Per festeggiare S. Valentino ci sono persone disposte a fare cose pazze ma ci sono degli ovvi limiti, o almeno ci sono se non ti chiami Jenő Bory.
Jenő Bory, che noi chiameremo Eugenio, era un artista, scultore e architetto nato nell’impronunciabile Székesfehérvár nel 1879.
L’Eugenio, fin da neonato, sembrava strillasse con quanto fiato aveva in gola, come se volesse attirare l’attenzione di qualcuno che però non era lì. Chi fosse nessuno lo sapeva.
Da bambino si fece l’idea che da grande avrebbe voluto essere un artista ma sul suo libro di scuole c’era proprio scritto “E’ bello, davvero bellissimo, essere un artista, ma non ti guadagnerai da vivere in questo modo.”
Questa frase da sola fece sì che l’Eugenio si mettesse lì e ordisse un piano. Non si viveva facendo l’artista, quindi lui si mise d’impegno per eccellere negli studi e ottenere una borsa di studio per l’università della tecnologia. Il suo piano prevedeva di diventare architetto perché a Pest aveva visto delle gare in cui scultori e architetti lavoravano insieme, quindi per lui era naturale pensare di diventare prima architetto e poi di iscriversi a una scuola d’arte per imparare la scultura, unendo in se stesso le due parti necessarie per fare un buon lavoro.


Quello che stupiva tutti però era la sua aria triste, perché mentre gli altri giovani intorno a lui si innamoravano e trovavano donne con cui condividere la vita, lui non ci riusciva.
Con il passare del tempo la cosa cominciò a prostrarlo perché gli sembrava quasi una maledizione il fatto che proprio lui, che credeva nell’amore vero, non trovasse la donna giusta da portare all’altare e adorare per la sua intera vita.
Poi finalmente, quando ormai aveva venticinque anni e aveva perso le speranze, accadde.
Dopo la laurea in architettura, come si era prefissato fin dall’inizio, l’Eugenio si iscrisse a un corso di arte, uno di quelli frequentati da ragazzi e ragazze insieme.
Lui però, nonostante il suo piano stesse andando a gonfie vele, ormai era depresso, triste, magro, malaticcio e sconsolato perché soffriva le pene d’amore senza nemmeno aver trovato l’amore. Era così triste che a vederlo faceva pietà, con quella sua testa sempre bassa e lo sguardo rivolto al terreno.
Guardava in basso pure il giorno in cui stava aspettando sulle scale davanti all’aula l’arrivo del professore. Guardava in giù anche se sapeva che l’insegnante sarebbe arrivato dall’alto ma ormai aveva il collo bloccato in quella posizione e non c’era più modo che sollevasse lo sguardo.
Fu un bene perché LEI arrivò salendo dal piano di sotto e così lui poté individuarla subito e fu amore al primo sguardo.
LEI si chiamava Ilona, che per noi italiani per molti anni è stato un nome davvero evocativo per quanto riguarda l’amore… o forse sarebbe più preciso dire il porno.
La LEI dell’Eugenio però non assomigliava in nulla alla sua omonima Cicciolina: non era bionda, non era superdotata e di cognome faceva Komócsin.

L’Ilona a parere dell’Eugenio era bellissima, proprio quella che stava disperatamente cercando da tutta la vita, ma lui era imbranato come un dodicenne con gli ormoni impazziti e con il suo collo incriccato che lo faceva guardare solo in giù non trovò nulla di intelligente da dirle per fermarla e lei gli sfuggì, andandosi a barricare tra una crocchia di compagne.
Per sua fortuna era uno dei migliori del corso e il professore quel giorno premiò il suo disegno insieme a quello dell’Ilona e questo gli diede modo di attaccare bottone con la donna dei suoi sogni.
Da cosa nacque cosa: i due scoprirono di essere entrambi orfani e si aggrapparono l’uno all’altra, cominciando a frequentarsi, finché qualche tempo dopo il loro professore si rese conto della relazione e prese l’Eugenio da parte per fargli un discorso serio.
Imbranato com’era sarebbe stato meglio se gli avesse parlato di api e di fiori, me invece il professore, severo e forse un po’ intristito, gli spiegò che l’Ilona aveva, a suo parere, lo spirito e il potenziale per diventare una grande artista… se non si fosse sposata.
Era il 1904, un tempo in cui le donne sposate non facevano cose frivole come dipingere, ma si dedicavano alla casa, ai figli e al marito.


