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Loreto – I 10 migliori luoghi di atterraggio per Angeli

Santuario della Santa Casa di Loreto, nelle Marche. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri

Il Patchwork di Loreto.

Siamo arrivati a Loreto verso sera e la città, vista da lontano, ci ha immediatamente colpito perché il profilo della cupola si stagliava contro un cielo dalle incredibili sfumature crepuscolari.

Il colpo d’occhio da lontano è stato impressionante ma anche l’arrivo in Piazza della Madonna, con la Basilica della Santa Casa, lo è stato altrettanto e qui nasce il nostro problema perché, anche se sappiamo che tutte le città italiane sono stratificazioni create dal passare dei secoli, Loreto ci è parsa diversa.

In questo posto la storia non si è stratificata ma ha creato piuttosto un curioso effetto patchwork, dove ogni angolo sembra fatto di un diverso tessuto o colore che, grazie a un piano superiore, armonizza comunque con tutti gli altri che lo circondano.

Siccome questa è l’impressione che Loreto ci ha dato, anche quest’articolo seguirà la stessa logica e così cuciremo insieme alcune storie sparse che abbiamo raccolto qua e là mentre vagabondavamo e partiremo ovviamente dalla Santa Casa, vero motivo per cui tutto il resto è sorto qui intorno.

Siamo arrivati a Loreto con questo fantastico tramonto, luna compresa!
La Santa Casa si trova all’interno della copertura progettata da Bramante

La Santa Casa di cui stiamo parlando è proprio quella in cui la Madonna è nata e cresciuta fino al giorno in cui l’Arcangelo Gabriele non le annunciò che era in attesa di dare alla luce Gesù.

I 10 migliori luoghi di atterraggio per Angeli.

Quella Casa, per quanto ne sappiamo, se ne restò bel bella e indisturbata in quel di Nazareth per più di mille anni ma poi sapete, un po’ che i crociati gironzolavano in zona alla ricerca di reliquie come fossero cani da tartufo, un po’ che la zona era contesa tra cristiani e musulmani, fatto sta che gli angeli, vedendo la situazione, si caricarono la Casetta sulle spalle e la traslocarono altrove.

Il posto prescelto per lasciare la casetta fu Tersatto, vicino a Fiume, e all’inizio tutto sembrò andare bene: era una Casetta carina e i pellegrini cominciarono subito a visitarla ma, con il loro arrivo, seguirono in breve i briganti e le cose si fecero movimentate. Gli angeli però, dopo aver tanto volato, erano stanchi e quindi anche se avrebbero tanto voluto provvedere subito alla situazione, dovettero lasciare la Casetta dove si trovava per quasi quattro anni, giusto il tempo di riprendere fiato.

Quando si sentirono pronti a ripartire non sapevano bene dove andare, anche perché era il 1294 e Tripadvisor non c’era ancora, né tantomeno c’erano blog di viaggi che potessero consigliare “I 10 migliori luoghi di atterraggio per Angeli con Casetta in spalla”, così questi dovettero andare un po’ per tentativi.

Prima fecero atterrare la Casetta vicino ad Ancona e la lasciarono lì per nove mesi, giusto il tempo di andare fuori a pranzo per una piadina veloce, poi ripartirono e la posarono in località Banderuola, ai piedi dell’odierna Loreto. Il posto questa volta sembrava ameno e gli Angeli erano pronti a cantare vittoria ma poi si resero conto che erano ancora troppo vicini al mare e quindi a rischio di incursioni saracene, così otto mesi dopo… via! Un nuovo voletto e arrivarono un po’ più nell’entroterra.

Anche questa volta il posto non si dimostrò propizio perché la Casetta finì su un terreno privato e i proprietari, due fratelli, cominciarono subito a lucrare sui pellegrini così, con un ultimo erculeo sforzo, gli angeli si rimisero la Casetta in spalla e la misero su un terreno poco distante ma che non era proprietà privata e lì rimase.

La piccola chiesetta di Banderuola ricorda il punto dove fu appoggiata la Santa Casa

La Madonnina Aeronautica.

Ora che conosciamo l’itinerario dobbiamo porci una domanda seria: ma la Casetta è aerodinamica?

Siamo abbastanza sicuri che la casetta sia nove metri e mezzo per quattro, quindi la sua forma è ben lontana da quella di un missile terra-aria e, per questo motivo, spostarla deve essere stato un lavoraccio per i poveri Angeli ma, nonostante ciò, è decollata e atterrata in sicurezza molte volte, durante il suo viaggio.

