Sherlock Holmes museum di Londra in Baker Street 221b. Museo dedicato al detective creato da Conan Doyle. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri

“Ha trovato l’indirizzo esatto.”

“Un portiere gentile al 221b.”

“Un piccolo espediente per sviare i curiosi. Sono perlopiù americani.”

Questo dialogo proviene dal film “Mr. Holmes – Il mistero del caso irrisolto” del 2015, diretto da Bill Condon e con uno Sherlock Holmes interpretato dal magistrale Ian McKellen (che è il nostro Magneto preferito!).

In questo film il famoso investigatore, che non crediamo abbia bisogno di presentazioni, abita non al 221b di Baker Street ma dalla parte opposta della strada, in modo da poter tenere d’occhio chi lo cerca ma senza che tutti sappiano come trovarlo.

Ingresso allo Sherlock Holmes museum di Londra in Baker Street 221b. Museo dedicato al detective creato da Conan Doyle. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri
Ingresso dello Sherlock Holmes Museum

 Una grande idea visto che è a tutt’oggi radicata la convinzione che questo personaggio sia esistito davvero.

Non parliamo di una qualche strana teoria moderna ma di una credenza che era già molto diffusa al tempo in cui i primi romanzi dell’investigatore furono pubblicati. C’erano, e ci sono, tantissime persone del tutto convinte che l’autore dei libri, Sir Arthur Conan Doyle (che noi chiameremo Arturo), altro non fosse che l’editore del vero Dr. Watson e in alcuni casi dello stesso Holmes.

Tutte queste persone che credevano all’esistenza di un personaggio fittizio erano altresì disposte ad andarlo a cercare e grande era la loro delusione, quando scoprivano che non c’era nulla all’iconico indirizzo del detective al 221b di Baker Street a Londra.

Salotto del detective creato da Conan Doyle allo Sherlock Holmes museum di Londra in Baker Street 221b. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri
Il salotto dello Sherlock Holmes Museum arredato con mobili d’epoca.

Questa frenesia sembra infastidisse molto l’Arturo, che aveva scritto questi libri come un modo veloce per guadagnare qualcosa mentre lavorava a testi storici ben più seri e impegnati. Ad un certo punto, arrabbiato per il successo della sua creatura, confidò alla madre il suo desiderio di porre fine alla vita di Sherlock e lei, con la tipica voce indignata che solo una madre può usare col figlio, disse:

“No! Te lo proibisco!”

Pure sua madre amava più Sherlock di quanto amasse l’Arturo, evidentemente. Che smacco!

Il problema era che la gente che credeva nell’esistenza del detective era solita scrivere lettere e mandarle all’indirizzo di Baker Street, tanto che tutte queste missive intasavano l’ufficio postale della zona che, ovviamente, non sapeva a chi recapitarle fino a quando, negli anni ’30 del secolo scorso, proprio in quel punto aprì una banca, la Abbey National.

All’ufficio postale fecero festa grande, poi caricarono tutta posta diretta a Sherlock e la scaricarono alla nuova banca senza nemmeno il minimo senso di colpa.

Alla banca gli impiegati si grattarono la testa, spostarono la montagna in un angolo e cercarono di non pensarci più ma il giorno dopo arrivò una nuova montagnola di posta, perché la gente continuava a scrivere a Sherlock per raccontargli i propri problemi o anche per cercare di assumerlo per risolvere misteri, così alla Abbey National si videro costretti ad assumere una persona che si occupasse della posta di Mr. Holmes.

Studio del dottor Watson allo Sherlock Holmes museum di Londra in Baker Street 221b. Museo dedicato al detective creato da Conan Doyle. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri
Studio del Dottor Watson

Continuò così fino al 1990 quando a qualcuno venne la bella idea di realizzare il Museo di Sherlock Holmes nella casa storica che si trovava proprio al 221b e, da subito, i curatori del museo chiesero di poter ricevere la posta indirizzata all’investigatore, poiché si ritenevano l’ente più adatto a svolgere il compito.

Alla Abbey National si dispiacquero perché nei decenni ci avevano fatto il callo (e magari c’era scappata anche qualche grassa risata) a ricevere quelle montagnole di lettere ma, visto che pochi anni dopo la banca chiuse e si trasferì, tutto sommato andò bene così.

A Londra questo non è il solo posto dedicato al noto investigatore ma di certo è uno dei più gettonati, così noi ci siamo andati.

