è l’ombelico nel mondo: c’è stato un periodo, più o meno fra 2016 e 2018 in cui ne sentivo parlare sempre, o per un motivo o per l’altro. Dove hanno girato lo sceneggiato sui Borgia? A Urbino. Dove è stata creata una delle prime (se non la prima) città ideale? Urbino. Insomma, Urbino mi ha tormentato tanto che poi nel 2018 l’ho visitata e me ne sono innamorata. Fatto sta che, nonostante mi possa ritenere soddisfatta della mia visita, per me è diventata un Meme e ancora adesso a molte domande rispondo “a Urbino”!
Uh, che emozione! Siamo stati nell’ombelico del mondo e manco lo sapevamo!
Comunque sì, c’è stato un momento in cui Urbino era davvero sulla bocca di tutti ma poi è un po’ sparita… e a noi spiaceva!