Castello di Torrechiara (Parma) al tramonto. Foto sul blog viaggi Nerd in spalla.

Costanza Farnese la cocca di Paolo III

Una love story zuccherosa

Il castello di Torrechiara, come anche quello di Roccabianca, è stato costruito per essere il nido d’amore estivo di Bianca Pellegrini e Pier Maria Rossi.

Non stiamo a raccontarvi la storia di questi due perché la trovate se leggete l’articolo su Roccabianca (il loro nido d’amore invernale) ma ci teniamo solo a dirvi che questi avevano una love story così zuccherosa che chiunque li incontrasse si ritrovava i denti cariati.

Lui costruì per lei questo castello perché d’estate, in pianura, faceva troppo caldo per darci dentro senza rimanere incollati come se prima si fossero fatti il bagno nel super attak, mentre qui in collina almeno la sera c’era un po’ più fresco…

Nella stanza da letto questi due però si sono superati! Una roba così non la si vede nemmeno sul ponte più pieno di lucchetti del mondo! La parte bassa della loro stanza da letto, infatti, è composta di formelle in rilievo con scolpiti due cuori vicini, incorniciati da un cartiglio che dice ‘Digne et in aeternum’ e ‘Nunc et semper’, che poi voleva solo dire che il loro amore era degno ed eterno, per ora e per sempre… Siete ancora lì o siete scappati a prenotare il dentista?

Una delle formelle con i due cuori vicini e la scritta ‘Digne et in aeternum’
Pier Maria inginocchiato di fronte a Bianca in un gesto classico dell’amor cortese.

Queste formelle in origine erano completamente ricoperte d’oro, tanto che la loro camera è appunto nota come “camera d’oro”, anche se l’oro è stato grattato via e rivenduto all’inizio del novecento.

Sulle pareti possiamo però ancora vedere gli affreschi che raccontano la loro storia d’amore in versione ‘gesta romantiche e cavalleresche’, giusto per coronare il tutto, e per i più curiosi sul soffitto si possono notare, ben etichettati, anche tutti i castelli del circondario, nel caso qualcuno volesse farsi la lista e visitarli tutti…

(anche se si fa prima consultando il sito dei castelli del ducato!)

Alessandro il galeotto

Questo castello, oltre alla storia d’amore di questi due, è stato anche il punto d’incontro di altre strane vicence, infatti, dopo il periodo in cui fu abitato da Pier Maria e dalla Bianca, finì in mano agli Sforza di Santa Fiora.

E questi chi sarebbero? Chiederete voi.

Loggiato sulla corte d’onore del castello

Per una risposta completa dobbiamo fare un passo molto indietro e partire da un certo Alessandro Farnese, un ragazzo nato in Maremma che era stato spedito a studiare a Roma, dove però si era specializzato nel fare l’attaccabrighe e di conseguenza finì presto in galera. Per fortuna la sua famiglia era influente e così ci rimase poco e, appena libero, fu spedito a Firenze alla corte di Lorenzo de Medici, per vedere se si dava una calmata.

Quando tornò a Roma sua sorella minore, detta Giulia la bella, era già l’amante di un certo cardinale Borgia, futuro papa Alessandro VI che tutti i fans si Assassin’s Creed conoscono molto bene.

Con questi brillanti esempi sotto gli occhi, non stupiamoci se poi una volta che Alessandro si votò alla carriera religiosa come prima cosa si prese una bell’amante e si mise a fare figli.

Costanza Farnese era una di questi figli e, sarà perché era l’unica femmina, sarà perché si sapeva lisciare meglio il padre, Alessandro non seppe mai negarle nulla e le trovò un ricco marito, il conte Sforza di Santa Fiora, rendendola così la Contessa Santa Fiora.

Giulia Farnese, sorella di Alessandro, è una delle modelle candidate a prestare le sue fattezze a ‘la dama col liocorno’ di Raffaello.

Papino, posso…?

Bastava che Costanza schioccasse le dita e suo padre la accontentava e la cosa peggiorò quando Alessandro divenne papa con il nome di Paolo III.