Ora dovete capire che Sherlock non è solo il personaggio che ha dato il suo nome a una miriade di film, serie tv, giochi e videogiochi più o meno riusciti ma è anche un caso letterario di quelli che infiammano i fans che, addirittura, hanno nomi diversi a seconda della loro provenienza: gli inglesi sono Holmesiani mentre gli statunitensi si definiscono Sherlockiani.

Con così tanti fans accaniti che studiano le storie canoniche, è normale che si siano fatte le pulci al museo e sappiate che, fonti più autorevoli di noi, ci fanno sapere che la ricostruzione del luogo di vita di Sherlock e del buon dottor Watson è più che fedele! Anche il numero di scalini per salire all’appartamento è esatto! Per in meno attenti ai dettagli è comunque facile vedere che tutti gli elementi popolarmente collegati a Sherlock, come la lente, la pipa, il violino, la pistola ecc. sono presenti, sparsi qua e là.

Molti ora staranno pensando che l’idea di questo museo è fantastica e noi gli diamo pure ragione, ma non la pensava allo stesso modo, al tempo dell’inaugurazione, la signora Jean Conan Doyle, figlia dell’Arturo, che invece rese noto il suo disappunto poiché le andava poco a genio che, per l’ennesima volta, si rinfocolasse l’idea che Sherlock Holmes fosse stato una persona realmente esistente.

Se la povera Jane era un po’ acida al riguardo, dobbiamo capirla: il padre aveva suo malgrado lasciato ai figli un’eredità di diritti davvero ingombrante, che li portò a passare la vita in tribunale per via delle frequenti liti e dei continui tentativi, da più parti, di impossessarsi del materiale, cosa che avvenne più volte in più stati, ma noi troviamo questa guerra noiosa e quindi ora sorvoleremo per tornare al museo e ai suoi paraggi.

Sì, perché in questa zona un po’ tutto ricorda il suo residente fittizio più celebre, dalla stazione della metropolitana dove troverete la sagoma di Sherlock sui muri, fino alla statua commemorativa in strada.

Fermata della metro vicino allo Sherlock Holmes museum di Londra in Baker Street 221b. Museo dedicato al detective creato da Conan Doyle. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri
Sagoma di Sherlock Holmes alla fermata della metro di Baker Street a Londra.
Lente, Violino, cappello e pipa sono gli attributi del detective creato da Conan Doyle allo Sherlock Holmes museum di Londra in Baker Street 221b. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri
Lente, cappello, pipa e violino sono gli attributi classici di Sherlock Holmes.

Ma in tutto questo parlare di Sherlock anche noi, come la madre dell’Arturo, abbiamo preferito il personaggio di fantasia al suo autore che, invece, dovrebbe essere il vero protagonista di questa storia perché lui almeno è esistito veramente e, come tutte le persone reali, era un cumulo di contraddizioni in forma di essere umano.

Infatti, nonostante avesse studiato medicina e avesse creato un personaggio che credeva fermamente nell’uso della razionalità, l’Arturo era comunque uno spiritista e un fervente sostenitore di tutto ciò che era paranormale.

Molti forse già conoscono la strana storia della sua amicizia con Harry Houdini, per gli amici Enrico, che in tempi non sospetti ha dato anche vita a una piacevole serie tv intitolata appunto “Houdini & Doyle”.

La serie ovviamente è romanzata e poco ha a che fare con la verità, che si svolse più o meno come riporteremo di seguito.

Un giorno l’Enrico, forse sperando di conoscere uno spirito affine, uno che credeva nel raziocinio ma comunque nutriva la speranza di scoprire un giorno un vero fenomeno paranormale che non fosse spiegabile con biechi trucchi da baraccone, mandò il suo libro all’Arturo.

Da quello cominciò dapprima uno scambio epistolare, poi i due iniziarono anche a frequentarsi, solo che divenne chiaro fin da subito che la loro visione era incompatibile.

In un tempo in cui l’educazione era sempre tenuta in grande stima, questi due uomini si mantennero sempre sul vago uno con l’altro, ma a noi sembra che, mentre l’Enrico pensava fondamentalmente che l’Arturo fosse un boccalone pronto a farsi spennare a tutti i sedicenti medium di passaggio, l’Arturo andasse convincendosi sempre di più che l’Enrico fosse un vero spiritista, dotato di mirabolanti poteri.

A nulla valsero le molteplici proteste dell’Enrico, che insistette a più non posso sul fatto di essere solo un banale illusionista, perché l’Arturo da quell’orecchio non volle mai sentire.