Forse l’Eugenio a quel punto avrebbe potuto decidere di rinunciare alla sua innamorata per amor dell’arte se il professore non avesse aggiunto:
“Voi però fate la cosa giusta stando insieme: il vostro talento fiorirà nei vostri nipoti!”
E con quelle parole benedicenti l’Eugenio se la portò all’altare e la sposò ma non allontanò mai la sua Ilona dall’arte e anzi, entrambi coltivarono insieme la loro passione artistica per tutta la vita.
Già così sarebbe una bella storia d’amore ma… questo non è nulla perché l’Eugenio era un romantico indefesso e nel 1912 comprò un terreno vicino a dove era nato, a Székesfehérvár, per costruire una casa per le vacanze per lui e Ilona.
Uno normale, essendo architetto, avrebbe fatto un progetto per poi darlo a un impresa lasciando che i professionisti costruissero tutto, giusto? L’Eugenio però non era uno normale così, cazzuola alla mano, si mise a costruire la casetta vacanze ideale, usando quel nuovo materiale che si stava in quel periodo diffondendo, il cemento. Arrivò perfino ad affermare che, senza il cemento, il suo castello non sarebbe mai stato realizzato.


La prima guerra mondiale bloccò il suo progetto per alcuni anni ma appena finita lui si rimise al lavoro… solo che a questo punto il suo amore per la moglie, che nel frattempo gli aveva dato tre figli, era diventato così grande che una casetta non lo avrebbe potuto contenere, quindi le costruì un castello.
Un intero castello. Costruito a mano. Dall’Eugenio.
Non per fare confronti ma… capite bene che un mazzo di rose o una scatola di cioccolatini non reggono mica il confronto! Chiunque sia la vostra metà, ora che conoscete questa storia dovrà impegnarsi di più se vuole impressionarvi.
Il fatto è che l’Eugenio e l’Ilona si erano ormai resi conto che le opere di molti artisti, dopo la loro morte, venivano disperse in vari angoli del mondo e non volevano che questo accadesse anche ai loro lavori così l’Eugenio, che d’inverno lavorava a Budapest, dedicava l’estate alla costruzione del castello di famiglia, che nel tempo divenne un importante centro di ritrovo per gli artisti, una galleria d’arte, uno studio e chi più ne ha più ne metta. Le opere di entrambi i coniugi, e quelle dei loro amici, si sparsero in ogni angolo mentre questa costruzione cresceva e poiché i loro fondi erano limitati, per finanziare tutti questi lavori entrambi organizzavano delle lotterie mettendo in palio alcune delle loro opere.


Sebbene fosse architetto, l’Eugenio non costruì secondo un progetto prestabilito ma aggiunse parti seguendo il terreno, costruendo come se fosse una scultura di dimensioni architettoniche in attesa di mostrarsi al mondo.
Costruì due torri gemelle per le sue primogenite, un’altra torre per suo figlio, una per sua moglie e una per sé, poi ne aggiunse altre due solo perché gli andava.
Ogni angolo di questo posto è pieno di cose, pezzi, sassi, lustrini, opere d’arte grandi e minuscole e il tutto sembra uscito da una fiaba un po’ surrealista con nomi evocativi quali la corte degli elefanti, il cortile delle cento colonne, il girotondo… e poi c’è lei, la summa del suo amore per Ilona: la cappella dell’amore coniugale.
Noi ci siamo fatti l’idea che l’Eugenio avesse messo nello stesso calderone mentale alcuni aspetti religiosi, la passione per l’arte e uno smaccato romanticismo e poi avesse shakerato il tutto con violenza finché non ne era uscita una sua strana visione del mondo che traspare da questa cappella; questo posto, infatti, non è un vero luogo di culto, a meno che voi non veneriate l’ideale dell’amore coniugale.