Con queste premesse pare ovvio che anche la Madonnina che in seguito fu installata nella casetta ne abbia assorbite le abilità di volo, motivo per cui nel 1920, su insistenza dei piloti sopravvissuti alla prima guerra mondiale, fu dichiarata “Aeronautarum Patrona” (patrona degli aeronauti), quindi non stupitevi se a Loreto, poco lontano dal Santuario, trovate parcheggiata una Freccia Tricolore!

Angeli o De Angelis?

Quelli di voi che pensano che la storia della Casetta trasportata dagli Angeli sia un filo inverosimile forse saranno tentati di credere in un’altra versione, quella che vedere il trasporto della Casa effettuato non da Angeli in senso di creature ultraterrene ma da De Angelis, intesi come membri di una famiglia che porta questo nome.

Attenzione però, perché anche se il trasporto per opera di umani può sembrare a prima vista più plausibile, anche questa storia nasconde delle insidie!

Vista sulla piazza e sul Santuario
Uno scorcio della piazza con la fontana maggiore e il Santuario

Dovete infatti sapere che questa teoria nasce da alcuni fogli nei quali si sostiene che la Casa fu un dono di nozze di Niceforo I d’Epiro, antenato della famiglia De Angelis, per il matrimonio della figlia con Filippo I d’Angiò. Questo matrimonio ci fu davvero e probabilmente il padre fece realmente dei doni agli sposi, ma i fogli che ne parlano sono delle copie ottocentesche di originali più antichi di cui non c’è traccia alcuna.  Per qualche incomprensibile motivo quest’assenza di documenti originali a noi fa venire in mente la famosa frase: “Maestra non è colpa mia! Il cane mi ha mangiato i compiti!”

Oltre a questa sospetta mancanza va anche fatto notare che la discendenza della famiglia dei principi De Angelis da questi antichi regnati è pura invenzione storica intesa a nobilitare i propri antenati, quindi è lecito dubitare anche di questi incartamenti, no?

Fontana Maggiore con draghi.

Adesso che abbiamo parlato della Casa passiamo a vedere anche il suo contorno, ovvero la Basilica che la contiene e che è stata costruita a più riprese, nel corso dei secoli, con lo scopo di custodire e proteggere le sante mura e di renderle visitabili ai pellegrini giunti qui da ogni dove.

Uuuuh! I Draghi della fontana sono bellissimi!
Veduta della piazza dal porticato superiore

Partiamo dalla piazza davanti alla Basilica, dove fa bella mostra di sé la Fontana Maggiore, che noi subito abbiamo adorato perché le sculture barocche mostrano un bel gruppetto di draghi che ci piacciono sempre. La vera genialità di questa fontana però non si vede a occhio nudo perché si trova sottoterra!

Cerchiamo di inquadrare il problema: è l’inizio del milleseicento e a Loreto c’è un bel Santuario, dove accorrono orde di pellegrini che, come minimo, vanno alloggiate, sfamate e abbeverate… senza parlare del fatto che questi tizi hanno pellegrinato per mesi e sono arrivati qua sporchi e puzzoni e… l’acqua è lontana e procurarsela è una faticaccia, così tutti hanno sete e sono pure sporchi.

E così, per risolvere brillantemente questo problema, si costruì un acquedotto interrato e permette all’acqua di giungere a Loreto, e alla Fontana Maggiore, direttamente da Recanati.

La statua di Sisto V assiso sulla sedia gestatoria

Sedia gestatoria e Papamobile.

Lo sponsor di questa costruzione, per così dire, fu papa Sisto V, lo stesso che vedete in una bellissima statua proprio davanti alla Basilica.

Pensate che la sua statua sia stata messa lì perché tanto ha fatto per la Basilica? Err… forse no. In effetti, quest’omaggio è stato più che altro un modo di arruffianarsi il pontefice da parte di otto prelati della zona che erano stati da lui elevati al rango di cardinali… se mai si è vista una manovra da lecchini, fu sicuramente questa ma resta il fatto che la statua è stupenda e che è storicamente interessante notare che il papa è raffigurato assiso su una sedia gestatoria, che era il mezzo di trasporto comunemente usato dai pontefici fino a non troppi decenni fa.

Il papa, infatti, seduto su scranni di questo tipo, era portato in giro a spalla dai “sediari pontifici”, in modo che le genti lo potessero vedere meglio. Fu solo con papa Giovanni Paolo II che l’uso della sedia gestatoria fu abbandonato, sostituito dalla più moderna e maneggevole papamobile!

Sala del tesoro di Loreto.