Alla fine, prevedibilmente, litigarono e, se all’inizio la loro diatriba rimase perlopiù privata, essendo entrambi personaggi amati dal pubblico, in tempi brevi le loro dissertazioni passarono sulle prime pagine dei giornali.

Fino alla morte dell’Enrico, che avvenne nel 1926, non si riconciliarono mai ma, dopo di allora, l’Arturo ammise che aveva sempre ammirato il grande illusionista e che a suo parere era sempre stato una brava persona. Questo non toglie che continuò anche a sostenere, finché ebbe vita, che Houdini avesse veri poteri psichici.

Lo scrittoio del detective creato da Conan Doyle allo Sherlock Holmes museum di Londra in Baker Street 221b. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri
Lo scrittoio di Sherlock Holmes nel museo a lui dedicato a Londra in Baker Street 221b
Pistola nascosta in un libro allo Sherlock Holmes museum di Londra in Baker Street 221b, dedicato al detective creato da Conan Doyle. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla: viaggiatori poco seri
Pistola nascosta in un libro allo Sherlock Holmes Museum di Londra al 221b di Baker Street

Se volete saperne di più su questa storia potete seguire il canale YouTube di Massimo Polidoro, che ne parla ampiamente, ma per tornare al nostro Arturo, ci sembra strano che una persona così convinta nell’esistenza del paranormale sia riuscita a tratteggiare così bene un personaggio che invece è conosciuto come l’epitome dell’uomo razionale che crede fermamente nella deduzione e nella scienza.

Forse la verità va cercata nel fatto che Conan Doyle menzionò spesso di aver usato come modello, per la sua creatura più famosa, il Dottor Joseph Bell, un chirurgo che aveva conosciuto alla facoltà di medicina e che in alcuni momenti aveva collaborato con le autorità come medico legale. Per contro Bell, forse perché non si riteneva all’altezza della fama globale di Holmes, scrisse all’Arturo per fargli sapere che, a suo avviso, il detective aveva più tratti autobiografici di quanto si potesse pensare.

O forse qui tutti si stanno sbagliando e davvero è esistito un individuo con caratteristiche straordinarie come quelle di Sherlock, le stesse caratteristiche che recentemente hanno fatto sì che si ristudiasse da capo tutto il canone dei suoi libri per capire se fosse affetto dalla sindrome di Asperger. Dopotutto pure Elon Musk ha quella sindrome ed è un genio, quindi forse anche Sherlock l’aveva… sempre assumendo che sia esistito veramente!

Vedete come è facile credere, o voler credere, che Sherlock sia esistito? E quello che davvero ci lascia perplessi, alla fine di tutto, è che l’Arturo non riuscisse a capire il bisogno dei suoi lettori di credere in Sherlock Holmes, proprio lui che per tutta la sua vita si accanì nel credere in cose ben più strane!

Per approfondire:

Informazioni pratiche:

23 commenti

  1. Sono stata a Londra un paio di volte e non l’ho mai visto. È pur vero che non sono una grandissima fan, però sicuramente è carina come idea.

    1. Non lo abbiamo visitato diverse volte perchè sebbene sia piccino ci sono davvero tantissimi dettagli che è possibile riconoscere dai libri e lo abbiamo adorato!

  2. Non sono una super fan di Sherlock Holmes, quindi non conoscevo tutti questi retroscena alla sua storia. Mi ha fatto sorridere il fatto che la madre gli abbia proibito di eliminare il personaggio! E insomma, mi sembra giusto alla fine che Sherlock abbia una sua casa permanente!

    1. E al povero Arturo non pensa nessuno? Pure sua madre amava più Sherlock di lui! Per forza che poi lui lo voleva uccidere!
      (Niente… più lo dico più è buffa!😂)

  3. Ho letto tutti i racconti di Conan Doyle e adoro l’ultima serie su Sherlock Holmes con Benedict Cumberbatch, ma il museo non l’ho mai visitato, anche perchè ho sempre visto una lunga fila per entrare.

    1. Abbiamo trovato relativamente poco gente tutte le volte che ci siamo stati… Si vede che abbiamo mandata a te tutta la fila che avremmo dovuto fare noi! 😂 🤣

  4. Questo è stato uno dei primi musei che ho visitato i primi anni che stavo a Londra, costava pochissimo all’epoca (solo 7£) ed è stato uno dei primi appuntamenti con quello che sarebbe poi diventato mio marito. Non conoscevo però la storia delle missive mandate alla banca che aprì lì!

