Teatro all'antica o teatro olimpico a Sabbioneta, la capitale di Vespasiano Gonzaga. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla.

La chiacchierata vita di Vespasiano Gonzaga

Manie di grandezza

Un bel giorno, quasi dal nulla, un pezzo di terra nel bel mezzo della pianura padana si ritrovò a diventare uno stato cuscinetto tra le grandi potenze Europee del rinascimento.

Quel pezzo di terra era il Ducato di Sabbioneta che, per uno strano giro di eredi mancati e casualità caldeggiate da diverse parti, finì nelle mani del giovane Vespasiano Gonzaga.

Vespasiano era stato cresciuto dalla zia Giulia Gonzaga e aveva studiato in Spagna, alla corte dell’imperatore Carlo V e, come molti giovani uomini del tempo, era stato istruito nelle arti della guerra ma anche in molte altre discipline, tanto che da qualche parte gli venne un’idea. Sognava di creare per il suo piccolo ducato una capitale che potesse rivaleggiare con i fasti dell’antica Atene e che fosse adeguata a ospitarlo degnamente quando si fosse pensionato dal lavoro di condottiero che, si sa, paga bene ma è un po’ stancante.

Ritratto di Vespasiano Gonzaga attribuito a Bernardino Campi
Soffitto affrescato con lo stemma di Vespasiano Gonzaga a cui era stata aggiunta la parola ‘libertas’ per ricordare l’indipendenza di Sabbioneta dall’impero

Si fa presto a dire che si vuole una capitale ma intanto lì, in mezzo alla pianura, ci vivevano quattro contadini, dieci vacche e sei maiali e non è che ci fosse già una città pronta all’uso su cui lavorare. Vespasiano però era giovane, aveva poco più di vent’anni, e con il tempo e i soldi dalla sua parte, e tanta fantasia, decise di costruire tutto da zero.

Vaccari maldicenti e zie impiccione

Ora immaginatevi i precedentemente sunnominati vaccari che, nel giro di trentacinque anni, si erano ritrovati dal vivere con le proprie bestie in catapecchie fatte di sterco e sputo, a case eleganti in una città con strade lastricate, un teatro, un palazzo ducale, portici, chiese e chi più ne ha più ne metta… lo choc culturale deve averli colpiti come un gancio destro ben assetato, mandandogli il cervello in K.O. tecnico, tanto che mentre Sabbioneta cresceva loro si trasformarono rapidamente in un gruppo di comari maldicenti, un po’ come i nostri genitori quando finalmente, dopo mille tribolazioni, riescono ad accedere alla chat di famiglia su WhatsApp.

Vespasiano andò avanti a costruire senza guardare in faccia nessuno e, ovviamente, nel suo ideale futuro di pensionato si vedeva già con un plotone di eredi cui lasciare il suo piccolo regno e qui, per lui, cominciarono i problemi.

La donna ideale per sfornargli gli eredi l’aveva pure trovata: si chiamava Diana de Cardona ed era la fidanzata di suo cugino Cesare Gonzaga, nonché vicino di casa visto che era il conte di Guastalla; da qui il detto ‘la fidanzata del vicino è sempre più gnocca’.

Non si sa bene come sia andata ma a conti fatti soffiò la ragazza al cugino e se la sposò così di corsa che, per la fretta, si scordò pure di informare l’imperatore che al tempo, in mancanza di novella 2000, ci teneva a ricevere comunicazione su chi si portava a letto chi, tra i suoi sudditi.