E adesso finalmente entriamo nel Santuario vero e proprio, dove una delle prime cose che notiamo è la sala del tesoro affrescata dal Pomarancio. Gli affreschi sono incastonati in un mare d’oro e danno di certo un’idea di grandiosità e anche il Tesoro esposto ai nostri occhi sembra incredibile… solo che dopo un rapido studio scopriamo invece che è ben poca cosa rispetto a quanto si trovava qui in passato, e in particolare prima del passaggio di Napoleone.

In realtà il sacco da parte del Bonaparte era atteso e, di conseguenza, buona parte dei preziosi doni ricevuti nel tempo dal Santuario erano stati preventivamente mandati a Roma ma, anche così, Napoleone si portò a casa 94 chili d’oro e 17 quintali d’argento, oltre a ogni genere di opere d’arte.

Gli oggetti preziosi però non furono le uniche cose che prese, perché rapì anche la statua della Madonna Nera che si trovava nella Santa Casa ma l’esilio fu breve e la statua ritornò a Loreto solo quattro anni dopo, nel 1801. Purtroppo il suo destino non fu dei migliori perché un incendio infuriò nel sacello nel 1921 e la madonnina, che era di legno, bruciò.

La Sala del Tesoro con gli affresci del Pomarancio
La Madonna nera di Loreto

La nuova Madonna Nera di Loreto.

Papa Pio XI offrì rapidamente un cedro del Libano proveniente dai Giardini Vaticani perché fosse usato per creare una nuova immagine e furono poi gli artisti Enrico Quattrini e Leopoldo Celani a realizzare la Madonnina che possiamo vedere oggi.

Questo incendio non fu l’unica “ferita” subita dal Santuario perché anche la cupola che vediamo oggi, bellissima e di grandissimo impatto con i suoi affreschi dai toni accesi, ha avuto una vita travagliata.

La cupola del Santuario e i suoi travagli.

All’inizio, nel 1615, era stata affrescata dal Pomarancio come la Sala del Tesoro ma questi dipinti si deteriorarono in fretta e addirittura cominciarono a staccarsi, così all’inizio del novecento si affidò a Cesare Maccari l’incarico di rifare il look alla cupola.

Il Maccari fece un lavoro superbo e se non ci credete, perché dal basso magari i particolari non riuscite a vederli bene, potete visitare il museo pontificio della Santa Casa, dove troverete tutti i suoi bozzetti e potrete ammirare da vicino quanto tutto l’insieme fosse stato preparato con cura, usando addirittura un grande plastico per avere una migliore visione d’insieme.

Il bellissimo plastico per gli affreschi della cupola del Santurio di Cesare Maccari
La copertura progettata dal Bramante e la cupola affrescata da Maccari

Purtroppo l’integrità di questi grandi affreschi fu in parte minata quando nella tragica sera tra il 5 e il 6 luglio 1944, in piena seconda guerra mondiale, i bombardieri tedeschi sganciano bombe sulla città che colpirono anche la cupola del Santuario.

Niente paura però perché tutto è stato ormai perfettamente restaurato e la Basilica di Loreto oggi sembra bella come in quei giorni del rinascimento in cui era appena stata costruita.

Uno dei cartoni preparatori per la cupola del Santuario
Vi prego guardate la bambina più a sinistra! E’ splendida!

I progetti del Bramante.

E parlando del rinascimento è giusto fare anche un piccolo accenno a quei grandi artisti del periodo che sono passati di qui. Il Bramante, per esempio, dopo il grande successo ottenuto come architetto di San Pietro in Vaticano, fu spedito da papa Giulio II a Loreto. La Basilica al tempo era già stata costruita ma mancava ancora di una facciata e Bramante la progettò insieme anche alla piazza antistante e al palazzo apostolico.

La facciata del Santuario che venne costruita non fu però quella del Bramante e anche il suo grandioso progetto per il palazzo apostolico, che avrebbe dovuto racchiudere completamente la piazza su tre lati, fu realizzato solo in parte; furono invece eseguiti con attenzione i suoi progetti per il rivestimento marmoreo che racchiude la Santa Casa.

Prendere la Fortuna a colonnate in faccia.

Bramante non è sufficiente, come artista rinascimentale, per attirare la vostra attenzione? Bene, allora potete visitare il museo pontificio, dove potrete ammirare (tra gli altri) le numerose opere di Lorenzo Lotto qui esposte. Non stupitevi se il numero di opere di quest’artista che troverete qui è alto, perché dovete sapere che questo pittore, verso la fine della sua vita, si fece oblato.

Un dettaglio della copertura della Santa Casa progettata da Bramante

Non sapete cosa vuol dire? Pensate che c’entri qualcosa con l’obliterare il biglietto del bus? Tranquilli, pure noi abbiamo dovuto controllare! Si dice “oblato” quando qualcuno decide di donare i suoi averi e se stesso alla chiesa e, in particolare, il Lorenzo si donò alla Sacra Casa.