    1. A me questa cosa della banca che assume uno per rispondere alla posta di Sherlock Holmes mi ha sempre fatto morire dal ridere… mi immagino il colloquio di lavoro:
      – Ho studiato ragioneria, so far di conto e…
      – Sì, ma lei i libri di Sherlock li ha letti? Li sa a memoria?
      😂 🤣

  5. Peccato esser Tornata da poco da Londra perché mi sarebbe piaciuto tantissimo visitare questo posto…vorrà dire che dovrò presto prendere un altro volo

    1. Eh, ti toccherà davvero farlo! E’ un duro lavoro ma qualcuno lo deve pur fare! 🤣

  6. Il Museo di Sherlock Holmes non mi dispiacerebbe affatto visitarlo. Lo metterò nella lista delle cose da fare nel mio prossimo viaggio a Londra.

    1. Noi lo abbiamo adorato e… ehm… non era nemmeno stata la prima volta che lo visitavamo! Il fatto è che ci sono davvero tantissimi particolari, tante cose accatastate ovunque… noi non siamo Sherlock e ci mettiamo più tempo per vederle tutte e comprendere a cosa fanno riferimento!

  7. Non ho visitato il museo ma ero al corrente del personaggio creato da Conan Doyle che effettivamente è diventato un caso editoriale molto interessante, alla fine l’aver creato un museo è stata forse la scelta giusta. Il tuo racconto è comunque sempre molto divertente

    1. Sono combattuta perchè da un lato adoro vedere come avrebbe dovuto essere la casa di Sherlock, ma dall’altro mi rendo conto che alimentare il mito che fosse una persona reale non è esattamente corretto…

  8. Adoro Londra e tutto quello che può offrire ai turisti, ma questo museo sembra davvero interessante. Mi piacciono le avventure di Sherlock Holmes e sarei proprio curiosa di visitare questo museo, in più non ci sono mai stata a Londra, prima o poi mi dovrò decidere di andarci.

    1. Ho schifato Londra per anni anche se tutti mi dicevano che mi sarebbe piaciuta tantissimo… poi l’ho visitata e ora è amore! Non so se è perchè ha un panorama di attrazioni nerd di tutto riguardo, se è perchè i musei sono gratis o ancora perchè il cibo da pub è buonissimo… ma non riesco più a smettere di tornarci!

  9. Mi piace credere nelle fate e anche nell’esistenza di Sherlock Holmes! amo usare la fantasia e mischiare le cose reali con quelle irreali, sarà per questo che ho scelto di vivere nell’isola degli dei ?

    1. Probabilmente sì… e io devo proprio trovare il modo di venirti a trovare nell’isola degli dei!

  10. Fantastico questo tuo articolo, l’ho trovato illuminante, io che sono una fan dei romanzi di Sherlock Holmes!

  11. Questo Si che è un museo da visitare in ogni dettaglio con i bambini. Credo proprio che rimarrebbero estasiati da questa esperienza. Non ho mai tenuto Londra presente nella mia lista di viaggi ma credo proprio che dovrei farci un pensierino..

    1. Londra per i bambini (e quindi anche per me) è il paese dei balocchi! Ci sono moltissime attività a loro dedicate, da quelle educative a quelle solo divertenti, e sono una più bella dell’altra! Tra le mie preferite c’è The Clink che è il museo delle prigioni, l’experience tomb raider (con varie arrampicate e ponti di corde), crystal maze che offre percorsi divertentissimi, The Gunpowder Plot che è un percorso sulla congiura delle polveri, DNR VR che è una catena di sale giochi con enigmi in realtà virtuale con grafiche fantastiche… e queste sono solo alcune. Senza tenere conto del fatto che ne aprono di nuove ogni giorno!
      L’unica che mi sento di sconsigliare, perchè quando l’ho fatta (diversi anni fa ormai) era bruttina e “polverosa” è il London Dungeon, ma magari nel frattempo l’hanno rinnovata…

  12. Questo in effetti è uno di quei casi in cui faccio fatica a distinguere tra l’autore e il personaggio, nel senso che mi viene da pensare a “Sherlock Holmes, l’autore di Sherlock Holmes… ah no, aspetta, Arthur Conan Doyle!” Capisco quindi che sia facile voler credere a tutti i costi che un personaggio così sia esistito davvero, e quando si visita il museo è ancora più facile lasciarsi andare a questa fantasia.

    1. In effetti sono davvero in tanti a credere che fosse esistito davvero, sai?

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