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Pannonhalma – Il santo patrono del santo patrono

La basilica gotica di San Martino si trova nell'abbazia di Pannonhalma in Ungheria. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri

Avete presente la Pannonia? E’ probabile che l’ultima volta che avete sentito nominare questa zona fosse a lezione di storia a scuola, in relazione alle province dell’Impero Romano, e questo vale anche per noi che di conseguenza ci siamo ritrovati un po’ spaesati, quando ci siamo ritrovati lì senza quasi rendercene conto.

Il nostro intento era visitare l’abbazia di Pannonhalma (e magari il nome avrebbe dovuto darci un indizio), la seconda più grande al mondo dopo Montecassino, e ci siamo resi conto di essere in quella che in tempo era la Pannonia solo grazie a San Martino, il santo che divideva mantelli e che di mestiere faceva il traslocatore.

Il Martino era nato intorno all’inizio del terzo  secolo, in un tempo in cui qui c’era l’Impero Romano e quindi era, a tutti gli effetti, originario della Pannonia ma fin da giovane la sua propensione al trasloco, aiutata da un padre che era tribuno militare, lo portò a Pavia prima e in Gallia poi.

In Gallia restò per tutta la vita, e divenne anche vescovo di Tours, ma subito dopo la sua morte divenne santo e il suo culto mise profonde radici nella sua natia Pannonia, tanto che quando nel nono secolo il principe Géza pensò bene di costruire il primo monastero benedettino della zona, scelse di posizionarlo proprio su un’altura detta Collina di San Martino, dove si diceva che il Santo fosse nato, anche se poi studi successivi collocarono la sua nascita in un altro posto, ma questo al momento non ci riguarda.

Corpo centrale dell’abbazia visto dal basso
Ingresso centrale dell’abbazia di Pannonhalma

Il Géza era uno che aveva un approccio alla religione tutto suo e, per non offendere nessuno, faceva sacrifici al dio cristiano tanto quanto agli dei pagani. Era così convinto che il suo approccio fosse quello giusto che quando il sacerdote di corte lo rimproverò per venerare ancora i falsi dei, questi gli rispose con voce che noi immaginiamo condiscendente: “Questa pratica mi ha portato grande ricchezza e potere, quindi non può che essere quella giusta!”

Nonostante la sua fede confusa il regno di Géza fu prospero e, alla sua morte, sarebbe dovuto passare senza intoppi al figlio che, seguendo la sua logica bipartisan, aveva fatto battezzare con il nome di István (Stefano) per accontentare i cristiani mentre gli aveva dato il nome di Vajk, che voleva dire sia principe che eroe, per onorare i pagani.

Come sempre in questi frangenti, alla morte di un regnante qualche intoppo c’è da aspettarselo, così si fece avanti un tale Koppány che, in qualità di parente più prossimo di Géza, si offrì di sposare Sarolta, la vedova del principe e madre dello Stefano. In questo modo, secondo le tradizioni pagane, se Koppány e Sarolta avessero avuto un figlio, il regno sarebbe spettato a lui e non a Stefano che, comprensibilmente, si oppose con fermezza a questa proposta.

In men che non si dica si arrivò alle armi con tanto di eserciti schierati e alcuni storici sostengono che fosse pure una guerra di religione, con i cristiani schierati con Stefano e i pagani con Koppány, ma in realtà pare che gli eserciti fossero di religione mista da ambo le parti.

Stefano, che secondo noi aveva appreso l’arte della diplomazia dal padre, per non sbagliare chiese la protezione a San Martino e dopo aver vinto la guerra, e fatto poco cristianamente smembrare il corpo di Koppány per esporlo nella quattro più importanti città del regno, mandò una bella letterina a Pannonhalma per accertarsi che la basilica dell’abbazia fosse consacrata al suo Santo preferito.

Da allora San Martino divenne il Santo protettore della famiglia reale degli Árpád, di cui Stefano faceva parte, e questa cosa è divertente perché con il tempo lo Stefano divenne a sua volta Santo e pure protettore dell’Ungheria, così oggi possiamo dire che il Santo protettore ha, a sua volta, un Santo protettore!

Noi adesso lasciamo in pace lo Stefano e torniamo a parlare dell’Abbazia, ma se voi invece volete sapere alcune altre cose su di lui, trovate la storia della sua incoronazione nel nostro articolo su Székesfehérvár.

