Sono gli anni ‘50 in Italia, e il ricordo della seconda guerra mondiale è vivido nei cuori e nelle menti di tutti. Tra le persone comuni della neonata Repubblica Italiana, gli scontri e le divisioni non si sono placate con la fine delle ostilità e continuano a infiammare gli animi.
Tra queste persone però, come ci narra magistralmente Giovannino Guareschi nelle sue favole vere di Don Camillo e Peppone, certe divisioni potevano essere messe da parte quando la memoria tornava non alla guerra infame appena conclusa ma alla Grande Guerra, quella combattuta per il Regno d’Italia, motivo per cui Peppone, capo della banda dei rossi, doveva celare l’orgoglio che provava per la medaglia al valor militare ricevuta.
Il fatto è che dopo una cocente e dolorosa sconfitta l’Italia pensava, e forse pensa ancora, con affetto e ammirazione agli eroi della prima guerra mondiale. Se prima era stato il partito fascista a dare lustro ai caduti della Grande Guerra, ora erano le persone che, nonostante il cambiamento, sentivano di non potersi dimenticare di tutti quei giovani caduti per difendere la patria, fosse essa un regno o una repubblica.
E così per noi, oggi, poco importa che il grande Sacrario Militare del Monte Grappa sia stato costruito in pieno ventennio fascista, perché i morti non hanno più colori, non sono più nemici e vanno sempre rispettati, siano i nostri caduti o quelli dello schieramento avverso.

Per questo motivo, nonostante il Sacrario evochi tutta una serie di eventi drammatici, noi gente poco seria cercheremo di trattare l’argomento con tutto il tatto… del solito elefante in cristalleria.
Per chi proprio non sapesse nulla di questo posto, diremo brevemente che qui sul Monte Grappa lo scontro tra italiani e austroungarici fu violento, con il fronte di guerra che doveva essere guadagnato metro dopo metro e con considerevole perdita di vite umane.
Alla fine della prima guerra mondiale i cimiteri improvvisati erano moltissimi, sul Grappa, e ospitavano sia italiani che stranieri. Fu probabilmente per questo, e per dare pace a tutte le famiglie che non avevano più avuto notizie dei loro cari, che nel 1932 cominciò la costruzione di un ossario militare proprio su questo monte.

La propaganda fascista giocò ovviamente una grossa parte nella costruzione del sacrario, che aveva anche l’ambizioso obiettivo di dare al nostro paese un’ideale di unità che, diciamocelo, facciamo fatica ancora oggi a provare.
Arrivando al Sacrario, l’aria solenne del posto non può lasciare indifferenti mentre si osservano le sepolture che contengono le spoglie mortali di 22.950 persone, la quasi totale maggioranza ignote.
Non tutti però sono sconosciuti perché ci sono delle notabili eccezioni come la tomba del Generale Gaetano Giardino che, morto nel 1935, poco dopo l’inaugurazione di questo sacrario, fu inumato qui in mezzo a quelli che lui chiamava affettuosamente i suoi “soldatini”.
A lui dobbiamo anche il testamento dell’armata del Grappa, che scrisse quando questa gloriosa armata fu sciolta alla fine della guerra. Il verso più potente di questo testamento è di certo “L’armata del Grappa non morrà”, ma a noi piace di più ricordare l’ultima riga, quella di congedo che recita: “ricordatevi qualche volta anche del vostro Generale, che riterrà sempre suo supremo titolo d’onore quello di essere stato il Comandante dell’Armata del Grappa, il Comandante vostro, soldati miei!”


Adesso però lasciamoci alle spalle soldati e generali e saliamo lungo questa impressionante opera fino alla cappella della Madonnina del Grappa, oltre la quale si apre la Via Eroica, un lungo viale affiancato da grandi ceppi che ricordano i nomi delle battaglie più importanti della prima guerra mondiale, fino ad arrivare al portale Roma sul quale è scolpito: “Monte Grappa tu sei la mia patria”, che poi sarebbe il primo verso della Canzone del Grappa.
Questa canzone merita una nota a parte perché venne diffusa facendo credere che fosse una canzone nata spontaneamente nella zona, anche se i versi particolarmente patriottici avrebbero dovuto far intuire che c’era la fregatura!
In realtà il generale Emilio De Bono, che a quanto pare si credeva un gran paroliere, ne scrisse il testo su una musica creata su sua sollecitazione dal capitano Antonio Meneghetti. Sul generale Emilio ci sarebbe molto da dire, ma visto che si sforerebbe in eventi della seconda guerra mondiale, quando qui invece siamo concentrati sulla prima, preferiamo ricordare solo che, per suo volere, il suo epitaffio funebre declamò: “Fu e volle essere soprattutto un soldato.”
La canzone del Grappa comunque era orecchiabile e facile da imparare, quindi ebbe un buon successo e svolse la funzione per cui era stata creata, cioè quella di sollevare il morale delle truppe che combattevano su questi monti.



