Palazzo Eszterházy o “La Versailles d’Ungheria”
La reggia di campagna
Succede che a volte la Kry passi troppo tempo su instagram a guardare foto di posti in giro per il mondo e a segnare tutto quello che le sembra interessante sulle sue mappe piene di spilli.
Sebbene lei sia la prima ad ammettere che a volte le foto di un posto non sono realistiche, ma scattate apposta per attirare l’attenzione, è anche la prima a cadere in questo vecchio trucco e così ci siamo ritrovati a fare rotta verso l’Ungheria, seguendo alcune foto e un fumoso filo di vecchie storie.
La nostra prima meta nel paese è stata Fertőd, dove si trova Palazzo Eszterházy detto anche, a torto o a ragione, “La Versailles d’Ungheria”.
La foto che seguivamo era un veduta dall’alto, come quella che potete vedere qui sotto scattata dal nostro drone, dove si poteva ammirare il cortile abbracciato dai palazzi e il retrostante giardino.
Fertőd a prima vista è un paesino non molto grande e un po’ sonnacchioso disperso nella campagna ungherese ma, cosa importante al tempo in cui la reggia fu costruita, non troppo lontano da Vienna, alla cui corte passavano il loro tempo i nobili nel millesettecento.


Nicola Esterházy il soldato
Tra questi nobili vi era anche Nicola I Giuseppe che era il secondogenito della famiglia Esterházy e quindi non c’erano grandi aspettative poste sulle sue spalle.
Nicola si sposò giovane e andò a vivere con la moglie, la contessa Maria Elisabeth Ungnad von Weissenwolff, nella tenuta di caccia della famiglia, a Fertőd, dove per un po’ se ne stette tranquillo.
Fu solo quando aveva già 27 anni che entrò nell’esercito, anche perché a quel punto era scoppiata la guerra di secessione Austriaca, che vedeva contrapposti gli eserciti di Francia, Prussia e Baviera a quelli di Maria Teresa, la giovanissima Arciduchessa d’Austria e regina di Ungheria e Boemia (oltre ad altri posti qua e là), i cui titoli facevano gola a molti.
Da subito la famiglia Eszterházy, nelle persone del Nicola e di suo fratello maggiore Paolo Antonio, appoggiò Maria Teresa e entrambi i fratelli scesero in campo in diverse battaglie.

La guerra di secessione durò fino al 1748 ma il mestiere del militare, al tempo, non era esattamente una passeggiata oziosa perché ogni motivo era buono per litigare e, nel 1756, il Nicola tornò a combattere contro i Prussiani nella guerra dei sette anni.
Questa guerra non fu esattamente favorevole agli Asburgo ma il Nicola seppe comunque distinguersi nella battaglia di Kolín, vicino a Praga, e si dice che sia merito suo se quel giorno il suo schieramento ne uscì vittorioso.
La situazione era questa: i Prussiani avevano vinto una grande battaglia con gli Austriaci che avevano ripiegato asserragliandosi nella città di Praga. La città fu messa sotto assedio perché i Prussiane, sebbene vincitori, erano rimasti in pochi e non se la sentivano di affrontare di nuovo i nemici in campo aperto. In casi come questo l’idea vincente era sempre un bell’assedio, sperando che le scorte di cibo nella città finissero in fretta e che i nemici morissero di fame dopo essersi mangiati pure la suola delle scarpe.
C’era però una cosa che i prussiani non sapevano, ovvero che il feldmaresciallo austriaco Daun era un ritardatario cronico (proprio come la Kry) e non era arrivato in tempo per la battaglia.
Il Daun arrivò con calma sul campo di battaglia, probabilmente esclamando qualcosa tipo: “Oh, che peccato! Me la sono persa!”.
Quando lo videro arrivare cominciarono ad uscire dalle frasche tutti i superstiti della battaglia che non erano riusciti a darsi alla fuga nascondendosi dietro le mura di Praga.
Prima ne arrivò uno da solo, poi due, poi tre, poi arrivarono a piccoli gruppi, poi… cominciarono ad essere un po’ troppi e il Daun li fece contare: erano sedicimila.
Questi uomini, aggiunti al suo esercito di trentamila armati, una volta riorganizzati i ranghi si diressero verso Praga per prestare soccorso ai loro compagni e affrontare il nemico.
I Prussiani a quel punto erano in schiacciante inferiorità numerica, tenendo conto che in caso di scontro sarebbero stati attaccati sia dall’esercito di Daun che dai soldati asserragliati in città, ma questo non li preoccupò perché loro avevano una strategia collaudata e vincente!
L’esercito Prussiano era meglio addestrato e, puntando su quello, si proposero di attaccare il fianco dello schieramento nemico mentre i loro reparti migliori si concentravano per aggirare i nemici e fare breccia sull’ala destra degli Austriaci, aprire lo schieramento e passarci in mezzo causando scompiglio e distruzione.