La navata centrale della basilica di San Martino
Un’altra veduta della natava centrale della basilica di San Martino

Nel frattempo a Pannonhalma, dove nei due secoli successivi allo Stefano la costruzione era continuata, nacque una bella basilica gotica con tutti i crismi del tempo, solo che oggi, se guardate il profilo dell’abbazia, di questa chiesa non ne vedrete nemmeno la minima traccia. Che fine ha fatto? E’ stata distrutta?

Tranquilli, la chiesa sta benissimo ed è ancora lì, solo che è stata… inglobata!

L’Arciabbazia Benedettina di Pannonhalma da questo punto di vista sembra una vera e propria Matrioska perché ci sono costruzioni dentro a costruzioni che contengono costruzioni…

Partendo dall’interno, sotto la chiesa c’è la sottochiesa, databile ai primi anni dopo il mille, dove si trova anche un “rialzo” in marmo rosso che la tradizione vuole fosse il punto devo si trovava il trono delle Stefano. Sopra questo spazio c’è la chiesa gotica che noi oggi possiamo vedere nelle sue forme forse originali, perché tutte le aggiunte fatte nei secoli sono state tolte alla fine dell’ottocento in un tentativo di neogotico storicizzante che ci sembra riuscito benissimo.

La sottochiesa con il rialzo in marmo rosso
La bellissima porta speciosa dell’abbazia che si apre su… un corridoio!

Se poi uscite dalla chiesa dalla porta del transetto, vale la pena girarsi indietro e osservare la porta della cattedrale da cui si è usciti, quella che un tempo dava sull’esterno e che ora si trova su un passaggio coperto. Quella è la Porta Speciosa, sopra la quale campeggia San Martino (che però fu aggiunto nel restauro ottocentesco), ed è un capolavoro del gotico che si è perfettamente conservato grazie al fatto che nel millequattrocento è stato aggiunto al fianco della cattedrale un chiostro e, di conseguenza, la porta è rimasta da allora riparata dalle intemperie.

Il chiostro dove siete finiti è stato costruito sotto il regno di Mattia Corvino (anche lui citato nel nostro articolo su Székesfehérvár) e mentre il corridoio è detto “Girotondo” per l’ovvio motivo che gira intorno al cortile, quest’ultimo è detto “Paradisum”. Il perché di questo nome, comune a molti chiostri, è un po’ più complesso da spiegare ma in questo caso si fa risalire all’abitudine di coltivare nel cortile dell’abbazia erbe medicinali, che sarebbero poi servite per mantenere il corpo in salute, ovvero in quello stato perfetto in cui si sarebbe trovato un giorno in paradiso.

Per quanto questa Arciabbazia sia grande, non tutte le sue parti sono visitabili perché è attualmente utilizzata per una moltitudine di scopi diversi come per esempio per il ramo di teologia dell’università, per un collegio maschile e ovviamente come monastero.

Tra le parti visitabili però ci sono, oltre alla cattedrale, un bellissimo museo archeologico e il vero motivo per il quale siamo venuti fin qui: la biblioteca!

Fin dalla sua fondazione, il lavoro di copia dei testi era uno dei più importanti svolti qui e, infatti, sappiamo che nel 1090 la biblioteca di Pannonhalma vantava ben 80 codici ma il motivo per cui questa biblioteca è più famosa di altre simili, è che qui è conservata la “lettera della fondazione del monastero di Tihany”.

Il monastero di Tihany si trova a un centinaio di chilometri da qui, sul lago Balaton, e fu costruito poco dopo quello di Pannonhalma in una posizione sopraelevata da cui si gode di un fantastico panorama sul lago.

Quello che però aveva da dire la famosa “lettera di fondazione” era tutt’altro. In realtà era un noioso documento burocratico dove si accettava che il monastero venisse costruito ma la particolarità di questo incartamento, il motivo per cui è così famoso, è che era scritto in latino ma con alcune frasi significative in ungherese e per questo è considerato la prima prova scritta della lingua ungherese.

Una parte della biblioteca dell’Arciabbazia di Pannonhalma
Panorama sul lato Balaton dall'abbazia di Tihany in Ungheria. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri
Non c’entra nulla con Pannonhalma ma… la vista dall’abbazia di Tihany è davvero spettacolare!

Un po’ come se noi trovassimo, quando apriamo un testo generato da computer, una scritta del tipo:

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Questa l’avranno capita in tre e ci scusiamo per il pessimo uso di un nobile  testo. Ovviamente stiamo parlando del Lorem ipsum, mica di Cicerone! 🙂

Mettendo da parte i nostri scarsi tentativi di scherzi più o meno riusciti, la biblioteca di Pannonhalma riuscì a sopravvivere nei secoli successivi nonostante le frequenti invasioni turche, che trasformarono l’abbazia in una fortezza e resero obbligatorio per i monaci fare frequentemente affidamento al loro Santo, visto che per circa centocinquant’anni gli tocco traslocare a intermittenza.