Il matrimonio però non andò benissimo e Diana, dopo aver perso un figlio, non rimase più incinta, tanto che pure la zia Giulia si mise a scrivere a Vespasiano, con la giusta furia di ogni zia zitella che si fa i fatti dei nipoti:

Mausoleo di Vespasiano nella chiesa della Beate Vergine Incoronata

“Ah, quando eri un ragazzino eri così carino! Dicevi sempre che volevi essere un buon cristiano e un buon servo dell’Imperatore! E adesso sai cosa mi ha detto la mia amica Tizia che è una cara conoscente di Caia che passava di lì l’altro giorno? Mi ha detto che te la fai con le donnacce! Ma non ti vergogni? Guarda che io non ti ho mica allevato così! Avessi almeno un erede e invece… niente! Stattene un po’ a casa con tua moglie che così almeno mi fai un paio di bei nipotini, disgraziato che non sei altro!”

Ma Vespasiano portava sfiga?

In effetti, Vespasiano a casa non c’era mai perché, al tempo, fare il condottiero era un po’ un mestiere come il rappresentante oggi, cioè prevedeva lunghissime assenze e in più, mentre lui era in giro, sua moglie viveva a Sabbioneta che in quel momento era un cantiere a cielo aperto così, dopo nove anni di matrimonio, alla Diana diede un colpo e morì senza figli.

Nel frattempo i vaccari della zona, che vi ricordo si erano trasformati in comari maldicenti ma senza le chat WhatsApp su cui sfogarsi, cominciarono a dire che forse (ma solo forse), la Diana si era fatta l’amante mentre Vespasiano era via per lavoro, e che forse (sempre e solo forse), al Vespasiano l’esser cornuto non fosse stato poi così bene e quindi… un bel colpo apoplettico alla moglie, tramite veleno, e poi si organizza un bel secondo matrimonio con la cugina della Diana perché si sa che ‘non c’è cosa più divina che trombarsi la cugina!’… e poco importa di chi sia la cugina!

Ora, Il secondo matrimonio con Anna d’Aragona partì alla grande con due gemelle, subito seguite dall’atteso erede maschio, Luigi. Il suo dovere l’Anna lo aveva fatto, e pure Vespasiano a quanto pare si era impegnato a rimanere a casa il tempo necessario, ma nel giro di tre anni anche la seconda moglie ci lasciò le piume, probabilmente per un brutto caso di depressione post parto, anche se i soliti maldicenti dissero che Vespasiano in realtà, roso dalla gelosia visto com’era andata con la precedente moglie, abbia rinchiuso l’Anna nel castello di Rivarolo facendola morire di stenti.

Ora, come mai ci fossero tutti ‘sti maldicenti in una città ideale non lo so, tanto più che a questo punto Sabbioneta vantava di tutto: una biblioteca, una stamperia, una zecca, un ospedale, una scuola e pure un teatro (foto in alto alla pagina) che, proprio come nell’antichità, non aveva nessun altro scopo se non quello di essere un teatro, primo in Europa a essere stato progettato con spazi appositi per il ‘dietro le quinte’.

Se già tutto questo non bastasse, Sabbioneta vantava anche una banca e un monte dei pegni gestiti da ebrei che, contrariamente all’usanza del tempo, non erano limitati a vivere in un ghetto ma gli era invece permesso abitare in città in barba al volere papale, cosa che la dice lunga sul potere che deteneva Vespasiano.

Palazzo Ducale di Sabbioneta

Nel frattempo però, mentre gli anni passavano e Sabbioneta diventava sempre più ricca di opere d’arte, i maldicenti continuavano a prendere residenza, pronti a commentare ogni sfiga che fosse accaduta nella vita del Duca. Bisogna dire che Vespasiano non li lasciò mai a bocca asciutta troppo a lungo perché suo figlio Luigi, a quattordici anni, morì.

Sembra probabile che sia morto a causa della sifilide che aveva dalla nascita, un dono delle donnacce che suo padre aveva frequentato, ma i maldicenti preferirono optare per la più colorita versione in cui il ragazzo avesse mancato di rispetto al padre e si fosse guadagnato da questi un calcio così forte da rimanere a terra a vomitare sangue, solo per morire poco dopo.