Ora però davvero non riusciamo più a resistere a tutta questa serietà e ci scappa di parlarvi della Madonnina del Grappa, quella che se ne sta bel bella lì, nel suo sacello.
Ecco, questa Madonnina che si dice abbia vegliato sulle anime dei soldati del Grappa, ebbe una storia tutta sua.
Fu infatti nel 1900 che si decise di adornare le cime italiane di croci per combattere la dilagante mancanza di sentimento religioso. In particolare il papa, al tempo Leone XIII, decise che sarebbe stato appropriato che le croci fossero diciannove, una per ogni secolo dalla nascita di Cristo.
In Veneto però, dove la devozione per la Maria era molto viva, fu suggerito di far posizionare sul Monte Grappa una statua della Vergine Ausiliatrice. Fu così costruita una piccola cappella ottagonale e sopra di essa fu posta la statua, proveniente dalla Francia e alta due metri, della Madonnina che poi tanto “ina” non era!
Si decise che la nuova cappella e la sua Madonnina sarebbero state benedette il 4 agosto del 1901 e questo compito ricadde sul patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, che guidò una processione di ben diecimila persone, accorse da tutti i paesi vicini, per questa solenne celebrazione.


Forse fu questa Madonnina a guardare con occhio benevolo verso il cardinale che l’aveva benedetta fino a farlo giungere, due anni dopo, al soglio pontificio… o forse, più prosaicamente, Giuseppe Sarto fu eletto perché l’imperatore Francesco Giuseppe, usando un vecchio privilegio dei sovrani cattolici, aveva messo il veto sul candidato preferito da tutti, il cardinale Rampolla del Tindaro, che aveva cercato di negare al figlio dell’imperatore, morto suicida, una sepoltura in terra consacrata. Quella però è un’altra storia e noi invece siamo ancora qui sul Monte Grappa.
La Madonnina del Grappa fu testimone di molti scontri durante la Grande Guerra e, ad un certo punto, fu anche colpita da una granata. Finita la guerra la Vergine “ferita” venne spostata a Crespano, in attesa di essere restaurata, ma anche in quelle condizioni fu oggetto di grande devozione da parte dei soldati che avevano combattuto sul monte e che probabilmente, vedendola così mutilata, se la sentirono ancora più vicina.