Purtroppo per i Prussiani i cavalleggeri Austriaci, forse comprendendo la manovra, molestarono la fanteria Prussiana che si ritrovò disorientata e sbagliò strada, finendo in mezzo al fuoco incrociato.
Si dice che tra quei cavalieri ci fosse proprio il Nicola che, sebbene il suo cavallo fosse stato ferito per ben tre volte, non smise mai di attaccare, dimostrando grande eroismo sul campo di battaglia.
Per questo, e altri meriti, fu insignito dell’ordine di Maria Teresa per ben due volte e il suo rango nell’esercito si elevò. Gli onori per lui erano appena cominciati perché nel 1762 suo fratello morì senza figli e Nicola ereditò tutti i titoli e le proprietà degli Eszterházy.
Nicola Esterházy il principe
Divenuto principe il Nicola continuò la carriera militare e, due anni dopo, entrò nella guardia personale di Maria Teresa di cui poi diventerà anche capitano restandolo fino a poco prima della morte.
Sebbene al Nicola, che era un tipo ordinato e preciso, fare il militare piacesse, si trovò benissimo anche nei panni di principe, anche se mal sopportava la vita alla corte di Vienna.

Risolse brillantemente decidendo di ampliare la sua vecchia cascina di caccia a Fertőd fino a renderla una vera e propria reggia e, avendo molti soldi da spendere, si diede alle spese folli. Tra le più note c’è il fatto che, per onorare la visita di Maria Teresa presso il suo nuovo palazzo, fece lastricare col sale la strada dove sarebbe passato il corteo reale e, tenendo conto che al tempo il sale aveva prezzi davvero alti, fatevi due conti di quanto avesse speso!
All’incoronazione di Giuseppe II in molti dissero che i vestiti di Nicola, e quelli del suo seguito, era i più splendenti dopo quelli dell’Imperatore e non si fa fatica a crederci visto che lui si presentò con nientemeno che una giacca interamente tempestata di diamanti! Una roba che Cartier spostati!
Haydn se ne vuole andare via…
A queste stramberie aggiungete che amava la musica ed è probabilmente stato grazie al suo mecenatismo se oggi noi possiamo godere di così tante composizioni di Haydn, perché il compositore fu il suo maestro di cappella da quando il Nicola divenne principe fino alla sua morte e lo seguì in tutti i suoi spostamenti, componendo per lui molti pezzi per lo strumento che amava suonare, la oggi sconosciuta viola di bordone.
Di certo sappiamo che Nicola, dopo un inizio difficile con il suo compositore, fece di tutto per renderlo felice e per dargli modo di creare, accettando anche di tenere a libro paga una soprano mediocre come Luigia Polzelli, solo perché era l’amante di Haydn.

Nicola poi tentò anche un approccio come scrittore, componendo il libretto per “La marchesa Nespola” che Haydn musicò per lui, anche se in realtà l’opera più apprezzata alla corte di Eszterházy fu “Armida” che venne replicata per ben cinquantaquattro volte tra il 1784 e il 1788.
Moltissime opere di Haydn in realtà furono messe in scena per la prima volta proprio in questo palazzo, anche se spesso nella storia della musica non se ne tiene conto e viene invece segnata, come prima rappresentazione, quella in un teatro pubblico.
Rimase però celebre il concerto della sinfonia n. 45, dalla cui storia tutti possono comprendere che fu suonata per la prima volta nel palazzo Eszterházy.
Dovete sapere, infatti, che sebbene il palazzo fosse una residenza estiva, Nicola amava questo luogo e rimandava sempre, il più a lungo possibile, il ritorno alla corte di Vienna che odiava. Nel 1772 rimandò la partenza così a lungo che arrivò a passare ben dieci mesi nel palazzo, insieme ovviamente a tutta la sua corte, musicisti compresi. I musicisti però avevano le famiglie a Vienna e la prolungata assenza dalla città li stava innervosendo.



