Foresta di colonne nella cripta dell'Abbazia di Nonantola in provincia di Modena (Emilia-Romagna). Foto dal blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri

L’abbazia tra Santi, Imperatori e reliquie

I longobardi ninja

L’ultimo giorno dell’anno si sta avvicinando e mentre tutti si pongono l’annosa domanda “Che cosa faccio per San Silvestro?”, noi, curiosi per natura, ci siamo chiesti qualcosa di diverso:

“Ma San Silvestro dove lo si può trovare?”

Con un po’ di stupore, abbiamo scoperto che il Silvestro in questione abita non lontano da casa nostra, in Emilia-Romagna, e più precisamente nell’abbazia di Nonantola.

Noi abbiamo scritto abita ma sarebbe più esatto dire che parte delle sue spoglie mortali sono custodite nell’Abbazia che porta il suo nome e noi, ovviamente, siamo andati a vederle.

Che siano davvero le sue spoglie mortali non lo sappiamo per certo, perché c’è anche chi dice che il suo corpo si trovi a Roma e le versioni sono discordanti. A noi però, in questo momento, interessano le reliquie che si trovano a Nonantola, così andiamo a scoprire come sono arrivate fin qui!

Eccoci che ci avviciniamo, con il passo felpato tipico del bisonte, all’Abbazia di Nonantola!

Siamo sempre più vicini! Stiamo per entrare!

In questo caso come in altri, siccome stiamo parlando di cose accadute nel 756 d.c., la storia si fa confusa: qualcuno dice che i longobardi, astuti come faine e silenziosi come gatti, si fossero introdotti nottetempo nelle catacombe di Santa Priscilla lungo la via Salaria, a Roma, per prelevare le reliquie e portarle a Nonantola dove, solo 4 anni prima, era cominciata la costruzione di una grande abbazia grazie all’abate Anselmo, che aveva ricevuto dal cognato Astolfo, re dei Longobardi e d’Italia, un grande territorio di circa quattrocento chilometri quadrati.

Altre storie invece mettono in luce la figura dell’abate Anselmo che, si dice, fosse andato di persona a Roma per incontrare il papa, al tempo Stefano II, che gli fece dono delle reliquie. In effetti questa seconda storia è noiosa, quindi noi preferiamo la prima, quella con i Longobardi ninja!

Una volta portate a Nonantola, le ossa di Silvestro non rimasero mai troppo a lungo nella stessa sistemazione, tanto che potremmo dire che furono sempre testimoni di tutti i cambiamenti avvenuti in questa costruzione nel corso dei secoli.

La maledizione della cripta

Inizialmente, infatti, le reliquie furono poste nell’altare centrale nella cripta, ma poi la maledizione di ogni scantinato colpì anche l’abbazia di Nonantola e, solo sette secoli dopo, la cripta cominciò ad avere problemi di umidità e di infiltrazioni d’acqua.

Ora, se qualcuno inventa una macchina del tempo possiamo andare a rapire qualche costruttore nel settimo secolo travestendoci da longobardi ninja? Chiediamo perché… insomma! La cripta dell’abbazia non ha avuto problemi per sette secoli e  casa nostra, che è stata costruita negli anni novanta, ha sempre la taverna allagata!

Scusate… ci eravamo persi un momento… torniamo in carreggiata.

Insomma, a causa di queste infiltrazioni la cripta dell’abbazia, nel 1444, fu interrata e le reliquie furono spostate nel presbiterio nella parte superiore della chiesa.

La cripta rimase da allora interrata finché non fu recuperata con il restauro del 1913-17. Il restauro rese la chiesa come la vediamo oggi, con un aspetto che dovrebbe essere simile a quello che aveva nell’undicesimo secolo.

La cripta dell’Abbazia di Nonantola, con la sua foresta di colonne, è stupenda!
Dopo i restauri di inizio secolo l’Abbazia ha un aspetto davvero molto medievale

Ma torniamo alle ossa del nostro Silvestro, che restarono nel presbiterio solo per circa un secolo prima che a qualcuno, nel 1580, venisse in mente che meritavano una location più sontuosa.

Fu così costruito un mausoleo dietro l’altare maggiore che era arricchito, oltre che dalle reliquie di San Silvestro, anche da quelle di molti altri Santi, nonché da due preziosi codici miniati.