Il nepotismo sfacciato di Alessandro fece sì che il primogenito di Costanza divenisse cardinale a soli sedici anni ma questo era solo un piccolo esempio del potere che questa donna deteneva, perché si dice che sia stata proprio lei a intercedere per Ignazio di Loyola, presentandolo al padre e facendogli ottenere l’ordinazione sacerdotale, prima, e il permesso a fondare la Compagnia di Gesù, poi.

L’influenza di Costanza pare si estendesse anche alle arti e si dice che fosse stata lei a caldeggiare la decisione di non censurare i nudi del giudizio universale di Michelangelo. Le polemiche su quest’affresco cominciarono, infatti, addirittura prima di quanto si pensi, in fase di progettazione, perché i molti nudi erano ritenuti scandalosi ma Costanza, che ovviamente non si faceva mai i fatti suoi, caldeggiò col padre la versione ignuda. Fin lì tutto bene ma non si sa cosa ne pensasse invece delle insistenti voci che volevano che Michelangelo avesse ritratto suo fratello Pier Luigi Farnese come Minosse (o forse come la figura con gli occhi spalancati alle spalle di Minosse) come ‘punizione’ per aver violentato e poi causato la morte di un giovane frate…

Pierluigi Farnese ritratto come Minosse nel Giudizio Universale di Michelangelo.
Minosse ne ‘Il giudizio universale’ di Michelangelo nella Cappella Sistina

Ti chiamerò Sforza Sforza!

E così Costanza continuava a dettar legge e arrivò il giorno in cui le si presentò l’annoso problema che affliggeva molte nobili madri: trovar moglie al figlio.

Il povero ragazzo era già afflitto da un nome infausto poiché era stato battezzato Sforza Sforza ma Costanza non si perse d’animo e, lisciandosi il padre come il solito, intrallazzò per fargli sposare Luigia Pallavicino che portò in dote al novello sposo il feudo di Torrechiara e quello di Felino, confinanti con i possedimenti del ducato di Parma, dove era stato installato il fratello di lei, Pier Luigi.

E così, grazie a questa tizia che passò la vita a ottenere favori dal padre, il castello di Torrechiara finì in mano agli Sforza di Santa Fiora e rimase loro fino agli inizi del ventesimo secolo.

Per questo motivo, sebbene Pier Maria Rossi sia sempre nominato insieme a questo castello, non dovremmo scordarci dei Santa Fiora, perché la maggior parte delle decorazioni interne che possiamo ammirare a tutt’oggi, come anche le due logge che danno al castello il suo aspetto caratteristico, li dobbiamo agli interventi di questa famiglia, come si comprende bene notando in che molti affreschi compaiono dei meli cotogni, frutti che, insieme al leone rampante degli Sforza, sono il simbolo dei Santa Fiora.

Le grottesche affrescate da Cesare Baglioni nelle sale del castello
Un dettaglio degli affreschi dove sono visibili i meli cotogni.

… e poi fu Ladyhawke

Come ultima nota su questo castello, ci teniamo a ricordare che nel lontano 1985 fece da sfondo a uno di quei film che ancora oggi sono considerati cult degli anni ottanta e che noi adoriamo, Ladyhawke.

Fotogramma del film ‘Lady Hawke’ con il castello di Torrechiara

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5 commenti

  1. Ahahaha tutto questo zucchero… i cuoricini. Però il Castello di Torrechiara mi manca, ma d’altra parte nel Parmense ce ne sono davvero tanti e vederli tutti ci vuole tempo!

  2. Il Castello di Torrechiara è una vera meraviglia, e la sua storia è davvero avvincente. Ci sono stata spesso, come spesso visito i castelli del Ducato (sono originaria di Canossa, e gioco in casa!). Ladyhawke ha segnato la mia infanzia e quindi Torrechiara ha un posto speciale tra i miei luoghi preferiti.

    1. Noi ce lo abbiamo vicino a casa e ogni scusa è buona per passarci! 😍

  3. Un luogo a me particolarmente caro, quando torno in Italia ( insieme ai miei amici parmigiani) faccio spesso il sentiero tra i campi e le vigne vicino al castello di torrechiara

    1. Chiamaci e verremo volentieri anche noi! 🙂

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