Insomma, pare che alla popolazione non bastasse commentare la vita famigliare di merda di Vespasiano ma amassero aggiungere un po’ di spettacolarità, così, giusto per non annoiarsi!

Affresco nel palazzo giardino di Sabbioneta. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla.
Affresco nel Palazzo Giardino
Angelo in un affresco nel palazzo giardino di Sabbioneta. Foto sul blog di viaggi Nerd in Spalla.
Affresco nel Palazzo Giardino

Sabbioneta: la piccola Atene erotica

Per aggiungere un ultimo aneddoto che magari può spingere i più curiosi ad avviarsi di buon passo verso Sabbioneta, dovete capire che il buon Vespasiano nella sua mania di voler imitare gli antichi greci si era spinto fino a farsi costruire un palazzo che, nella sua mente, doveva essere dedicato all’ozio.

Con ozio i greci non intendevano una prosaica accidia ma il tempo dedicato a se stessi e al proprio piacere o miglioramento personale e, in quest’ottica, il palazzo giardino di Sabbioneta fu costruito come luogo di svago privato, dove Vespasiano e la sua famiglia potessero passare qualche ora lontani dagli occhi dei soliti maldicenti.

In questo palazzo furono eseguiti mirabili affreschi che illustravano i più famosi miti greci e in alcuni di questi si eccedeva un filo con l’erotismo tanto che, per il tempo, sarebbero stati ritenuti scandalosi.

Galleria degli antichi nel Palazzo Giardino. Qui è dove erano raccolte e messe in mostra le statue antiche collezionate da Vespasiano e ora in mostra a Mantova nel Palazzo dell’Accademia

Per darvi un’idea, era il periodo in cui era stato chiesto a Daniele da Volterra di dipingere le braghe ai nudi michelangioleschi del Giudizio Universale, quindi capite bene che certe scene non erano accettabili.

Con la solita sfiga di Vespasiano, il caso volle che proprio mentre si stava affrescando il palazzo venisse in visita a Sabbioneta un prelato (portate pazienza… non mi ricordo chi era!) che di certo avrebbe potuto aver molto da ridire se avesse visto tali opere.

porticato sottostante la Galleria degli Antichi

Nella sfiga però almeno uno dei dipinti più scandalosi, quello di Filira amata da Saturno sotto forma di cavallo, non era ancora stato eseguito e quindi il prelato non lo vide mai, mentre nella camera attigua l’affresco di Leda con il cigno (oggi non più esistente) era ancora in lavorazione e si vedevano bene solo le ali. Probabilmente Vespasiano vedendo che il suo ospite osservava l’opera bleffò con la classe tipica dei migliori giocatori di poker, dicendo qualcosa tipo: “Vede eminenza, ci son le ali, lì ci verrà un bell’angelo!”

Pare che sia comunque andata davvero più o meno così e oggi noi quegli affreschi li possiamo ancora vedere quasi tutti, forse anche grazie a quella panzana ben raccontata!

Un consiglio

Ci permettiamo un ultimo piccolo consiglio se desiderate visitare Sabbioneta con un tour guidato: al momento della prenotazioni chiedete se è possibile effettuare la visita con lo storico dell’arte Giovanni Sartori. Non ve ne pentirete!

3 commenti

  1. Ma che modo intrigante e curioso di raccontare Sabbioneta… certo che ne ammazza di più la lingua che la spada 😉
    Io non ci sono mai stata, sicuramente merita una visita con una guida esperta come consigli tu

  2. Mi hai molto divertito con il tuo racconto sulle sfighe del povero Vespasiano che però ci ha lasciato in ricordo Sabbioneta che è sempre un bel vedere! la prossima volta vado a cercarmi gli affreschi erotici!!!

    1. Noi siamo riusciti a fare la visita guidata con lo storico dell’arte Giovanni Sartori che è stato davvero bravissimo e molto coinvolgente. Se ci passi prova a chiedere se è disponibile!

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