Tra le opere del Lorenzo fermatevi ad apprezzare quella che ci ha maggiormente colpito: Fortezza che abbatte Fortuna.

Cercando online troverete magnifiche descrizioni di questo quadro e del suo significato ma noi, molto prosaicamente, vi diremo solo che Fortezza è un bel giovane in vesti da guerriero che calpesta sotto i suoi piedi la voluttuosa e nuda Fortuna. Già questo dovrebbe spiegare con chiarezza chi sta vincendo la battaglia ma il Lorenzo, per rendere proprio chiaro il suo punto di vista, ha armato Fortezza di una bella colonna che il giovane solleva sopra la testa in procinto di usarla su Fortuna. Sì, avete capito bene: in questo quadro c’è uno che prende a colonnate in faccia la Fortuna e, secondo noi, una scena del genere merita di essere vista!

Fortezza che prende Fortuna a colonnate sulla faccia.
Lo stemma pontificio sulle porte del museo della Santa Casa
Uno degli arazzi raffaelleschi nel museo pontificio della Santa Casa

Gli arazzi di Raffaello.

Bramante e Lotto non vi bastano ancora per darvi quell’idea di rinascimento tanto cara agli stranieri in visita in Italia? Allora aggiungiamo anche Raffaello. Tutti conoscono Raffaello… anche se forse è perché fa parte delle tartarughe ninja…

Qui a Loreto non ci sono opere di Raffaello in senso stretto ma, sempre nel museo della Santa Casa, potrete ammirare una cosa che noi abbiamo inseguito per mezza Italia ed Europa: gli arazzi raffaelleschi.

Dovete sapere che questi arazzi, i cui cartoni originali furono disegnati da Raffaello, hanno una storia molto particolare e se ne possono vedere diversi in molti posti. La vicenda dettagliata di questi arazzi ce la terremo per un’altra volta e, per ora, vi diremo solo che quelli qui esposti furono tessuti a Bruxelles intorno al 1620 per la famiglia Pallavicino di Genova che, in seguito, li donò alla Santa Casa di Loreto da dove poi furono trafugati durante il sacco da parte dei napoleonici.

Alcuni facoltosi cittadini di Loreto, però, li apprezzavano talmente che furono disposti a fare una colletta tra loro per pagare un riscatto ai francesi e, qualche anno dopo, gli arazzi tornarono a Loreto, dove ancora oggi si trovano.

La Basilica della Santa Casa e i suoi dintorni nascondono ancora molte altre storie ma noi per ora ci fermiamo qui lasciandovi solo un’ultima informazione: se volete pernottare vicinissimi alla Basilica e sentirvi come a casa vostra, l’appartamento “A casa di Marti”, gestito dalla splendida Chiara, è il posto che fa al caso vostro!

9 commenti

  1. Come figlia di un pilota, sapevo che la Madonna di Loreto è la loro protettrice, ma non sapevo dell’aereo in bella mostra vicino al Santuario!😂

    1. Lo hanno posizionato da pochi anni e nemmeno noi sapevamo della sua presenza ma è stata una piacevolissima sorpresa!

  2. Sicuramente un borgo da visitare, anche per le storie che ci hai raccontato! Non sono mai stata da quelle parti…

  3. Grazie per questo articolo, non conoscevo Loreto e tutta la sua storia, ora so cosa visitare e dove alloggiare!

  4. Conosco questo borgo perchè mia nonna era una devota della sua Signora, la Madonna Nera. Tant’è che lei Si chiamava Loreta e la poveretta di mia sorella in suo onore porta il nome do Loredana, leggermente modernizzato da mia madre per mettersi al passo coi tempi. Credo che prima o poi andrò a visitare questa cittadina, se non altro per onorare mia nonna, che in vita sua non è mai riuscita ad andarci di persona.

    1. Loreto merita davvero una visita perchè ci sono moltissime cose interessanti da vedere e anche i dintorni sono splendidi!

  5. Lo skyline di Loreto mi ha sempre affascinato perché è davvero inconfondibile. Sono tornata nelle Marche da poco ma ho fatto un altro giro, tuttavia ho visitato Loreto più di una volta e lo trovo un borgo adorabile.

  6. Non sono mai stata a Loreto ma il tuo racconto spassoso e intrigante mi hanno fatto proprio venire voglia di visitarla! Del resto tutta questa zona dell’Italia è ancora sconosciuta per me, perché non organizzare proprio qui un viaggetto?

    1. Ammetto che noi delle Marche abbiamo visto poco ma è una zona stupenda e speriamo di poterci ritornare prestissimo!

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