E’ per quel motivo che, invece di essere subito riparata, fu mandata in tournée come una superstar in diverse mostre sulla guerra, a Bologna e a Genova.
Solo dopo queste esposizioni la Madonnina, ora conosciuta come “la grande mutilata”, fu finalmente mandata dal chirurgo estetico a cui però fu espressamente chiesto di lasciarle le cicatrici, in modo che il suo martirio di statuina protettrice restasse visibile.
E poi, quando la Madonnina non si era ancora nemmeno ripresa dall’intervento, subito partì di nuovo in tournée, questa volta in treno. Le diedero un vagone riservato e lei, porella, dovette attraversare tutta l’Italia, celebrata da lanci di fiori, preghiere e canti, e solo dopo questo ennesimo calvario, il 4 agosto del 1921, poté finalmente tornare al suo monte che, finito il conflitto, era di nuovo un’oasi di pace.
La disturbarono di nuovo quando venne costruito il sacrario, ma secondo noi non si dispiacque poi tanto di avere lavori di ristrutturazione in casa, perché sapeva che quell’opera sarebbe servita a celebrare tutti i suoi figli caduti su quei pendii.
Se andate a visitare il sacrario del Grappa passate a salutarla perché, dopo essere stata una tale star e aver tanto viaggiato, secondo noi un po’ si sente sola lassù in cima!
Sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo luogo che non conoscevo, molto interessante, emozionante e assolutamente da vedere.
Incredibilmente non sono mai stata a Monte Grappa, ma tra la storia raccontata nell’articolo e le bellissime foto, mi hai proprio incuriosito!
All’inizio, letto il titolo, volevo fare una battuta legata al nome nella montagna e il fatto che sia proprio in Veneto, ma non sapevo assolutamente di queste storie e della memoria che conserva. Molto emozionante.
Sono piuttosto sicura che la battuta ci stia comunque… dubito sinceramente che qualcuno in Veneto si offenda (e tanto l’abbiamo pensata tutti)! 🤣
Non ci sono mai stata ma il Sacrario del Grappa mi commuove solo a nominarlo. Molto bella la storia della Madonnina che non conoscevo proprio e che mi ha fatto sorridere e pensare che i soldati caduti hanno una mamma che li veglia
Articolo davvero ben fatto e soprattutto molto interessante! Non conoscevo nulla sul sacrario del Monte Grappa
È molto bello e importante ricordare e raccontare un pezzetto di storia italiana, anche se contaminata da caduti stranieri, ma pur sempre caduti. La storia non va dimenticata perché rimane a corredo del nostro carattere, del nostro modo di pensare ed essere. Bellissimo articolo: molte cose non le conoscevo e ad altre non avevo dato l’importanza che meritano. Ho pensato ed è a questo che servono gli articoli.
Ricordavo dai tempi di scuola degli eventi di Monte Grappa ma non avevo mai visto il sacrario, neanche in foto, sarebbe davvero da vedere.
Se non l’hai mai visto prova a cercare qualche ripresa dal drone: è davvero impressionante!
Devo proprio ammettere la mia ignoranza, non conoscevo l’esistenza di questo sacrario anche se so che il Monte Grappa è stato uno dei luoghi maggiormente coinvolti nella Grande Guerra. Mi hai incuriosita, vedrò di visitarlo appena possibile.
Nel caso di questo Sacrario non saprei nemmeno dirti perchè lo conoscevamo già: era solo una di quelle conoscenze che si hanno ai margini della coscienza, per caso o per ricordi scolastici, non saprei proprio dirlo! Poi siamo passati lì vicino e abbiamo deciso di visitarlo!
L’abbiamo visitato l’anno scorso, scoppiata la guerra in Ucraina, e forse anche per questo mi ha colpito. C’erano i primi crochi che sbucavano dalla neve in scioglimento. Ricordo di aver provato tanta malinconia, in questo luogo.
Alla fine è tutta questione di prospettiva: per me e per te il luogo è malinconico ma, mentre ero lì, mio padre mi ha telefonato per cercare di spiegarmi in che punto esatto crescono i funghi…🤣
Conoscevo poco di questa via, ma grazie a questo articolo ho imparato qualcosa in più.
Mio padre è militare e mi ha portato spesso a visitare sacrari e luoghi della memoria: mi sono appassionata alle storie di alcuni giovani soldati che, in qualche modo, sono riusciti a sfangarsela, non senza momenti rocamboleschi. Quello del Grappa, però, non ho ancora avuto modo di visitarlo: deve essere oltremodo emozionante e la vista da quassù, beh, è impagabile!
Ci sono storie bellissime tra quelle dei soldati e ammetto che ero tentata di raccontarne qualcuna per rendere più “leggera” e appetibile la visita ma non me la sono sentita perchè, ogni tanto, anche noi possiamo essere quasi seri se il posto lo necessita e il Sacrario di Cima Grappa è davvero un posto solenne.
Ma povera statuina, che tenerezza. Da appassionata storiografa quale sono devo assolutamente passare a vedere questo sacrario, e visitare queste zone come meritano. A passo lento e consapevole, Grazie del tuo prezioso racconto.
Il Teo (che è un tenerone) si è pure commosso per la povera Madonnina lassù tutta sola… Cima Grappa comunque è bellissima ed è facile aggiungerla a un giro di visita canoviano o palladiano!
Grazie per questo post così esaustivo su quello che è un memoriale sicuramente molto sentito e importante nella nostra storia. Non l’ho mai visitato di persona, solo quello di Redipuglia.
Per fare il paio noi non abbiamo visto quello di Redipuglia… cercheremo di recuperare!