In questo posto potete vedere la statua che dovrebbe personificare la visione stessa dell’amore dell’Eugenio per l’Ilona ma la cosa divertente è che alle sue spalle, sul muro, sono state affrescate alcune delle donne più famose della pittura, tra cui la Gioconda.
Tutte queste donne, che avrebbero dovuto essere le muse supreme del loro artista, sono gialle d’invidia davanti alla rappresentazione di Ilona, perché nessuna di loro è mai stata amata tanto quanto l’Eugenio amò sua moglie… o così lui ha voluto raccontarcela, tramandandoci questo suo romantico testamento!
Fu proprio lui, dopotutto, a dire che il matrimonio
era l’unica cosa per cui valesse davvero la pena lottare nella vita, ma poi aggiunse che, in retrospettiva, questo valeva anche per l’arte. Coerentemente ci ha lasciato come suo testamento un’opera d’arte che simboleggia l’amore coniugale.
Dopo tutta questa lavorata che al sol pensiero anche il più produttivo dei muratori bergamaschi starebbe già imprecando in diverse lingue, arrivò la seconda guerra mondiale e il castello fu bombardato, riportando ingenti danni.


Pensate che l’Eugenio si sia messo lì a piangere tra le macerie? Macché! Il collo inclinato all’ingiù era ormai un ricordo lontano di quando non conosceva l’Ilona! Ora lui guardava sempre verso l’alto, pervaso da un ottimismo incrollabile! A sessantasette anni, tra le rovine del suo castello, si mise le mani sui fianchi e disse deciso: “Lo ricostruirò!”.
E lo ha fatto.
Morì nel 1959 e a quel punto aveva lavorato al suo castello per ben 40 estati, lasciando alla sua famiglia questo posto incredibile dove l’Ilona continuò a vivere con i figli e dove ancora vivono i suoi bisnipoti che, seguendo gli ideali dell’Eugenio che aveva cominciato a organizzare visite a questo posto durante la sua vita, permettono a chi lo desidera di visitare questa casa museo che racchiude la vita non di una sola persona ma di una coppia di artisti che credevano fermamente nella loro stessa unione.
Ma che storia incredibile! E soprattutto che bel personaggione l’Eugenio, avercene di uomini così! 😀
Peccato che me lo sia persa quando sono stata nell’impronunciabilie città, toccherà tornare!
Be’, un giro sul Balaton non è di certo un gran sacrificio! Grigliate vista lago, bagno, terme… sì, ci si può tornare!
Alla faccia della casa per le vacanze! Comunque trovo questa storia molto dolce e romantica, i due piccioncini fanno una tenerezza infinita, mi sono quasi commossa leggendo il tuo articolo!
Quando si dice “trova un uomo che ti guarda come…”, in questo caso sarebbe “un uomo che ti regala un castello/casa vacanze come l’Eugenio per l’Ilona”! A trovarli più uomini così, sicuramente la sua passione per l’arte e quella per la moglie lo hanno fatto andare sempre avanti tra nuove aggiunte e ricostruzioni.
Sì, l’Eugenio era un romanticone ma di quelli molto “concreti”! Io è da quando ho visto questo castello che continuo a tormentare il Teo ma lui insiste che la casa vacanze me la costruisce con i Lego…
Che storia romantica, davvero in tema con il periodo. Il castello poi è davvero ben conservato sicuramente un luogo da scoprire
Che storia romantica!!! Un uomo dalle mille risorse che alla fine è riuscito a realizzare il suo sogno. Un castello che perdurerà nel tempo. Non conoscevo questa casa museo, sarebbe bello visitarla.
A noi è piaciuta davvero moltissimo e ci sentiamo di consigliarla a chiunque attraversi quella zona!
Ci hai raccontato davvero una bellissima storia e questo castello è magnifico. Ho letto con grande piacere, grazie.
Una storia emozionante, che ti colpisce. Molto bello il castello. Grazie per averci raccontato questa storia che non conoscevo, e so veramente poco su questi personaggi.
Qui da noi sono poco conosciuti ma in Ungheria il castello ha un bel giro di turismo locale quindi suppongo che sia abbastanza noto e a mio parere dovrebbe esserlo anche di più perchè è magnifico e tenuto davvero benissimo!
Beh che il nome di LEI nascondesse prodezze sessuali è tutto da scoprire… Scherzi a parte sono estasiata dalla storia di quest’uomo, che con la sua tenacia e caparbia è riuscito ad arrivare dove voleva, inseguendo un sogno di bambino. Merita una visita solo per la sua romantica e ambiziosa storia.
Per ragioni “sconosciute” nel video, dopo il nome di LEI, si sente un cavallo nitrire in lontananza…😇
A parte questo però la storia ci sembrava adatta per S. Valentino! 😍