Per fortuna dalla metà del diciassettesimo secolo le cose migliorarono e con l’avvento del barocco Pannonhalma conobbe un secolo di tranquillità e la biblioteca, entro il 1782, racimolò un bel 4.000 tomi, numero più che rispettabile per l’epoca.

Purtroppo nel 1782 l’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena decise di “potare” gli ordini monastici di stampo contemplativo per meglio finanziare quelli che erano invece più attivi in aree di maggiore interesse, come la guarigione e le scienze, così l’ordine benedettino fu sciolto e i monaci dovettero abbandonare Pannonhalma e la sua biblioteca facendo l’ennesimo trasloco.

L’ingresso alla biblioteca dell’Arciabbazia di Pannonhalma

Tornarono nel 1802 e, pazienti come solo i benedettini sanno essere, spolverarono gli scaffali e ripresero da dove avevano interrotto, facendo anche costruire locali appositi per la biblioteca, che poi sono quelli che ancora oggi possiamo visitare.

Ora, se ti affidi al Santo dei traslochi, non è che puoi sperare di vivere in pace nello stesso posto per troppo tempo, così di nuovo ci fu un andirivieni dopo la seconda guerra mondiale, quando l’ordine fu sciolto dal regime comunista e i beni dell’abbazia furono confiscati.

Ennesimo trasloco dell’era moderna, questa volta per tornare di nuovo in sede, lo fecero nel 1990, quando i benedettini riottennero l’abbazia alla caduta del regime comunista. Subito dopo, nel 1996, Pannonhalma e la zona circostante furono dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, sperando così di prevenire ulteriori traslochi ma… ehm… noi se fossimo in loro non ci faremmo troppo affidamento, visti i precedenti!

Comunque a oggi i libri da spostare dalla biblioteca, nel caso di un nuovo trasloco, sarebbero ben trecentosessantamila, anche se lo spazio di archiviazione disponibile può arrivare a quattrocentomila!

Informazioni pratiche:

12 commenti

  1. Chissà quanta bellezza nascosta di cui possono fruire solo gli studenti dell’università di teologia. Andrei anche solo per quella meravigliosa libreria a visitare questa Abbazia!

    1. Immagino che sia possibile richiedere di visionare i codici, con i giusti tempi e permessi… ma richiederli in ungherese mi sembrava un po’ oltre le mie possibilità! 🤣

  2. Questa abbazia non la conoscevo affatto ma è davvero spettacolare. Gli interni sono assolutamente magnifici, ho preso appunti.

    1. Ammetto che ogni volta che faccio un itinerario controllo sempre se ci sono siti UNESCO sul percorso e per ora, nonostante ci siano molte polemiche in merito agli inserimenti tra i patrimoni dell’umanità, non sono mai rimasta delusa!

  3. Magnifica questa arciabbazia, i suoi interni sono molto belli. La biblioteca però è una meraviglia, partirei subito per andarla a visitare!

    1. La biblioteca vale davvero la pena ma ne abbiamo visitata anche un’altra, più piccola ma con una storia ancora più interessante, di cui spero di riuscire a scrivere prossimamente!

  4. In effetti la Pannonia la si trova solo nei libri di storia romana, e mi ha fatto piacere scoprire che esiste e dove si trova! La biblioteca è una meraviglia, speriamo che i traslochi siano finiti!

    1. A noi le biblioteche affascinano sempre ed è solo un peccato che per visionare i codici antichi servano tanti permessi. Non mi sento pronta a richiederli in Ungherese ma magari potrei cominciare con la biblioteca storica di Parma… mi sembra più abbordabile!

  5. Sono stata in Ungheria qualche anno fa, ma abbiamo visitato solamente la capitale Budapest perchè avevamo solo pochi giorni. Mi piacerebbe tornare e vedere anche il resto di questo splendido paese!

    1. In effetti non c’è ancora molto turismo estero fuori da Budapest ma immagino che sia solo una questione di tempo!

  6. Ricordi da sussidiario direi… Ma quanta meraviglia c’è dentro le mura di questo edificio? Sarei davvero curiosa di perdermi nella meravigliosa biblioteca. La trovo magnifica. Devo assolutamente organizzare una visita qui.

    1. All’inizio avevo l’intenzione di fare il giro delle grandi biblioteche del centro Europa ma purtroppo sono riuscita a inserirne nel viaggio solo due… le altre saranno per la prossima volta!

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