Forse aveva qualcosa a che fare con il loro stato d’animo anche il fatto che la reggia si trovasse in una campagna desolata, che non aveva molto da offrire: non c’era una bettola decente in cui andare a bere fino allo sfinimento e di pel di figa non se ne parlava proprio. Gli unici intrattenimenti erano le serate organizzate dal principe, durante le quali i musicisti dovevano, ovviamente, lavorare!
Sfiniti da questa assenza di divertimenti andarono da Haydn, in qualità maestro di cappella, chiedendogli di intercedere per loro presso il Nicola.
Haydn, che evidentemente conosceva bene il suo pollo, non disse nulla a Nicola ma compose la sua sinfonia n. 45, che prevedeva, sul finale, che ogni musicista smettesse di suonare, spegnesse la candela sul suo leggio e si allontanasse dal palco, concludendo il concerto con solo due violini di cui uno suonato dallo stesso Haydn. E’ per questo motivo che questo pezzo viene chiamato anche “sinfonia degli addii”.
La storia si concluse con un lieto fine perché Nicola, compreso il punto, il giorno seguente fece chiudere il palazzo e riportò la corte a Vienna.
La Madonna Esterházy di Raffaello
Come avrete capito dal fatto che qui si tenevano opere e concerti, nel palazzo era presente sia un teatro che una sala da musica. Il primo purtroppo andò distrutto in un incendio molto tempo dopo la morte di Nicola mentre la seconda, perfettamente restaurata, si trova al primo piano del palazzo e, oltre a essere visitabile, viene spesso usata per ospitare concerti. Nel parco del palazzo è anche presente una statua di Haydn a ricordo del fatto che il compositore produsse qui una grossa fetta delle sue opere.
Un altro vezzo di Nicola, oltre alla musica, era l’arte. Era un appassionato collezionista di grandi opere e il pezzo più famoso della sua galleria era un dipinto di Raffaello noto appunto come “Madonna Esterházy”. La sua collezione divenne in seguito il nucleo centrale della galleria nazionale di Budapest e, oggigiorno, è là che la si può ammirare.
Tornando invece a questo palazzo, Nicola per costruirlo, e per mantenere il suo stravagante stile di vita, si indebitò parecchio e i suoi eredi si videro costretti a lasciarlo in stato di abbandono, dopo la sua morte, per mancanza di fondi.
Nel corso dei secoli il palazzo Esterházy ebbe destinazioni diverse e ancora oggi una parte ospita una scuola di agraria ma, nel 2016, l’Unione Europea stanziò circa dieci milioni di euro per il suo recupero e restauro e oggi sono visitabili diverse sale.

Il restauro di queste parti è stato così accurato da aver ottenuto anche diversi premi ma è solo una piccola parte di questa immensa reggia di 126 stanze ad essere già stata recuperata, perché i lavori sono ancora in corso.
Se dobbiamo esprimere un giudizio finale sulla visita, possiamo dire che se volete vedere la reggia e non siete particolarmente appassionati di musica tanto da voler partecipare ad alcuni dei frequenti concerti, allora vi conviene aspettare ancora qualche anno, nella speranza che nel frattempo una parte più grande degli ambienti diventi visitabile.
Informazioni pratiche:
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L’Ungheria mi manca ancora da visitare e questo palazzo è incredibile, proprio il luogo che piace visitare a noi durante i viaggi!
Per quanto sia bellissimo considerala una tappa tra A e B perchè la parte visitabile è piccola e nel paesino non c’è molto altro da vedere!
Conoscevo Fertod ma non avevo mai avuto il piacere di conoscere questa figura così eccentrica del Principe Nicola! Di sicuro un uomo particolare, altezzoso e orgoglioso ma che ha reso questo luogo un vero gioiello da ammirare: io poi amo la storia e i palazzi, ragione in più per organizzare qui una visita (e la partecipazione a un concerto di musica classica)
La sala da concerti nel palazzo è davvero bellissima e, se organizzaranno qui qualcuno degli eventi musicali che seguo, di certo ci torneremo… ma fra qualche anno perchè spero davvero che nel frattempo vengano aperte nuove sale!
Articolo davvero molto interessante, un argomento che non conoscevo assolutamente! Molto brava.
Haydn non è esattamente uno dei miei compositori preferiti ma la storia in sé era interessante! 🙂