Questa collocazione durò fino ai sopracitati lavori di restauro dell’abbazia di inizio novecento, quando tutta la chiesa fu ripulita dalle aggiunte che vi erano state fatte nei secoli e riportata alle sue forme romaniche.

Tutto ciò che fu tolto dalla chiesa è oggi visibile nel vicino museo diocesano, mentre le reliquie di San Silvestro furono spostate in una umile teca di legno con vetri e sistemate nella cappella nel seminterrato del palazzo abbaziale.

Rimasero lì fino al 1991 quando fu realizzata una teca apposita, in bronzo con vetri, per esporre le sacre reliquie nel presbiterio alto.

Ed eccolo qui il nsotro gatt… ehm… Santo!

Lipsa… che??? Lipsanoteca!

Tra le altre “avventure” che queste reliquie hanno vissuto c’è stata anche la rimozione dell’osso dell’avambraccio nel 1372. Quest’osso fu separato dagli altri e consegnato ad un orafo per poter creare una lipsanoteca.

Se vi state chiedendo che cavolo è una lipsanoteca… tranquilli! Ce lo siamo chiesti pure noi, così abbiamo controllato e scoperto che è un contenitore dove vengono conservati oggetti destinati al culto, come bibbie o reliquie.

Nel caso del braccio di Silvestro la lipsanoteca è di quelle che vengono definite anche “reliquiari antropomorfi” e, infatti, ha la forma di un braccio in argento con la mano che mostra due dita sollevate in atto benedicente.

Per tutti quelli che si sono fermati alla scritta “due dita sollevate”, per favore tornate indietro e leggete meglio il continuo che dice “in atto benedicente”!

Ma andiamo avanti… mentre tutte le altre ossa di Silvestro venivano sballottate da una parte all’altra della chiesa, l’osso del braccio rimase sempre all’interno di questo reliquiario, dove si trova ancora oggi. La lipsanoteca viene rispolverata e usata ogni anno per benedire la popolazione di Nonantola presente alla messa di fine anno, appunto nel giorno di San Silvestro.

Atto benedicente! Non equivocate!
L’abbazia in tutta la sua bellezza romanica!

Agricoltori dal 1058

Se vi stupisce che una tradizione possa durare così tanto è solo perché ancora non vi abbiamo parlato di un’altra parola nuova che abbiamo imparato oggi: enfiteusi.

Allora, l’enfiteusi è una roba che arriva dal diritto romano e che, dopo aver attraversato il medioevo con buon successo, è arrivata fino a noi.

In pratica funziona così: mettiamo che un’abbazia a caso, tipo Nonantola, avesse quattrocento chilometri quadrati di terre. Mica potevano coltivarsele i monaci che sì, era benedettini e tutti “ora et labora” ma non così tanto!

Quindi si trovano delle persone che vogliano coltivare questi terreni ma che si accollino pure l’obbligo di migliorarli, oltre a pagare all’abbazia un prezzo in denaro o in prodotti. Tenete presente che al tempo la pianura padana era tutta una palude, quindi per “migliorare” un appezzamento di terra si doveva pure bonificarlo, ed era un lavoro ingrato, ma tant’è! In poche parole non era poi tanto diverso da un affitto.

Questa cosa dell’enfiteusi cominciò a Nonantola nel 1058 e non finì. Nonostante i molti regni, comuni, stati, regioni, papi, imperatori e alla fine il regno d’Italia e poi la Repubblica Italiana, l’enfiteusi di Nonantola mutò ma sopravvisse.

Le fotografie non rendono giustizia all’atmosfera e alle dimensioni dell’Abbazia!

Oggi si chiama Partecipanza agraria di Nonantola ed è ancora viva e attiva. Per allinearsi alle leggi moderne si è dovuta rinnovare un po’ ma, nella sostanza, rimane immutata. La cosa incredibile è che le ventidue famiglie che oggi fanno parte della partecipanza, sono le stesse ventidue che erano presenti alla sua costituzione e, di ognuna di loro, si può ripercorrere la genealogia proprio attraverso i documenti di questa antica istituzione.

Questo ci fa pensare che a Nonantola si stia proprio bene se nessuna di queste ventidue famiglie ha mai pensato di trasferirsi altrove!

Domare draghi e Imperatori

Visto che mentre raccontavamo tutto questo pippone nessuno è però riuscito a risolvere l’annosa questione di che cosa fare a San Silvestro, tanto vale tornare ancora a parlare di detto Santo, ma questa volta da vivo invece che da morto.

Una parte della cripta

Su San Silvestro circolano un sacco di leggende, come quella che racconta che abbia sconfitto un drago a Poggio Catino, in provincia di Rieti, e poi, dopo essersi fatto le ossa su questo bestione di medie dimensioni, come il miglior allenatore di Pokemon che tenta la cattura di un Charmeleon shiny, si diresse lesto verso Roma, pronto a domare un altro drago, questa volta sul Palatino, armato solo della sua fidata pokeball… ehm, no! Volevamo dire del suo sacro crocifisso!

Quella di Silvestro che riusciva a rendere docili i draghi non è però la leggenda più famosa su questo Santo, perché quest’onore spetta a un’altra storia, quella che lo vede strettamente legato all’imperatore romano Costantino.

Dovete infatti sapere che Costantino, che era imperatore nel terzo secolo, era pagano nonostante sua madre Elena fosse cristiana e fu proprio Silvestro, o così ci dice la leggenda, a convertirlo alla religione cattolica e a battezzarlo. In alcune versioni di questa leggenda, per non farci mancare nulla, intanto che c’era lo guarì anche dalla lebbra.

Grato a Silvestro per il suo operato, Costantino avrebbe stilato la “Constitutum Constantini”, un editto che in sunto avrebbe attribuito alla chiesa romana le seguenti cose:

  1. La superiorità rispetto a tutte le chiese orientali
  2. La sovranità del pontefice su tutti i sacerdoti del mondo
  3. La sovranità della basilica del Laterano su tutte le chiese
  4. La superiorità del papa rispetto all’imperatore

La Constitutum Constantini però non è un leggenda ma un vero editto che fu scritto successivamente al tempo di questi personaggi per legittimare la supremazia della chiesa, anche se già nel millequattrocento fu accertato che si trattava di un falso creato ad hoc.

La storia ufficiale è invece ancora piuttosto incerta sui veri meriti di Silvestro come trentatreesimo papa della chiesa cattolica, perché pare che molte delle decisioni importanti prese durante il suo pontificato fossero invece da attribuirsi a Costantino, piuttosto che a lui.

Sant’Elena come Lara Croft

E ora, sempre per rimanere in tema, parliamo di una incredibile coincidenza che accomuna ulteriormente Nonantola, Silvestro e Costantino, ovvero la madre di quest’ultimo, Flavia Giulia Elena, per gli amici solo Sant’Elena.

Elena era cattolica e credeva così fermamente nella fede cristiana, così volle recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme per edificare una chiesa sul luogo del Santo Sepolcro.

Una volta giunta a destinazione Elena, durante gli scavi per le fondamenta della chiesa sul Calvario, fece un’incredibile ritrovamento: tre croci!

Ed ecco Elena e suo figlio Costantino con al centro la Vera Croce
Ed ecco la stauroteca (un’altra parola nuova!) che contiene la Vera Croce

Una di quelle doveva essere per forza la Vera Croce ma come fare a capire quale? Elena fece portare le croci presso una donna gravemente ammalata e poi fece passare tutte le croci sul suo corpo. Quando una delle croci guarì miracolosamente l’inferma, Elena comprese che quella era la Vera Croce!

Ovviamente a questo punto gli scavi furono indagati più a fondo e Elena riuscì a ritrovare anche vari chiodi della crocifissione, la spugna imbevuta d’aceto, parte della corona di spine (per umiltà ne trovò solo una parte! Mica poteva trovare tutta intera pure quella!) e il titulus crucis, ovvero la targa posta sulla croce.

Dopo questa scoperta Elena se ne tornò a casa portando con sé solo i chiodi ma non prima di aver diviso la croce in tre parti: una la lasciò a Gerusalemme, una la inviò a Roma e la terza la mandò a suo figlio a Costantinopoli.

I frammenti della Vera Croce sono così tanti, sparsi per il mondo, che pare che se qualcuno li mettesse tutti insieme potrebbe costruirci una nave, anche se altri invece sostengono che siano così piccoli che anche mettendoli insieme ancora non si avrebbe la croce intera, ma lasciando da parte i calcoli matematici, diciamo che il frammento di Costantinopoli restò dove si trovava fino all’ottavo secolo.

Dovete infatti sapere che fu nel 774 che Carlo Magno riuscì ad assoggettare i Longobardi della zona di Nonantola e a inglobare l’abbazia tra i territori appartenenti al Sacro Romano Impero.

I benedettini al Carlo gli facevano comodo, perché erano letterati e potevano produrre tutta la documentazione tanto necessaria alla gestione amministrativa del suo regno, (dimostrandoci che allora come ora la burocrazia vinceva su tutto, anche sulla religione!) così i monaci non solo furono lasciati in pace ma vennero assunti.

Uno degli incarichi dell’abate di Nonantola fu quello di recarsi a Costantinopoli per un’ambasceria in nome di Carlo Magno; fu allora che l’imperatore bizantino donò al suo intermediario il frammento della Vera Croce che ancora si trovava in possesso dell’impero d’oriente fin dai tempi di Costantino.

Il frammento della Vera Croce giunse così a Nonantola, dove ancora oggi si trova e dove ogni anno viene esposto alla devozione dei fedeli sia il 14 settembre, giorno in cui cade la Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, sia il Venerdì Santo, quando viene portato in processione attraverso le vie del centro storico.

Detto tutto questo rimane una sola domanda: ma voi… che cosa fate per San Silvestro?

Per approfondire:

16 commenti

  1. Wow non ci sono mai stata, ma sembra molto bella, e bisogna trovare l’occasione di poterci andare perchè Nonantola è una città ricca di storia e tradizioni, e la ricerca di San Silvestro ne è un esempio perfetto.

    1. Nonantola è un borgo un po’ sonnacchioso ma molto carino e nei dintorni ci sono tantissime cose interessanti! L’abbazia è solo una delle attrattive di questo posto!

  2. Davvero bellissima questa abbazia, e per me è una piacevole sorpresa scoprirla, visto che non l’avevo mai neanche sentita nominare. Grazie mille per la dritta!

    1. Noi ce l’abbiamo vicino a casa ma non c’eravamo mai stati e anche per noi è stata una piacevole sorpresa!

  3. E dire che sono romagnola ma questa proprio non la conoscevo! Sarà il caso di farci un giretto, anche solo per ammirare le reliquie e tutti quegli ori stupendi. Racconto come sempre poco serio ahhahah!! Bravi!!!

    1. Perchè secondo te noi, che siamo emiliani, la conoscevamo? Ovviamente no… siamo finiti qui mentre andavamo alla fabbrica della Lamborghini! 🤣

  4. Quest’abbazia è semplicemente splendida, e non mi capacito del fatto che io non ne sapevo nulla! Come non sapevo delle gesta di San Silvestro (guardacaso c’è quasi sempre un drago di mezzo, o anche più di uno!). Articolo interessantissimo, grazie!

    1. Nonantola è un piccolo borgo, è facile non conoscerlo! Invece immagino che tu di draghi te ne intenda: la slovenia è il paese dei draghi, no? Prima o poi riuscirò a passare di lì e LI TROVERO’ TUTTI! 🙂

  5. Super interessante questa storia di San Silvestro e il vostro stile di scrittura mi piace tantissimo! Come rendere interessante un luogo raccontandolo in maniera divertente! Fantastico!

    1. Grazie Valentina! Sei gentilissima ma non è esattamente uno stile: siamo proprio stupidi così! 🙂

  6. Conosco molto bene l’Abbazia di Nonantola e sono contenta di vedere che dopo i danni del terremoto ha ritrovato il suo splendore. Non conoscevo la storia di San Silvestro che ho trovato molto divertente soprattutto se associata alla famosa notte del 31 dicembre in cui tutti ci sentiamo obbligati a festeggiarlo!

    1. Sì, Nonantola si è ripresa bene dal terremoto, molto meglio di altri paesi intorno se devo dire la verità.
      Guardiamo il lato positivo: casa mia è ancora in piedi e per San Silvestro ho festeggiato a rosè… vale? 🙂

  7. Non sono mai stata a Nonantola, ma dal tuo racconto e dalle tue foto deve essere una meta sicuramente da visitare!

    1. E’ un piccolo borgo ma ci sono diverse cose interessanti da vedere, sia in paese che nel circondario!

  8. Il braccio d’oro è impressionante! Quante reliquie che cela questa struttura. Non sono mai stata a Nonantola sinceramente e credo proprio che inserirò questa tappa nel prossimo road trip che faremo in zona. Sembra interessante.

    1. Se può esserti d’aiuto, sappi che io per visitare Nonantola ho dovuto mettere in atto un piano malvagio: ho abbandonato il Teo nel museo Lamborghini (a pochi chilometri) e sono scappata! 🙂

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